CONVERSAZIONE AL LUME DI CANDELA (Eremiti nella taiga) (5)

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Ecco come cominciò!

Alle incongruenze ci si era ormai abituati; le correzioni invece stridevano

all’orecchio e pareva minassero la fede stessa. Le correzioni si scontrarono

con una seria opposizione, che per giunta si manifestò in tutti gli strati dei

fedeli, dalle gerarchie ecclesiastiche ai boiari e ai principi e perfino ai popi,

ai contadini e ai ‘folli in Cristo’.

‘Hanno attentato alla vecchia fede!’

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Questo era il grido dell’opposizione!

Divergenze che dal punto di vista di noi contemporanei paiono ridicole

suscitarono accese proteste. Attenendosi ai nuovi libri, Nikon affermava

che le processioni intorno alla chiesa dovevano svolgersi non seguendo il

corso del sole, ma in direzione opposta; la parola alleluia andava intonata

non due, ma tre volte; gli inchini andavano compiuti non fino a terra, ma

fino alla cintola; non bisognava farsi il segno di croce con due, ma con tre dita,

come fanno i greci.

Come vediamo, la disputa non verteva intorno alla fede, ma solo intorno ai

riti liturgici, ad alcuni dettagli separati e secondari del rito. Ma il fanatismo

religioso e l’attaccamento ai dogmi non conoscono limiti, e l’intera Russia

entrò in agitazione.

C’era forse altro che formentava il fanatismo dell’opposizione?

La riforma di Nikon coincideva con l’asservimento definitivo dei contadini,

e nella coscienza popolare le innovazioni fecero tutt’uno con la perdita delle

ultime libertà e della ‘santa antichità’. Sempre in questo periodo la Russia

boiara e feudale paventava le novità giunte dall’Europa, mentre lo zar

Aleksej Michajlovic, vedendo come la vecchia Russia incespicasse nei

lunghi orli dei suoi caffettani, non sbarrava loro l’ingresso. Nemmeno

gli ecclesiastici vedevano di buon occhio la riforma di Nikon, in cui

avvertivano la mano ferma di uno zar teso a rendere la Chiesa una

serva obbediente alla sua volontà.

In breve, molti erano contrari a ‘farsi il segno di croce a tre dita’.

Iniziarono i disordini noti sotto il nome di raskol.

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Nello scisma russo due sono i personaggi di spicco: da una parte il

patriaraca Nikon, dall’altra l’arciprete Avvakum.

E’ degno di nota che il secondo è di umile origine, anche se Nikon era figlio

di un contadino. Avvakum era figlio di un semplice pope. Entrambi,

coincidenza stupefacente, erano nati nella stessa regione. Nikon era nato

nel villaggio di Vel’demanovo, nei pressi di Niznij Novgorod, Avvakum nel

villaggio di Grigorovo, a pochi chilometri dall’altro. Non si può escludere che

nell’infanzia e nella giovinezza i due si fossero incontrati, senza sospettare

che sarebbero poi divenuti nemici.

E che nemici!

Sia Nikon che Avvakum erano persone molto dotate.

Ma sottraiamoci alla tentazione di dire di più di personaggi così interessanti

come Avvakum e Nikon, perché il nostro viaggio sull’Abakan ne sarebbe

troppo ritardato.

Fermiamoci solo un attimo sulla boiarina che percorre Mosca seduta su una

slitta.

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Karp Osipovic non sapeva chi fosse questa boiarina Morozova.

Eppure, senza ombra di dubbio, è una sua sorella nel fanatismo e nella volontà

di allontanare qualsiasi cosa pur di non ‘segnarsi con le tre dita’. Amica della

prima moglie dello zar Aleksej Michajlovic, la giovane vedova Feodos’ja

Prokof’evana Morozova era molto ricca (8000 anime, montagne di beni,

allevamenti, cavalli, pascoli di pecore, una carrozza dorata fatta fare

dagli artigiani tedeschi, servi, insegnanti, medici….). Casa sua divenne il

centro moscovita dello scisma.

Dopo averla sopportata a lungo lo zar disse infine:

Uno di noi dovrà cedere!

(V. Peskov, Eremiti nella taiga)

un umile intervento in:

orrore-senza-fine-lettera-aperta-al-direttore-del-parco-monti-sibillini-1

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