IL LIMITE DI EINSTEIN (modello standard)

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Tutte queste scoperte suggeriscono che l’universo quand’era in

prossimità del big-bang, ossia quand’era caratterizzato da una

concentrazione di energia estremamente elevata, si trovava in

uno stato molto diverso non solo da quello attuale, ma forse

anche dallo stato previsto dal ‘modello standard’.

Oltre ad essere certamente più caldo, più denso e più curvo di

adesso, probabilmente era anche multidimensionale, popolato

di oggetti esotici come stringhe e membrane, e governato da

forze e leggi di simmetria di cui oggi rimane solo un pallidissimo

ricordo indiretto.

In questo scenario più flessibile, e più ricco di ingredienti, risulta

allora possibile formulare dei modelli cosmologici per i quali non

esiste nessuna singolarità iniziale, e che si possono estendere all’

indietro nel tempo anche all’infinito. 

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In questi modelli l’universo può dunque tranquillamente esistere,

ed attraversare una lunghissima ‘preistoria’, anche prima del big-bang

vero e proprio, ossia dell’esplosione che dà origine alla materia nella

forma che oggi osserviamo.

Tale esplosione rimane, e segna una tappa certamente molto importante

dell’evoluzione cosmologica, senza rappresentare però l’origine

dello spazio, del tempo, e dell’universo stesso…ed anche dell’antemateria,

accennata.

La teoria della ‘relatività generale’, prevede che lo spazio e il tempo

si incurvino in modo proporzionale alla densità d’energia presente.

Se tale teoria viene applicata ad un universo in espansione, come il

nostro, essa ci porta ad un modello cosmologico nel quale la

curvatura dell’universo varia nel tempo, seguendo l’andamento

della densità e della temperatura.

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La relatività generale, ci dice che in passato, quando l’universo era

molto più piccolo e più concentrato, era più caldo, più denso e

più curvo di oggi.

Più andiamo indietro nel tempo, e più la densità, la temperatura e

la curvatura dell’universo crescono senza limiti, fino a raggiungere,

in un tempo molto lungo (ma non infinito), uno stato ‘singolare’,

infinitamente denso, caldo, e curvo.

La conclusione che questo stato rappresenti la nascita dell’universo

è suggerita dal fatto che le equazioni della relatività generale non

hanno più senso in presenza della singolarità né, tanto meno, possono

essere estese per tempi precedenti.

In altri termini, le soluzioni di tali equazioni descrivono uno spazio-

tempo ‘incompleto’, che non si estende fino all’infinito, ma che

presenta un’confine’ invalicabile che può essere raggiunto da un

osservatore in un intervallo finito di tempo.

E’ dunque la relatività generale stessa, in un contesto cosmologico,

che porta inevitabilmente alla singolarità iniziale, e che suggerisce

l’idea del big-bang come istante di nascita ed origine dell’universo.

(Pur rimanendo un genio indubbio della fisica e della matematica,

appare inevitabile il limite della sua teoria, ma senza il suo limite non 

potremmo ottenere i progressi negli ambiti di ricerca prefissati…)

 

 

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