DANTE L’ERETICO (sotto’ l velame) (4)

Precedente capitolo:

dante-l-eretico-3.html

Natura e non solo in:

l-uomo-e-la-natura-17.html

l-uomo-e-la-natura-18.html

dialoghiconpietroautier.myblog.it

giulianolazzari1bis.jpg

 

Sul realismo della Commedia sono state scritte pagine mirabili.

Ma ciò di cui non venivo a capo era il fatto che, al di là dei riferimenti

a fatti e personaggi storici che il poeta dissemina nelle tre cantiche, al

di là del significato reale tra simboli e allegorie essi assumono all’interno

della struttura del poema, l’unico a non essere mai stato realisticamente

definito alla lettera è proprio questo Dante pellegrino.

Come sa anche il più pigro dei liceali, si parla di un Dante auctor che nel

poema rappresenta se stesso come viator nei tre regni: diviso tra il presente

della scrittura come autore e il passato del Viaggio compiuto in qualità di

pellegrino, il poeta ripercorre nella memoria la sua discesa agli inferi e la

sua salita al cielo.

Anche alla luce di tali indicazioni, il volto di Dante che cercavo di svelare

non si profilava se non come figura sdoppiata, come un affascinante ma

complesso gioco di rimandi tra la vita reale del poeta e l’esperienza visionaria

del suo Viaggio.

mappa_percorso_dante.jpg

Nella Commedia, infatti, è facile comprendere riferimenti a luoghi e personaggi

reali quando è lo stesso Dante a fornire le coordinate per un corretto riconoscimento.

Quando per esempio, al termine del canto IX dell’Inferno, deve raffigurare le

tombe degli eretici nella città di Dite, il poeta si premura di farci comprendere la

natura del luogo attraverso una similitudine di carattere geografico ben precisa,

tratteggiando le arche della necropoli romana della città di Arles in Provenza.

03.jpg

Ma dove luoghi e personaggi sono descritti attraverso immagini allegoricamente

e simbolicamente velate – si pensi anche solo alla divina foresta e alla sacra

processione narrate negli ultimi canti del Purgatorio – la critica si limita a proiettare

le figure della narrazione in una visionarietà mistica e teologica che, per quanto

poeticamente alta, pare non avere alcun riferimento alla realtà.

Perché questa incoerenza?

Perché la descrizione poetica delle tombe degli eretici nel sesto cerchio infernale

dovrebbe avere un suo corrispettivo reale in un luogo che il poeta stesso ha

probabilmente visitato, mentre invece la divina foresta purgatoriale dovrebbe

essere un puro luogo mentale?

Perché dietro le immagini allegorico-mistiche non si dovrebbero nascondere

analoghi riferimenti a una precisa realtà che, come le tombe di Arles, fornisce

gli spunti dell’ispirazione poetica?

Ero certo che, scomponendo le immagini più strettamente allegoriche presenti

nella Commedia, avrei potuto individuare, dietro il velo della visione, tracce

reali di quel senso letterale che non poteva essere presente nel poema

solo a onde intermittenti e in misura discontinua, ma – come ben mi aveva

insegnato la lettera a Cangrande – in una omogenea e coerente compresenza

di significati.

Del resto, ancora una volta, era Dante stesso ad avvertirmi dell’ardua impresa

di una lettura che non poteva essere condotta attraverso un unico filtro

interpretativo.

In uno dei più famosi appelli al lettore che il poeta spesso dissemina nel

poema, l’invito mi parve del tutto esplicito:

 

O voi ch’avete li ‘ intelletti sani,

mirate la dottrina che s’ asconde

sotto ‘l velame de li versi strani.

(Inferno IX)

 

Consultando qualsiasi edizione critica del testo, la parafrasi di questi versi

suona più o meno così:

 

O voi che siete capaci

di comprendere la verità,

ammirate il senso allegorico

che si nasconde dietro il velo

dei versi che suonano misteriosi

ed enigmatici.

 

Provai a ribaltare completamente questo modo di interpretare: visto che i

versi che Dante ci invita a leggere risultano già di per sé allegoricamente

strani, perché avrebbe dovuto essere ancora il piano di un insegnamento

allegorico-morale a dover essere svelato?

Divina_sm.jpg

Non era forse più utile interpretare l’appello al lettore come un invito a

scoprire, oltre il velame delle stranezze allegoriche, anche il significato

letterale della realtà che dietro esso è significata, la realtà concreta della

dottrina che egli ci invita a conoscere?

Solo così, cercando di far luce sul rapporto tra la sostanza delle cose vedute

nel regno oltremondano e la realtà viva che dietro esse si cela – soprattutto

là dove il poeta sembra narrare la visione di luoghi e immagini mentali –

avrei forse potuto individuare itinerari e tappe del Viaggio narrato nei

versi della Commedia.

…Nella piena consapevolezza che si era di fronte a un mostro sacro

della letteratura di tutti i tempi, si trattava di dare inizio a una nuova

possibile ricerca all’interno del testo dantesco, operando alla lettura

secondo un metodo che, se era inedito e inusuale, avrebbe potuto dare

conferma dell’esistenza di un sottotesto che attraversa tutto il poema.

(..e quindi una nuova lettura dell’eresia…)

(Giannazza/Freguglia, I custodi del messaggio)

il viaggio.jpg

giulianolazzari.myblog.it

www.giulianolazzari.com

 

dialoghi con pietro autier.jpg

lazzari.myblog.it

www.giulianolazzari.com

 

storia di un eretico.jpg

pietroautier.myblog.it

storiadiuneretico.myblog.it

www.giulianolazzari.com

 

islanda2.jpg