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Quell’autunno, Peary ricevette una visita da Vilhjalmur Stefansson,
un antropologo islandese ventottenne di origini canadesi, tornato di
recente dalla sua prima spedizione; scopo del viaggio era stato quel-
lo di trovare un continente misterioso che si pensava fosse situato a
nord dell’Alaska.
Affondata la nave, non avevano fatto molti progressi in slitta – si erano
fermati ad appena 160 chilometri dallo Yukon, a nord, e avevano fatto
dietrofront.
Stefansson riferì a Peary di alcune voci che gli erano giunte in Alaska:
la gente del posto si era molto risentita davanti al comportamento dell’
outsider che affermava di aver conquistato la ‘loro’ montagna; dicevano
che era assolutamente impossibile che Cook avesse raggiunto la vetta.
Peary liquidò la notizia, considerandola un pettegolezzo maligno,
e disse all’antropologo di conoscere bene Cook, ‘un uomo d’onore’.
Poco tempo dopo, tuttavia, gli giunse un’altra voce che decise di
prendere seriamente. Si trattava di una notizia tremenda: l’ex colle-
ga, il medico che l’aveva accompagnato nelle prime spedizioni, si
trovava in posizione per sferrare un attacco al Polo; e la ‘Roosevelt’
non era nemmeno in grado di lasciare il porto.
Quando John Bradley, il brillante giocatore d’azzardo, era tornato
dalla Nuova Scozia dopo la battuta di caccia, rilasciò interviste ai
giornali sugli ambiziosi piani di Cook: sulle prime pagine delle
testate di tutto il paese campeggiavano titoli come questo apparso
sul ‘Boston Herald’ del 2 ottobre 1907:
IL DR. F.A. COOK TENTERA’ DI CONQUISTARE IL POLO,
PER BATTERE PEARY SUL TEMPO
Cook è sbarcato a Etah con le provviste e in primavera proverà a
compiere l’impresa che ha frustrato le speranze degli esploratori
di tutto il mondo.
Due giorni dopo il ‘New York Times’, citando la dichiarazione di
Bradley a proposito della spedizione di Cook, ‘che aveva provviste
sufficienti per due anni, cani e slitte’, pubblicò un editoriale che, in
breve, recitava così:”Il fatto che Cook sia partito per primo non è poi
così importante. Peary si batterà….
E’ a uomini come loro che dobbiamo guardare, per ottenere nuove
conoscenze sulla geografia del Grande Nord. Il dottor Cook sa quel-
lo che fa, ed è partito con il piede giusto”.
Persino la testata della città natale di Peary, il ‘Portland Press, da
sempre cronista entusiasta delle sue imprese, commentò:”L’ingegnere
resterebbe deluso, se dovesse raggiungere il Polo Nord soltanto per
scoprire che Cook l’ha preceduto”.
I membri del Peary Arctic Club rimasero scioccati quando vennero a
sapere dei progetti di Cook, dopo aver speso tempo, fatica e denaro
per sostenere il loro socio. Gli amminastratori tennero una riunione
d’emergenza, cui presenziò lo stesso Peary.
Fino ad allora, Cook era stato considerato un amico, un collega nell’
ambito delle spedizioni artiche: dopotutto, il club aveva chiesto pro-
prio a lui di guidare la missione di salvataggio che aveva riportato a
casa lo stesso Peary nel 1901.
A partire da quel momento, però, iniziò a essere visto sotto una luce
differente: era un rivale di cui tener conto, un concorrente in lizza per
il premio cui ambiva il loro candidato.
Al termine della riunione, venne inviata una lettera al Bureau inter-
nazionale per le ricerche sui poli di Bruxelles, in cui venivano avan-
zate lamentele nei confronti delle tattiche del rivoltoso Cook, il qua-
le, tra le altre cose, veniva accusato di essersi intromesso senza auto-
rizzazione nella sfera d’influenza di Peary; per via del suo comporta-
tamento, si diceva, le sue imprese future non sarebbero state ricono-
sciute ufficialmente.
La firma in calce era di Robert E. Peary.
All’ingegnere rodeva terribilmente quello che considerava un manca-
to rispetto dell’etichetta: come scrisse in una lettera indirizzata al ‘New
York Times’, Cook si era diretto a nord ‘sub rosa’ fino a Eath, ‘il luo-
go che da due anni sceglieva come punto d’incontro e deposito per
le provviste’, e ‘stava sfruttando per i suoi scopi personali’ gli eschi-
mesi e i cani che avevano acquisito esperienza ‘sotto la guida e la
direzione’ di Peary; in pratica, stava sfruttando le risorse che quest-
ultimo intendeva adoperare nella prossima spedizione al Polo.
Era degno di stima questo medico?
(B. Henderson, Vero Nord)