LA VERITA’ (2)

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la verità 2




 

 

 

 

 

 

Con queste parole, il cerchio è chiuso.

In qualità di filosofo, Giuliano è un ‘adulto’ nel pieno senso

del termine, cioè un uomo intelligente che è abbastanza di-

sciplinato e forte per poter sopportare delle ‘verità’ anche

‘sgradevoli’ o ‘noiose’ e che non ha quindi alcun bisogno che

si ‘indori la pillola’, che lo si ‘distragga’ raccontandogli inve-

ce di queste verità delle storie ‘gradevoli’ ma false, oltre che

‘strane e contraddittorie’, che possono risultare ‘credibili’ so-

lo ai bambini.

Per questa ragione il filosofo Giuliano protesta quando si

tenta di far credere anche a lui dei ‘miti’ sia pagani che cri-

stiani; proprio come egli si vieta di raccontarseli da solo per

tentare di crederci.

Ma in quanto imperatore, Giuliano ha soprattutto a che fare

con dei bambini in tenera età, fisica o mentale.

Ugualmente egli vorrebbe che si raccontassero loro dei miti

edificanti, dando a queste storie false una forma che risulta

loro credibile, allo scopo di migliorarne i costumi.

Per Giuliano, si tratta praticamente di educare i popoli che

egli ha acconsentito a governare in qualità di imperatore ro-

mano.

E il filosofo sembra esser stato fermamente convinto che l’im-

peratore non poteva salvare il suo Impero se non facendo rac-

contare ai suoi sudditi dei miti pagani in maniera tale che la

maggioranza potesse ricominciare a crederci.

Ma quando Giuliano raccontava lui stesso dei miti nei suoi

scritti filosofici destinati ai soli filosofi così come ad alcuni

uomini di Stato tra i suoi amici, egli lo faceva in modo che

questi lettori da lui scelti non vi credessero per nulla, indo-

vinando le verità che egli intendeva insegnare nel raccontar-

li.

Solo che, per riuscire in quanto imperatore, Giuliano dove-

va nascondere alle masse da lui governate la verità che egli

intendeva insegnare in quanto filosofo a un ristrettissimo

numero di eletti.

Ed è esenzialmente mirando a questo camuffamento in nome

di ragioni di Stato che Giuliano si cimentava in questa arte ‘i-

ronica’ della scrittura insegnatagli dai filosofi antichi, che essi

stessi avevano praticato soprattutto per difendersi dalle accu-

se, ma anche per il gusto del gioco e dello scherzo, e allo sco-

po che i filosofi potessero riconoscersi tra di loro in modo più

certo.

(A. Kojève, L’Imperatore Giuliano)





 

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