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L’oratore era così convincente sul podio, che la maggioranza
degli ascoltatori si sentiva disposta ad accettare per vera qual-
siasi apologia di quell’uomo, o quasi poiché non chiedeva di
meglio che potergli credere fino in fondo.
Gli uffici della propaganda nazista non tardarono a cogliere l’
occasione per approfittarne largamente.
Hitler stesso aveva fornito la piattaforma più adatta alle fanta-
siose costruzioni della propaganda. Fin dai primissimi tempi
della sua carriera politica s’era costantemente guardato dal di-
vulgare qualsiasi particolare sulla sua vita privata passata o
presente.
Anche per i suoi collaboratori più stretti egli era l’uomo del
mistero. Non c’erano episodi incresciosi, da cui sgomberare
il terreno prima di avviare il processo di costruzione del suo
mito. In effetti, più era fitta la cortina di segretezza sulla sua
vita personale, più curiosi diventavano i suoi seguaci.
Su un terreno totalmente fertile, non doveva esser difficile,
in seguito, edificare miti e leggende. La macchina della pro-
paganda nazista concentrò dunque tutti i suoi sforzi sul com-
pito di rappresentare Hitler come qualcosa di assolutamente
sovrumano.
Qualsiasi cosa egli faccia, viene descritta in termini tali da met-
terne in evidenza il carattere superlativo.
Se non mangia carne, se non beve alcolici, se non fuma, non
si pensi a qualche sorta di inibizione o di preoccupazione per
la sua salute: debolezza del genere non sono degne del Fuhrer.
Se ne astiene in quanto segue l’esempio del grande tedesco Ri-
chard Wagner, o perché ha accertato che la sua energia e la sua
resistenza ne escono rafforzate a un grado tale da consentirgli
di prodigarsi ancora più a fondo alla edificazione del nuovo
impero tedesco.
Queste virtù ascetiche stanno anche a indicare, secondo la pro-
paganda tedesca, come il Fuhrer sia un individuo dotato di tre-
menda forza di volontà e di autodisciplina.
Secondo Hanfstangl, è il dittatore stesso che alimenta tale opi-
nione, poiché quando qualcuno gli domanda come riesca a sa-
crificarsi così, invariabilmente risponde:
‘E’ una questione di volontà. Una volta deciso che non devo
fare una cosa, non la faccio. E una volta che la decisione è pre-
sa, è presa per sempre. Vi sembra così straordinario?’
La stessa cosa vale per il sesso.
Per quanto ne sanno i tedeschi, egli non ha una vita sessuale,
ma anche questo fatto è visto non come un’anomalia, bensì co-
me una grande virtù.
Il Fuhrer è al di sopra di queste debolezze umane, e von Wie-
gand ci assicura che ‘egli nutre un profondo disprezzo per gli
uomini che sono schiavi dell’attrazione sessuale fino al punto
di perdere testa’.
(Langer, Psicanalisi di Hitler)