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Un sito…
…..Un primo eretico…..
Fratelli umani che con noi vivete
non mostrate i cuori duri contro di noi,
se avrete pietà di noi miseri,
Dio avrà più misericordia di voi.
Ci vedete qui appesi, cinque, sei:
quanto alla nostra carne troppo nutrita
ella è divorata e imputridita,
e noi, le ossa, siamo cenere e polvere.
Del nostro male nessuno voglia ridere,
ma pregate Dio che ci voglia assolvere.
Se vi chiamiamo fratelli, non dovete
averne a male, benché ci abbia ucciso
la Giustizia…tuttavia voi sapete
non tutti gli uomini hanno la testa a posto.
Scusateci, che noi siamo trapassati,
davanti al figlio della Vergine Maria,
che la sua Grazia non si estingua per noi,
e ci preservi dalle folgori dell’Inferno.
Noi siamo morti, nessuno ci sbeffeggi,
ma Dio supplicate che ci voglia assolvere.
La pioggia ci ha lavato e pulito
e il sole disseccato e annerito.
Le gazze, i corvi ci hanno scavato gli occhi
e strappato barba e sopraccigli.
Non stiam fermi mai, neppure un attimo:
di qui, di là il vento ci porta
a suo piacere senza requie ci trasporta,
ridotti peggio di un niente dagli uccelli.
Non siete dentro la nostra confraternita,
ma pregate Dio che ci voglia assolvere.
Principe Gesù, che su tutti hai maestria
non permettere che l’Inferno ci abbia in suo potere:
ché con lui non abbiamo nulla in comune!
Umani, non c’è proprio nulla da giocare,
m pregate Dio che ci voglia assolvere.
(Francois Villon, Ballata degli impiccati)
…..Un secondo eretico….
Tutti morimmo a stento
ingoiando l’ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.
L’urlo travolse il sole
l’aria divenne stretta
cristalli di parole
l’ultima bestemmia detta.
Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un’ora.
Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l’antico credo
di chi muore senza perdono.
Chi derise la nostra sconfitta
e l’estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a riconoscere il nodo.
Chi la terra ci sparse sull’ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch’egli stravolta alla fossa
con la nebbia del primo mattino.
La donna che cercò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria.
Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l’odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso.
(Fabrizio De André, La Ballata degli Impiccati)