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Nei primi anni dopo la grande guerra, i crittoanalisti conti-
nuarono a sorvegliare le comunicazioni tedesche, ma nel
1926 cominciarono a intercettare messaggi di cui non ve-
nivano a capo.
Era arrivato ‘Enigma’, e col diffondersi del congegno l’effi-
cienza della Stanza 40 nel raccogliere informazioni calò bru-
scamente.
Anche americani e francesi si cimentarono coi crittogrammi
‘Enigma’, ma senza alcun risultato, e dopo qualche mese de-
sistettero. Le comunicazioni cifrate erano diventate le più si-
cure del mondo.
La rapidità con cui i crittoanalisti alleati si diedero per vinti è
in netto contrasto con la perseveranza dimostrata fino a qual-
che anno prima.
Di fronte al pericolo di una disfatta militare, essi erano pronti
a lavorare giorno e notte per volgere in chiaro un solo messag-
gio.
Si direbbe che il timore della catastrofe fosse la loro più impor-
tante fonte di energia, una delle basi dei loro successi.
In modo analogo, era stata l’ansia a galvanizzare i crittoanalisti
francesi alla fine dell’Ottocento, di fronte alla crescente potenza
della Germania.
Ma all’indomani della Grande guerra gli Alleati non temevano
nessuno, per il momento, la potenza tedesca era solo un ricordo
e il predominio di America, Francia e Inghilterra era indiscusso.
Così, lo zelo crittoanalatico si spense e i decrittatori alleati dimi-
nuirono in numero e peggiorarono in qualità.
C’era però una nazione cui non era permesso rilassarsi.
Dopo Versailles, la Polonia aveva riconquistato l’indipendenza
ma temeva l’aggressività dei vicini. A est incombeva la Russia;
l’immenso Paese era ora governato dai comunisti, che sembra-
vano intenzionati a diffondere ovunque il sistema di vita insta-
urato nell’ex impero zarista.
A ovest, la Germania desiderava con tutte le forze recuperare i
territori che aveva dovuto cedere a Varsavia.
Stretti da due potenziali avversari, i polacchi erano affamati di
informazioni riservate e si affrettarono a munirsi di un ufficio
cifre, il ‘Biuro Szyfròw’.
Se la necessità è la madre delle invenzioni, il timore del nemico
è probabilmente il padre della crittoanalisi. L’efficienza del ‘Biu-
ro Szyfròw’ è dimostrata dai suoi successi durante il conflitto
russo-polacco del 1919-20. Nel solo agosto del 1920, quando i
sovietici raggiunsero i sobborghi di Varsavia, esso decifrò 400
messaggi.
Anche la sorveglianza delle comunicazioni tedesche fu assai
efficace, finché nel 1926, furono captati i primi crittogrammi di
‘Enigma’.
La sezione tedesca del ‘Biuro Szyfròw’ era comandata dal capita-
no Maksymiliam Ciezki, grande patriota cresciuto nella città di
Szamotuty, una culla del nazionalismo polacco.
Egli aveva accesso a una versione commerciale di ‘Enigma’, che
gli aveva svelato i princìpi costruttivi dell’invenzione di Scher-
bius.
Purtroppo la versione commerciale era molto diversa da quella
militare per quanto riguardava i circuiti degli scambiatori. Non
conoscendo questo particolare, Ciezki non aveva alcuna possi-
bilità di decifrare i messaggi delle forze armate germaniche.
Quella situazione di impotenza gli diventò così insopportabile,
che egli chiese aiuto a un chiaroveggente. Com’era da attender-
si, questi non fu in grado di fornire al ‘Biuro Szifròw’ il tipo di
illuminazione di cui aveva bisogno.
Fu invece un tedesco deluso, Hans-Thilo Scmidt, a far compa-
rire la prima crepa nel muro dei crittogrammi ‘Enigma’.
(prosegue…)