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…Tanja scambiò uno sguardo ansioso col padre e disse con la voce
d’una colpevole:
– Tu stesso noti che il latte ti giova.
– Sì mi giova molto! sogghignò Kovrin.
– Mi congratulo con voi: da venerdì il mio peso è cresciuto di una libbra.
Si serrò forte la testa con le mani e disse con angoscia:
– Perché, perché mi avete curato?
– I preparati al bromuro, i bagni caldi, l’ozio, la sorveglianza, un pusillanime
terrore per ogni mio sorriso per ogni mio sorso, per ogni mio passo, tutto ciò
alla fin fine mi condurrà all’idiozia.
– Io stavo diventando pazzo, avevo la mania di grandezza, ma in cambio ero
allegro e perfino felice, ero interessante ed originale. Adesso son diventato più
ragionevole e più posato, ma in cambio sono come tutti: sono un mediocre e
mi è noioso vivere….
– Oh, come avete agito crudelmente con me!
– Avevo delle allucinazioni, ma a chi davo fastidio?
– Io domando: a chi davo fastidio!?
– Dio sa quello che dici! sospirò Egor Semjonyc.
– E’ triste perfino ascoltare.
– E voi non ascoltate.
La presenza della gente, specie di Egor Semjonyc, ormai irritava Kovrin, che
egli rispondeva in modo asciutto, freddo e finanche villano e non lo guardava
se non con aria e con odio, mentre Egor Semjonyc si turbava e tossicchiava col
fare di un colpevole, sebbene non sentisse di aver colpa alcuna.
Non comprendendo per qual ragione si fossero così bruscamente mutati i loro
gentili e bonari rapporti, Tanja si stringeva al padre e gli getteva occhiate ansiose
negli occhi; voleva capire e non poteva, e per lei era chiaro soltanto che i rapporti
diventavano ogni giorno peggiori, che il padre negli ultimi tempi era fortemente
invecchiato, mentre il marito si era fatto irritabile, capriccioso, attaccabrighe e
poco interessante. Ella non poteva più ridire e cantare, a pranzo non mangiava
nulla, non dormiva per nottate intere, aspettandosi qualcosa di terribile, e
si era sfinita tanto che una volta rimase svenuta da pranzo fino a sera.
– Quanto fortunati eran Budda e Maometto o Shakespeare, che i loro buoni
parenti e i dottori non li curassero contro l’estasi e l’ispirazione!
disse Kovrin.
– Se Maometto avesse preso del bromuro di potassio per i nervi, avesse
lavorato solo due ore su ventiquattro e bevuto latte, dopo la morte di quell’
uomo straordinario sarebbe rimasto così poco come dopo la morte del suo
cane.
– I dottori e i buoni parenti alla fin fine faranno sì che l’umanità diventerà
ottusa, che la mediocrità passerà per genio e la civiltà perirà.
– Se sapeste, disse Kovrin con dispetto,
– come vi sono riconoscente!
(Anton Cechov, Il monaco nero)