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Alla missione di Madre Teresa c’erano almeno cento bambini ritardati.
Fummo accolti da un uomo anziano, Ananda Ralla Ram, che prima di
dedicarsi alle opere di carità aveva fatto l’avvocato.
Applicò il proprio spirito giuridico al caso di Shamdev e mise sotto
torchio il ‘thakur’. Tentammo di analizzare la storia da ogni angolo,
sforzandoci di scoprire un errore o una contraddizione.
Le risposte del ‘thukur’ furono sempre coerenti.
Quando le suore condussero il ragazzo nella stanza, lo vedemmo
sostare titubante sulla soglia e strizzare gli occhi per vedere chi c’-
era.
Poi, riconosciuto il suo vecchio amico, spiccò un salto, gli si gettò
al colle e sorrise.
Io lo osservai per circa due ore.
Non successe granché.
Allungò un ceffone a un bambino, emise i suoi barbotii, fece un segno
che significava ‘gallina’, accennò qualche volta al cielo roteando il di-
to indice come per descrivere il sole o la luna. I calli erano spariti, ma
sui ginocchi si poteva vedere il tessuto cicatriziale.
Aveva cicatrici ai lati della testa: prodotte dalla lupa, secondo il ‘thakur’,
quando lo tirava su con i denti.
Il ‘thakur’ uscì dalla missione con me.
Si era caricato per fare una scenata, ma i sorrisi risoluti delle suore lo
avevano ammansito.
Domandò, in tono sottomesso, se poteva tornare.
Quando venne il momento dei saluti, mi parve molto turbato.
Shamdev lo era altrettanto, e i due si abbracciarono a lungo.
La scoperta di un autentico bambino-lupo avrebbe una immensa
importanza per gli studiosi del comportamento umano e animale.
Ma benché avessi la sensazione che Narsing Bahadur Singh diceva
la verità, dimostrarlo era tutt’altra cosa.
(Bruce Chatwin, Che ci faccio qui?)