LE FERITE

 le ferite

 

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le ferite

 

 

 

Trova il bicchiere e beve avidamente.

Poi sospira e mormora:

Mio Dio, mio Dio.

Parla di Dio? Ma Dio è assente, in vacanza, come ha detto la donna

del ghetto. Tutti avevano bisogno di Lui, tutti cercavano disperata-

mente un segno della Sua onnnipotenza.

Ma per questo soldato morente e per i suoi simili non c’è Dio. Lo ha

sostituito il Fuhrer. E il fatto che le loro atrocità restino impunite li

rafforza nella credenza che Dio è un’invenzione, un’odiosa invenzio-

ne degli ebrei. 

L’impunità li assolve da ogni responsabilità e li rafforza nella barbarie.

Non si stancano mai di ‘dimostrarlo’. E ora quest’uomo morente 

invoca Dio?

Per noi è davvero assente, anche se noi non Lo abbiamo bandito, pro-

vocato, schernito, umiliato, sfruttato, …truffato.

Credenti e atei vengono massacrati dalla stessa diabolica macchina

di sterminio, anche i bambini, che non hanno potuto diventare dei

peccatori.

Perché Dio ha abbandonato anche i bambini?

Perché non aiuta il piccolo Eli, che per la fame deve rubare le briciole

agli uccelli?

 

le ferite

 

– Le battaglie in Crimea durarono settimane. 

Subimmo gravi perdite.

Dappertutto nascevano cimiteri militari. Ho sentito dire che

sono ben curati. Su ogni tomba crescono fiori. Nel giardino

di mio zio ce n’erano tanti. 

Me ne stavo per delle ore sdraiato nell’erba a osservare le

loro corolle.

 

le ferite

 

Lo sa già, dunque, che avrà un girasole quando sarà nella

tomba. L’assassino possiederà qualche cosa anche nella

morte.

E io?

 

le ferite

 

– Ci avvicinammo a Taganrog, dove i russi si erano trincerati.

Noi stavamo di fronte a loro, a un centinaio di metri, tra le

colline. La loro artiglieria sparava ininterrottamente. Noi sta-

vamo accoccolati nelle nostre trincee e cercavamo di scacciare

la paura passandoci borracce piene di acquavite.

Aspettavamo il segnale dell’attacco. 

Quando finalmente venne, strisciammo fuori dalle trincee e

ci gettammo contro il nemico.

 

le ferite

 

Ma improvvisamente mi fermai, come impietrito.

Qualcosa veniva verso di me.

Le mie mani che tenevano il fucile con la baionetta inastata, 

si misero a tremare.

E allora vidi con terribile chiarezza la famiglia in fiamme, il

padre col bambino in braccio e dietro la madre – e mi veniva-

no incontro.

No, non sparerò su di loro una seconda volta, mi balenò nel-

la mente….E in quel momento accanto a me esplose una grana-

ta e perdetti i sensi.

Quando mi risvegliai all’ospedale, seppi che avevo perduto

la vista. Il mio viso è straziato e anche il torace ha sofferto.

Ho ferite dappertutto.

Un’infermiera mi ha detto che il medico mi ha estratto dal cor-

po un vaso intero di schegge. E’ un miracolo che sia ancora 

vivo – e del resto sono già morto…

(S. Wiesenthal, Il girasole)

 

 

 

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