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La competizione fra gli uomini (1/2) &
Un articolo contro-corrente
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La natura crea ciò che non si svela,
l’idiota persevera e distrugge ogni cosa,
nella sua strana idea….
di questa Terra……
…A ogni modo le generazione di Robertson lo onorò, e facendo
ciò onorò se stessa.
Il governo gli diede una ricompensa in danaro e mille acri di ter-
ra; e la gente si radunava in massa e lo venerava e diede rilievo a
questa venerazione con una cospicua sottoscrizione di danaro.
Una buona situazione drammatica; il sipario calò su un’altra si-
tuazione:
‘Quando questa tribù di disperati fu così catturata, fu grande la
sorpresa nello scoprire che poco tempo prima erano state spese
30.000 sterline, ed era stata chiamata alle armi l’intera popola-
zione della colonia, per combattere una forza nemica di sedici (16)
uomini con lance di legno!
Eppure, i fatti erano questi.
La leggendaria tribù del Big River, che dalle paure degli europei
era stata elevata ad armata, era composta da sedici (16) uomini,
nove donne e un bambino.
Conoscendo i misfatti compiuti da questo sparuto gruppetto, le
loro incredibili marce e le loro diffuse aggressioni, i loro nemici
non posson negar loro gli attributi del coraggio e dell’abilità mi-
litare.
Un Wallace può dare del filo da torcere a un grande esercito con
una banda piccola e determinata; ma le parti in conflitto erano
eguali quanto meno per armamento e grado di civiltà. Gli zulù
che combatterono contro di noi in Africa, i maori in Nuova Ze-
landa, gli arabi in Sudan erano di gran lunga meglio armati, più
progrediti nell’arte della guerra e assai più numerosi degl’ignu-
di tasmaniani.
Il governatore Arthur giustamente, lì definì una nobile razza’.
Erano persone meravigliose, questi nativi.
Non avrebbero dovuto essere sterminati.
Avrebbero dovuto incrociarsi con i bianchi.
Ciò avrebbe migliorato questi ultimi, e non avrebbe nociuto in
alcun modo ai nativi.
Ma i nativi furono sterminati, povere eroiche selvagge creature.
Essi furono concentrati insieme in piccoli insediamenti sulle iso-
le vicine, e paternalmente accuditi dal governo, e catechizzati, e
privati del tabacco, giacché il sovrintendente della scuola religio-
sa domenicale non fumava, dunque considerava il funo immora-
le.
I nativi non erano usi all’abbagliamento, e alle case, e agli orari
regolari, e alla chiesa, e alla scuola, e alla scuola religiosa dome-
nicale, e al lavoro e alle altre persecuzioni fuori luogo della civil-
tà, e si struggevano per la loro patria perduta e per la loro vita li-
bera e selvaggia.
Troppo tardi si pentirono di avere scambiato quel paradiso per
questo inferno.
Sedevano pieni di nostalgia su quelle estranee balze, e giorno do-
po giorno scrutavano di là dal mare, attraverso le lacrime, con una
brama implacabile di quell’indistinta massa, spettro di quello che
era stato il loro paradiso, uno dopo l’altro, i loro cuori si spezzaro-
no, ed essi morirono.
Nel giro di pochi anni, non ne rimasero vivi che pochi scampoli.
Una manciata, avanti negli anni.
Nel 1864 morì l’ultimo uomo, nel 1876 l’ultima donna, e gli spar-
tani d’Ausralasia si estinsero.
I bianchi sono sempre animati delle migliori intenzioni quando
pescano pesci umani dall’oceano e cercano di farli stare all’asciut-
to, al caldo, felici e comodi in una stia per polli; ma sul più genti-
le tra i bianchi si può sempre fare affidamento perché si mostri i-
nadeguato quando ha a che fare con i selvaggi.
Non riesce a ribaltare la situazione e immaginare come sarebbe
trovarsi davanti un selvaggio armato delle migliori intenzioni
che lo trasferisce dalla sua casa e della sua chiesa e dai suoi
abiti e dai suoi libri e dal suo cibo sopraffino a un’abominevole
landa desolata di sabbia e rocce e neve, e ghiaccio e grandine e
tempesta e sole ustionante, senza un riparo, un letto, una coper-
tura per il suo corpo nudo e per quelli della sua famiglia, e nul-
la da mangiare se non serpenti e larve e rifiuti.
Sarebbe un inferno per lui, e se fosse dotato di un minimo di
saggezza saprebbe che la sua civiltà è un inferno per il selvag-
gio – ma egli non ne è dotato, non ne è mai stato dotato; e per
questa mancanza ha rinchiuso quei poveri nativi nell’inimma-
ginabile perdizione della pazzia della sua civiltà, commetten-
do il suo crimine con le migliori intenzioni, e ha visto quelle po-
vere creature morire sotto le sue costanti ed ottuse torture; e le
ha scrutate, vagamente turbato e sofferente, domandandosi
quale potesse essere il loro problema.
Ci si sente quasi portati a rispettare quei criminali, erano così
sinceramente gentili, e teneri, e umani, e beneintenzionati.
Essi non capivano perché quei selvaggi esiliati morissero, e
fecero del loro meglio per scoprirlo.
E un uomo, in un caso simile avvenuto nel Nuovo Galles del
Sud, riuscì in effetti a scoprirlo, e a giungere a una soluzione:
‘E’ per via dell’ira di Dio, rivelata dal Cielo contro tutte le em-
pietà e le ingiustizie degli uomini’.
….E con questo il discorso è chiuso!
(Mark Twain, Seguendo l’equatore)