LE MANI DEL MOSTRO (dedicato a tutti i mostri della storia)

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le mani del mostro

 

 

Nel novembre 1978 il matematico inglese John McKay stava

leggendo un articolo specialistico a casa sua a Montreal.

Egli lavorava a una branca della matematica chiamata teoria

dei gruppi, che si occupa dello studio della simmetria.

Si trattava di un ambito che negli ultimi tempi aveva prodotto

oggetti eccezionali in molte dimensioni, ma in quel momento

McKay si era preso una pausa dedicandosi alla lettura di un

articolo di teoria dei numeri, quella parte della matematica

(che attraversa menti assennate e non…) che ha che fare con

i numeri interi.

Tra le due aree non c’era alcuna connessione – o almeno

così pensava.

Il più grande fra gli oggetti eccezionali dotati di simmetria

era stato battezzato il Mostro.

Non era stato ancora costruito, ma un’attenta analisi dei dati

evidenziava come il Mostro – qualora fosse esistito – potesse

probabilmente essere visto in 196.883 dimensioni.

In quel momento, McKay stava leggendo di un oggetto

relativo alla teoria dei numeri e saltò fuori il numero 196.884.

Era stupefatto.

Ogni relazione con il Mostro sembrava assurda – i due oggetti

venivano da regioni della matematica del tutto differente – ma

sentì di doverlo dire a qualcuno, e così scrisse una lettera a

John Thompson, il grande guru della teoria dei gruppi.

Un’altra persona dopo aver ricevuto la lettera, avrebbe potuto

mettere da parte la coincidenza in quanto troppo speculativa

al di là delle capacità di comprensione, ma non Thompson.

Questi era un intellettuale coscenzioso e la prese sul serio.

Controllò con altri numeri – molto più grandi di 196.883 –

che deridevano il Mostro e li confrontò con quelli che

emergono, nella teoria dei numeri, dall’oggetto miracoloso

di cui stava leggendo McKay.

Thompson scoprì ulteriori coincidenze e si rese conto della

necessità di uno studio approfondito.

Come si passa dallo studio matematico della simmetria al

Mostro è una lunga storia, ma posso riassumerla in poche 

parole. La maggior parte dei mattoni elementari alla base

della simmetria appartiene a una fra molte sottofamiglie

infinite, che si combinano a formare famiglie più ampie.

Esistono però alcune eccezioni: 26 di tali mattoni elementari

non rientrano in alcuna di queste famiglie e il più grande di

essi è il Mostro.

Scoprire queste infinite sottofamiglie e individuare poi le 

eccezioni è una storia che ci porta dalla Francia del 1830 ai

trent’anni che seguono la Seconda guerra mondiale.

I matematici sono esploratori di un mondo astratto che tocca

il mondo reale in modi imprevedibili.

Più di vent’anni fa, quando il Mostro stava rivelando le sue

prime caratteristiche, un fisico di Princeton, Freman Dyson,

scriveva:

 

Ho una speranza meschina, non supportata da alcun fatto o

da alcuna evidenza sperimentale: che a un certo punto del

XXI secolo i fisici si imbattano nel gruppo del Mostro, incorporato,

in modi per certi versi inaspettati, nella struttura dell’universo.

Questo dà un’idea di quanto centrale sembri essere il Mostro. 

 

Il fatto che il Mostro abbia connessioni con altre parti della

matematica evidenzia come sotto ci sia qualcosa di grosso.

Nessuno capisce completamente di che cosa si tratti, ma legami

con la fisica delle particelle sono intriganti!

(M. Ronan, Il Mostro e la simmetria)

 

Buon Viaggio da: 

le mani del mostro

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le mani del mostro

  

UNA RIVOLUZIONE IN CAMPO LETTERARIO (2)

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una rivoluzione in campo letterario

 

 

Esaminando i dati relativi alla sua rosa di articoli, Redner scoprì

innanzitutto una verità piuttosto triste: ben 368.110 relazioni non

erano state menzionate nemmeno una volta, sicché le idee che

esponevano non avevano avuto la minima risonanza.

Studiando invece le relazioni che avevano destato più interesse,

trovò qualcosa di interessante.

Nel caso degli articoli citati più di cento volte, la distribuzione

delle citazioni seguiva una legge della potenza invariante di

scala: proprio quel che sarebbe stato logico aspettarsi se la rete

delle idee fosse stata organizzata nello stato critico come i modelli

del mucchietto di sabbia o della crosta terrestre.

Gli articoli che avevano molta risonanza erano ovviamente meno

numerosi di quelli che ne avevano poca.

Ma Redner scoprì che il rapporto tra numero di citazioni e frequenza

degli articoli era assai regolare: al raddoppiare delle prime, i

secondi diventavano otto volte più rari. Dunque non c’è un numero

tipico di citazioni per gli articoli scientifici e, per estensione,

nessuna dimensione tipica della riorganizzazione di idee cui qual-

sivoglia nuova teoria conduce.

Che cosa significa tutto questo?

Quando Kuhn osservò che le rivoluzioni potevano essere sia grandi

sia piccole e che le une e le altre avevano in sostanza lo stesso

carattere ‘eversivo’ rispetto al paradigma, non poté aggiungere

prove a sostegno della sua tesi.

Ma la legge della potenza individuata da Redner nel campo delle

citazioni è una sorta di legge di Gutenberg-Richter dei terremoti

scientifici e ci avverte che, in sostanza, non vi è reale distinzione

tra rivoluzioni piccole e grandi.

Assieme a questo importante concetto, la cruciale analisi di Kuhn

lascia pensare che, come la crosta terrestre e molti altri sistemi,

la struttura della conoscenza scientifica sia organizzata in uno 

stato critico.

Se le cose stessero davvero così, gli scienziati dovrebbero aspettarsi

l’inaspettato, perché la struttura delle idee sarebbe organizzata 

in maniera da consentire a una minima scoperta casuale di scatenare,

in qualsiasi momento e senza preavviso, una reazione a catena capace

di produrre una grande rivoluzione.

Prevedere simili rivoluzioni sarebbe impossibile, perché le

conseguenze finali di una nuova teoria dipenderebbero non tanto

dalla sua importanza intrinseca, quanto dal punto della rete di

idee in cui si trovasse a ‘cadere’.

(M. Buchanan, Ubiquità)

 

 

una rivoluzione in campo letterario

  

33 GIORNI ALLA CADUTA DEL MURO (9 novembre 1989) (2)

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33 giorni alla caduta del muro 2

 

 

Le due sentinelle girarono tutto intorno, si scostarono, parlarono di

nuovo; finalmente, quasi a malincuore, permisero che proseguisse

oltre la linea del settore Occidentale.

– Leamas, aspettate un uomo?,

domandò l’americano.

– Sì, un uomo.

Leamas sollevò il bavero della giacca e uscì nel gelido vento

d’ottobre.

Ripensò al gruppo. 

33 giorni alla caduta del muro 2

Lo si dimenticava nell’interno della baracca, quel gruppo di facce

perplesse.

La gente cambia, ma le espressioni sono le stesse, come la folla

inutile che si raduna quando c’è stato un incidente, nessuno sa

com’è accaduto, se bisogna o no rimuovere il cadavere.

Fumo o polvere galleggiavano nel raggio delle lampade ad arco,

un drappo in continuo movimento tra i due margini di luce.

Leamas si avvicinò all’automobile e domandò alla donna:

– Dov’è? 

33 giorni alla caduta del muro 2

– Sono venuti ed è scappato. Ha preso la bicicletta. Non potevano

sapere di me.

– Dov’è andato?

– Avevamo una camera vicino a Brandeburgo, sopra un’osteria.

Ci teneva un po’ di roba, denaro, documenti. Credo che sia andato

là. Poi verrà.

Ha detto che sarebbe venuto stanotte. Gli altri sono stati presi tutti, 

Paul, Vierek, Landser, Salomon. Non ha molto tempo.

Leamas la fissò per un momento in silenzio.

– Anche Landser?

– Ieri notte. 

33 giorni alla caduta del muro 2

Un poliziotto si fermò accanto a Leamas.

– Dovete spostarvi,

disse.

– E’ proibito ostruire il punto di attraversamento.

Leamas si voltò per metà.

– Và all’inferno, attorucolo di merda….

rimbeccò.

Il tedesco si irrigidì.

La donna disse:

– Salite. Vado oltre l’angolo.

Sedette accanto a lei e l’automobile proseguì lentamente fino alla

svolta.

– Non sapevo che avevate un’automobile,

disse Leamas.

– E’ di mio marito,

rispose la donna con indifferenza.

– Karl non vi ha mai detto che sono sposata vero?

Leamas tacque.

– Mio marito ed io lavoriamo in una fabbrica di materiale ottico. 

33 giorni alla caduta del muro 2

Ci lasciano passare per il lavoro. Karl vi ha detto soltanto il mio

nome da ragazza. Non voleva che avessi a che fare con….voi.

– Dov’è andato l’americano?,

domandò Leamas.

– Chi?

– Quello della CIA. L’uomo che è venuto con me.

– A letto,

rispose l’uomo più anziano e tutti risero.

(J. Le Carré, La spia che venne dal freddo)

 

 

33 giorni alla caduta del muro 2