CANTICO DEI DROGATI

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Ho licenziato Dio

gettato via un amore

per costruirmi il vuoto

nell’anima e nel cuore.

 

Le parole che dico

non han più forma né accento

si trasformano i suoni

in un sordo lamento.

 

Mentre fra gli altri nudi

io striscio verso un fuoco

che illumina i fantasmi

di questo osceno gioco.

 

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

 

Chi mi riparlerà

di domani luminosi

dove i muti canteranno

e taceranno i noiosi

 

quando riascolterò

il vento tra le foglie

sussurrare i silenzi

che la sera raccoglie.

 

Io che non vedo più

che folletti di vetro

che mi spiano davanti

che mi ridono dietro.

 

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

 

Perché non han fatto

delle grandi pattumiere

per i giorni già usati

per queste ed altre sere.

 

E chi, chi sarà mai

il buttafuori del sole

chi lo spinge ogni giorno

sulla scena alle prime ore.

 

E soprattutto chi

e perché mi ha messo al mondo

dove vivo la mia morte

con un anticipo tremendo?

 

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

 

Quando scadrà l’affitto

di questo corpo idiota

allora avrò il mio premioi

come una buona nota.

 

Mi citeran di monito

a chi crede sia bello

giocherellare a palla

con il proprio cervello.

 

Cercando di lanciarlo

oltre il confine stabilito

che qualcuno ha tracciato

ai bordi dell’infinito.

 

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

 

Tu che m’ascolti insegnami

un alfabeto che sia

differente da quello

della mia vigliaccheria.

(Fabrizio De André, Il cantico dei drogati)

 

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CANTICO DEI DROGATIultima modifica: 2011-04-09T00:05:00+02:00da giuliano106
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