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Il grande eretico della montagna…
O natura, se ti sto innanzi solo come uomo, allora vale la pena d’essere un uomo!
In tali momenti di solitudine, ci sentiamo così selvatici, quasi simili agli uomini-
fiere superbi e liberi delle epoche primordiali, non inciviliti, e vorremmo ancora
una volta porre il problema sul valore di ogni civiltà, ma con più risolutezza e
profondità di quanto fece il Rousseau.
Già molti di noi sono diventati malati di cultura.
Gli alpinisti schietti sono nemici di tutte le ferrovie di montagna, degli hotel
alpini con camerieri in marsina, di ogni trasformazione artificiosa della rude
natura montana, perché l’esilio dei fuggiaschi della civiltà viene sempre più
a restringersi con siffatte apparenti migliorie.
Il piano di quell’inglese non era scherzoso che per due terzi: si voleva fondare
una società alpina di nichilisti che nell’alta montagna vera e propria distruggesse
tutte le funi di protezione, le funicolari sulle rocce, facesse saltare le vie create
artificiosamente e incenerire i rifugi, per ripristinare ancora la castità selvaggia
dei monti.
addomesticata. Quando per tutta l’annata siamo stati così corretti, in una
serietà solenne abbiamo mantenuto la dignità dell’ufficio con maschera di ferro,
saremmo ben lieti di passare finalmente un paio di settimane da ragazzacci
scamiciati, di poter fare delle bravate che non servono a nulla.
E ci prende un umore così deliziosamente demolitore delle scuole e quanto
più sono proibite le vie sulle quali c’inerpichiamo, tanto più ci sono preziose.
Anche un amore del tutto nuovo per la natura ispira i moderni.
La nostra pittura di paesaggio ha carpito alla luce, all’aria, alla terra e all’
acqua dei fascini delicati, mai prima conosciuti, è penetrata in profondità che
non si erano ancora svelate ad occhio umano. Gli alpinisti sono i ghiottoni
di queste orge di natura appartate; non cercano la natura dove fornisce
agli uomini il pacifico animale domestico e pasce luoghi comuni, ma dove
sta in agguato come una belva nel deserto o si precipita su di noi ruggendo
con una crudeltà stupenda.
(E. Guido Lammer, Fontana di Giovinezza)