UN DIALOGO: IVAN DMITRIC (2)

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– E’ arrivato il dottore! gridò, scoppiando in una risata.

– Finalmente!

– Signori, rallegramenti, il dottore ci degna di una visita!

– Maledetta canaglia!

sibilò e, in un raptus di violenza che nessuno aveva mai visto prima, pestò

un piede sul pavimento.

– Ammazzarla, bisogna, questa canaglia! No, ammazzarla è poco. Affogarla

nella latrina!

Andrej Efimyic, udito l’urlo, si affacciò dall’ingresso e chiese gentilmente:

– Perché?

– Perché?

gridò Ivan Dmitric, avvicinandosi a lui con aria minacciosa e avvolgendosi

convulsamente nella vestaglia.

– Perché? Ladro!

pronunciò questa parola con tono disgustato, atteggiando le labbra come

volesse sputare.

– Ciarlatano! Boia!

– Si calmi, disse Andrej Efimyic, sorridendo con aria colpevole.

– Le assicuro che non ho mai rubato nulla, per il resto forse lei esagera.

– Vedo che ce l’ha con me. Si calmi, la prego, se può, e mi dica con calma

perché ce l’ha con me.

– Perché mi tiene chiuso qui dentro?

– Perché è malato.

– Sì malato. Ma ci sono decine, centinaia di matti che vivono in libertà, perché

la sua ignoranza le impedisce di distinguerli dai sani. Perché allora io e

questi altri disgraziati dobbiamo star chiusi qui dentro a fare da capri espiatori

per tutti gli altri?

– Lei, l’infermiere capo, il sorvegliante e tutta la banda dell’ospedale, dal punto

di vista morale, siete mille volte peggio di ciascuno di noi: allora perché noi

siamo qui dentro e voi no?

– Dov’è la logica?

– La morale e la logica qui non c’entra. Tutto dipende dal caso. Chi è stato

ricoverato, sta dentro, chi non è stato ricoverato, sta fuori: ecco tutto.

– Il fatto che io sia dottore e lei malato di mente non dipende né dalla

morale né dalla logica, ma dal puro caso.

– Queste balordaggini non le capisco, rispose sordamente Ivan Dmitric e

si sedette sul suo letto.

Per l’agitazione si mise a camminare per la stanza e disse, abbassando il

tono:

– Quando sogno, mi appaiono dei fantasmi.

– Ricevo visite, sento delle voci, della musica, mi sembra di camminare per

i boschi, lungo la riva del mare, e ho così voglia di occuparmi di qualcosa

di interessarmi…

– Mi dica, fuori cosa c’è di nuovo? chiese Ivan Dmitric.

– Cosa c’è?

– Lei vuol sapere cosa c’è di nuovo in città o in generale?

– Bè, prima mi racconti della città, poi in generale.

– Che dire? In città è spaventosamente noioso….

– Non c’è nessuno con cui scambiare una parola, nessuno che valga la pena

di ascoltare.

– Gente nuova non ce n’è.

– Ma parliamo di lei (caro dottore…):

– In tutta la sua vita nessuno l’ha toccata nemmeno con un dito, né spaventato,

né picchiato: è sano come un toro. Il suo paparino ha teneramente allevato il

figliolo, lo ha fatto studiare: e appena laureato, lei si è preso una sinecura.

Più di vent’anni lei è vissuto in un appartamento pagato dallo stato, riscaldamento,

illuminazione, donna di servizio, col diritto di lavorare quanto le pare, anche

di non far niente. Lei per natura è pigro, fiacco, perciò ha organizzato la propria

vita in modo da non dover muoversi, non essere disturbato. Ha delegato tutto

all’infermiere capo e a quei farabutti dei suoi compari, e lei se ne sta in pace

al calduccio, si mette da parte un bel po’ di quattrini, leggiucchia i suoi

libercoli, si gode le sue sublimi meditazioni su eccelse stupidaggini e non

le dispiace ogni tanto di alzare il gomito.

In poche parole, lei non ha visto niente, conosce la realtà solo teoricamente.

Disprezza la sofferenza e non si stupisce di nulla per una ragione molto

semplice: la biblica vanità delle vanità, il disprezzo della vita, della sofferenza

e della morte, la comprensione, il bene supremo tutto ciò è pura filosofia,

adattissima a uno scansafatiche russo.

– Andrej Efimyic, quanti ne abbiamo oggi?

Ricevuta la risposta, Chobotov e il dottore biondo, con il tono della propria

incapacità, cominciarono a domandare ad Andrej Efimyic che giorno era

della settimana, quanti giorni ha un anno, e se era vero che nel reparto

n. 6 c’era uno straordinario profeta.

All’ultima domanda Andrej Efimyic rispose arrossendo:

– Sì, è malato, ma è una persona molto intelligente.

Non gli fecero altre domande.

(Anton Cechov, Il reparto n. 6)

 

 

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UN DIALOGO: IVAN DMITRIC (2)ultima modifica: 2011-10-18T06:00:00+02:00da giuliano106
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