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Lupi mannari in:
L’ortodossia cattolico-romana è connotato costante e indiscutibile del
francescanesimo fin dai suoi inizi. E’ opinione più volte ripetuta dagli
studiosi di francescanesimo che il primitivo gruppo minoritico fosse
molto simile ai gruppi ereticali contemporanei: lo confermerebbero alcuni
accenni presenti nella Chronica fratris Iordani, interpretati in tal senso.
Checché se ne sia pensato o si continui a pensare, la testimonianza del
cronista Giordano di Giano non consente affatto di affermare che i
Minori siano stati accumunati agli eretici per il loro ‘aspetto esterno e
per la loro concezione di vita’.
Il sospetto di eresia li colpì a causa della totale impreparazione ad
affrontare attività di apostolato al di là delle Alpi. Ma vediamo quanto
riferisce un cronista umbro:
I frati che giunsero in Francia, interrogati se fossero Albigesi, risposero
di sì non capendo che cosa fossero gli Albigesi, né sapendo che fossero
eretici, e così furono reputati quasi eretici. Invero il vescovo e i maestri
di Parigi, alla fine, dopo aver letto attentamente la Regola e, trovandola
evangelica e cattolica, consultarono sulla questione papa Onorio. Questi,
con le sue lettere, dichiarò la loro Regola autentica, perché approvata dalla
sede apostolica, e i frati figli speciali della chiesa romana e veri cattolici;
e così li liberò dal sospetto di eresia.
Allorché i primi Minori passarono in terra di Francia, suscitarono
curiosità. Fu loro chiesto se fossero Albigesi ed essi risposero
affermativamente poiché non sapevano chi gli Albigesi fossero,
né che fossero eterodossi. Il sospetto d’eresia venne subito meno
non appena il vescovo e maestri parigini analizzarono la Regola,
trovandola conforme, consultato in seguito papa Onorio III,
ricevettero conferma che si trattava di frati speciali figli ecclesiatici
e veri cattolici.
L’ingenuo ed entusiatico fervore dei Minori ai loro primi tentativi di
affrontare nuove aree e nuovi ambienti di missione, suscita iniziali
difficoltà e diffidenze ovvie nei confronti di estranei, e in un momento
(circa gli anni 1217/1220) in cui la cristianità convergente nel papato è
stata da parecchi anni mobilitata contro gli eretici.
Difficoltà e diffidenze non mancarono anche nella penisola italiana,
dove per altro i Minori mai furono sospettati di eresia. Nella Legenda
trium sociorum, in cui maggiormente si evidenziano gli stentati inizi
della fraternitas, i frati sono giudicati ‘stulti vel ebrii’, ‘insensati et stulti’.
Suscitano reazioni di infastidita sorpresa.
Sono oggetto di scherno e di violenza.
Mai sono considerati e trattati come eretici. Né è da credere che ciò
risulti da processi di rimozione o di censura in chi scriveva o chi
narrava, al fine di presentare una vicenda ‘totalmente ortodossa’,
quando pensiamo che anche le più antiche testimonianze provenienti
da persone estranee dell’Ordine minoritico mostrano – le une con maggiore
e le altre con minore simpatia – i seguaci di Francesco in una luce di
completa e coerente fedeltà cattolico-romana.
Si pensi quale esempio al Chronicon del premonstratense Burcardo di
Ursperg:
In quel tempo – il mondo già dava segni di senescenza –
nella chiesa, quali aquile per rinnovarne la gioventù,
sorsero due ordini religiosi, i frati Minori e Predicatori,
approvati dalla sede apostolica. Tali ordini religiosi
furono approvati probabilmente per questa circostanza,
cioè perché perduravano due sette, sorte in precedenza
in Italia, che si definiscono l’una degli Umiliati, l’altra
dei Poveri di Lione: papa Lucio aveva inserito entrambe
fra gli eretici, poiché in esse si individuavano dottrine e
comportamenti deviati. Nelle predicazioni occulte, che
tenevano per lo più in luoghi nascosti, screditavano la
chiesa di Dio e il sacerdozio. Vedemmo in quel tempo
presso la sede apostolica un gruppo di Poveri di Lione
con il loro magister di nome, come credo, Bernardo:
costoro chiedevano che la sede apostolica confermasse
e dotasse di privilegi la loro setta, sulla base del fatto
che essi conducevano la vita degli apostoli, non volevano
possedere alcunché né avere un luogo fisso e sicuro;
giravano per villaggi e castelli. Ma il papa sollevò obiezioni
circa alcuni comportamenti devianti nel loro modo di
vita: portavano cioè calzari aperti sopra il piede e se
andavano in giro quasi a piedi nudi. Inoltre, benché
portassero certe cappe, quasi fossero membri di un
ordine religioso, avevano un taglio di capelli non
diverso da quello dei laici. Nel loro gruppo appariva
anche riprovevole che gli uomini e donne insieme
andassero per via e per lo più rimanessero insieme
in una stessa casa, e di loro si diceva che talvolta
riposassero insieme nello stesso letto. Tuttavia essi
affermavano che tali comportamenti discendevano
dagli apostoli. Il papa confermò invece un altro gruppo,
sorto al posto loro, i cui membri si chiamavano Poveri
Minori, i quali rifiutavano i precetti e predetti comportamenti
devianti e riprovevoli: a piedi completamente scalzi,
sia in estate sia in inverno, camminavano e non accettavano
denaro né altra cosa oltre allo stretto indispensabile per il
sostentamento, anche quando qualcuno spontaneamente
offriva loro la veste pur necessaria. Non chiedevano infatti
alcunché da alcuno. Costoro tuttavia, in seguito considerando
che il nome di eccessiva povertà comportava vanagloria e che
del nome della povertà, sostenendolo invano, molti presso
Dio se ne gloriano ancora più invano, preferivano chiamarsi
piuttosto che Minori Poveri, Minori frati totalmente obbedienti
alla sede apostolica.
(……)