19 NOVEMBRE 1930

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19 novembre 1930

 

 

Vorrei sollevare la questione se la differenza tra lo sciamano

e il santo non possa riferirsi al rapporto con l’anima, vale a

dire che il potere dello sciamano viene dall’accettazione del

principio dell’anima quale spirito del suo métier, mentre il

santo esclude rigidamente l’anima, sebbene entrambi siano

di fatto determinati da essa.

E non è forse lo sforzo di escludere il rapporto con l’anima

che costringe il santo nel suo atteggiamento di isolato

assolutismo, laddove lo sciamano, il cui métier affonda 

le radici nel rapporto con l’anima, è essenzialmente un

personaggio sociale e relazionale?

 

19 novembre 1930

 

Queste parole pongono l’intera questione nella giusta luce.

Il santo è un prodotto della differenziazione sociale e civilizzata,

mentre lo stregone è un prodotto della natura.

Il dottor Baynes lo attribuisce all’anima, ma l’anima è natura,

e lo stregone primitivo è avviluppato dall’inconscio, ne è parte,

l’inconscio funziona per suo tramite.

Mentre il santo si innalza al di sopra dell’incoscio, respinge l’

incoscio. Questo è il modo in cui è possibile esprimere questo

concetto, ma naturalmente si può andare oltre e affermare che

il santo risponde pienamente all’incoscio.

E’ paradossale, ma questa è la natura dell’incoscio.

Da un lato l’incoscio non è altro che natura, e dall’altro è il 

superamento della natura; è un ‘sì’ e un ‘no’ in sé, è due cose

in una. E’ per questo motivo che non capiremo mai che cosa

sia davvero l’incoscio, così come non capiremo mai che cosa

sia il mondo, perché ‘è’ e ‘non è’.

L’essere giunti a una tale antinomia denota che abbiamo raggiunto

il limite estremo delle nostre facoltà di ragionamento. Stiamo

battendo la testa contro un muro, ma il muro non cederà, per

quanto forte ci possiamo provare.

Questa è l’antinomia della ragion pura: si arriva al punto in cui

si deve dire: ‘è’ e ‘non è’.

Perciò il santo è una produzione dell’incoscio pur essendone

il superamento.

E’ possibile vederlo molto chiaramente nella psicologia del 

santo buddhista; ogni sua parola e ogni sua azione sono un

superamento dell’inconscio, un superamento dell’illusione. 

L’inconscio è illusione ed egli è in uno stato che va oltre l’

illusione.

Anche il santo cristiano sottomette l’incoscio e lo supera; ai

suoi occhi l’inconscio è il diavolo ed egli vince il diavolo.

Mentre lo stregone primitivo è, essenzialmente, il potere

dell’illusione, egli stesso è nel contempo oggetto del potere

dell’immaginazione e dell’illusione ed è creato per addentrarvisi.

Pertanto la maggior parte degli sciamani primitivi sono una

sorta di medium; cadono in uno stato di trance e vi si compenetrano,

il che significa, naturalmente, la totale sconfitta dell’individualità

umana in rapporto al potere dell’incoscio.

Ma è pur vero che anche il santo, incosciamente, è pressoché 

costretto dall’inconscio. Quando sapete ciò che il santo veramente

cerca e analizzate con attenzione il simbolismo nel quale egli 

crede, vedrete che si tratta nuovamente dell’incoscio che cerca

di superare se stesso.

(C. G. Jung, Visioni)

 

 

19 novembre 1930

        

19 NOVEMBRE 1930ultima modifica: 2011-11-17T22:00:00+01:00da giuliano106
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