OBSESSOS (10)

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L’albero (12/13)

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Obsessos (9)  &  (10)

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i miei libri

 

 

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… Il cielo, la lingua, le produzioni  della Valtellina e dei contadi son quelle

della Lombardia ed alla Lombardia erano state sempre unite, obbedendo

nell’ecclesiastico ai vescovi di Como, nel civile, ai duchi di Milano.

Ma quando questi s’infiacchirono col separare la causa loro da quella dei

popoli, la lasciarono invadere da stranieri…. Le dottrine nuove propagate

nei Grigioni, per la vicinanza, per il commercio, per i magistrati, non tarda-

rono a introdursi nella Valtellina, piacendo ai Grigioni dominatori che que-

sta si allontanasse ognora più dalla Spagna, allora dominatrice indiscus-

sa del Milanese e capitana della parte cattolica fedele al papa.

 

Pietro Autier 0021

 

Adunque a Poschiavo da Rodolfino Landolfo fu piantata la prima stampe-

ria che i Grigioni avessero; e per quanto il papa e il re di Spagna ne recla-

massero, seguitava a diffondere i libri Eretici dei Riformatori per l’Italia; la

valle fu aperta a tutti quegli Italiani che, per sospetto di eresia, erano dalla

patria sterminati…. finché arriviamo al motivo del presente documento

storico: la presunta congiura….

Anche in Valtellina si ha per costante che i Riformati si fossero giurati a

ridurre alla nuova religione la valle, non lasciando razza né generazione

dei Cattolici.

 

pietro autier 005.jpgbis

 

Questo fatto potrebbe, se non giustificare, scusare almeno l’estremità

dei Valtellinesi: nelle suppliche sporte dal clero e nelle delazioni del po-

polo di Valtellina al re cattolico ed al cristianissimo si asserisce circa

questa ‘presunta’ congiura (‘fu fatta una congiura da predicanti et Gri-

gioni, la quale s’esibisce separatamente alla M. V., nella quale fu riso-

luto il clero et nobili della valle… col giorno et ora ne’ quali doveva es-

sere tutto eseguito…’) rilevate dalla errata interpretazione di una o più

lettere dei presunti congiurati…: ‘Se non taglieremo… sarem tagliati

(o forse sarebbe bene dire.. taglieggiati…) oppressi… perseguitati…

 

Pietro Autier 0022

 

Fin qui la lettera.. ora ti par questo l’ordinamento d’una congiura!

Ma nulla fu più facile che ottener pretesto e credenza per siffatta con-

giura e formare una sorta di ‘piccola crociata cattolica’, il cavalier Ro-

bustelli Valdano accozzò nella propria casa a Grosseto alcuni Valtel-

linesi e Abruzzesi di maggior recapito et ignoranza di spirito e li illu-

minò circa i pericoli della patria e della religione romana a cui accor-

reva.

Una misera pace ben si muta anche colla guerra….

Cento mila Cattolici, quanti ne abitano dalle fonti del Liro a quelle del-

l’Adda, elevano un voto solo: cento milioni di Cattolici in tutta Europa

 

Pietro Autier 0014.jpgbis

 

aspettano da noi esempio, e ci preparano applausi e soccorsi, noi

dunque, concorde volere, noi sdegno generoso, noi magnanime s-

peranza, noi armi e bastoni giusti perché necessari, formidabili per-

ché impugnate per la patria e per tutti gli altari del mondo!

Il papa ci benedice, la Spagna ci appoggia, il malaffare ci favorisce…

il mondo ci ammirerà come martiri… come eroi…, noi pugneremo

per la patria e con essa per la fede… urlavano dalla loggia del Ro-

bustelli Valdano….

Ed il macello… il sacro macello della Valtellina ebbe così inizio…

doveva dunque la strage cominciarsi a Tirano, ove aggregati i ma-

 

Pietro Autier 0020.jpgbis

 

nigoldi in casa del Venosta… poi in un sogno pieno di fantasmi e

di paure, quale scorre fra il concepire d’una terribile impresa ed il

compirlo, stettero aspettando l’ora pregna di tanto dubbio avveni-

re, con quel gelo di cuore, con quell’indicibile sospensione d’ani-

mo, che non conosce se non chi la provò….

Là sul biancheggiare dell’alba quattro archibugiate danno il segno

convenuto, le campane suonano a popolo, compunti il cuore di

paura, balzano dal sonno i quieti abitanti, ma come all’uscire a-

scoltano gridare ‘ammazza… ammazza’, e vedono darsi addos-

so agli Eretici Riformatori, ogni cosa è un gridare un fuggire, un

dar di piglio all’armi, chi per difesa, chi per offesa, e piombare so-

vra i nemici, e difendentisi invano, gridanti a Dio mercé della vita

e dell’anima, tra le braccia delle care donne…

 

Pietro Autier 0015.jpgbis

 

Il cancelliere Lazzaroni, valtellinese riformato, fuggì ignudo su per

li tetti, e s’occultò in luogo schifo; ma additato da una donna, fu fini-

to, e con lui un cognato suo cattolico, che gli aveva dato mano al

camparsi. Il pretore Giovanni di Capaul si rendette alla misericor-

dia dei sollevati, ed i sollevati l’uccisero; trascinarono nell’Adda il

pretore di Teglio; al cancelliere Giovan Andrea Cattaneo non val-

se il farsi scudo del petto di una sposa, che pur era cugina del

Robustelli e del Venosta.

Al ministro Basso fu tronca la testa e posta, fra barbari dileggi,

sul pulpito da cui soleva predicare; ben sessanta vennero in di-

versa foggia scannati, fra cui tr donne, e le altre ed i fanciulli

 

Pietro Autier 0026

 

perdonati se abbracciassero la cattolica fede. Il Robustelli, en-

trato a Brusio in val di Poschiavo, schioppettò un trenta perso-

ne, poi mise fuoco al paese, falò, diceva egli, per la ricuperata

libertà di religio! …

Poi per molti giorni, come bracchi entrati sulla traccia, si mette-

vano fuori all’inchiesta i villani ed i loro predicatori Eretici… con

forche e picche, moschetti e crocifissi tutto insieme, facendo

gesti e schiamazzi, ridicoli se non fossero stati così tremendi

nella loro misera calunnia…

Le selve si mutarono in armi, nelle caverne, disputate ai lupi e

 

Pietro Autier 0011.jpgbis

 

agli orsi, si trucidavano freddamente i latitanti, fortunato era in

codesto macello, chi moriva di primo colpo, senza vedersi s-

cannate innanzi le persone care, senza bere a sorsi una mor-

te disperata, straziati a membro a membro coi visceri e col

corpo spaccato dalla polvere accesa nella gola o finiti a basto-

nate dai macellai….

Il Piatti, curato di Teglio, attaccò il dottor Federici di Valcamo-

nica, e fatto il segno della croce quale portava nella mano si-

nistra e una spada nella destra, ammazzò l’eretico Calvino

con altri seguaci; il domenicano Alberto Pandolfi da Soncino,

parroco delle Fusine, con uno spadone a due mani guidava

il suo gregge a trucidare i fratelli di quel Cristo, che aveva det-

to: Non ucciderai!

 

Pietro Autier 0027

 

‘Continui’, intimò con voce roca a Bedloe….

‘Per molti minuti’, continuò quest’ultimo, ‘il mio unico sentimento –

l’unica sensazione – fu di buio, di nullità con la consapevolezza del-

la morte.

Successivamente sembrò che la mia anima fosse scossa da una

violenta, improvvisa scarica, come una scarica elettrica.  Quest’ul-

tima la sentii – non la vidi. Poco dopo mi sembrò di alzarmi da ter-

ra, ma non avevo una presenza corporea, visibile, udibile o palpa-

bile.

La folla era sparita, il tumulto era cessato, la città era in relativa

quiete.  Al mio fianco giaceva il mio cadavere, con la freccia nella

tempia, e tutta la testa molto gonfia e sfigurata.

Tutte queste cose io le sentivo, non le vedevo.

Non mi interessava niente, perfino il cadavere era un oggetto che

non mi interessava. Non avevo alcuna volontà, mi sembrava fos-

si costretto a muovermi e volteggiando nell’aria veleggiai fuori del-

la città, ripercorrendo il sentiero periferico attraverso il quale ero

entrato in essa……

(C. Cantù, Il Sacro Macello di Valtellina)

 

 

 

 

 

 

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OBSESSOS: (7) (le vittime ed i carnefici)

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i miei libri

 

 

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Questo post è dedicato espressamente ai miei zelanti aguzzini,

ogni eretico ha i suoi devoti inquisitori, ed ogni brillante inno-

vatore nel patrio suolo italiano di comprovata fede religiosa-

morale ha i suoi bigotti e corrotti inquisitori ad uso di ben al-

tri meccanismi (o intrallazzi…) sociali ed economici.

I miei, e sono a loro molto grato, si nascondono nelle mentite

spoglie di pii e volenterosi giovani medici, non più di chiesa,

ma ad uso delle nuove democrazie di cui, preservano la tradi-

zione antica, o meglio i privilegi di casta.

Dedico a loro, a questi somari della conoscenza e della storia,

sordi e ciechi dinnanzi alla cultura ereticale, gretti dinnanzi

ad ogni innovatore che la bigotta scienza da loro praticata per

secoli ha umiliato, distrutto, torturato, condannato,… tanti e

troppi innocenti.

A loro sono dedicati questi umili interventi, di chi, giammai,

usa questi mezzi per raccontare favole, o peggio, per creare

arcani mezzi economici ad uso della loro deleteria economia.

Alla loro calunnia di ogni giorno rispondo con una poesia e

una pagina di storia da non dimenticare… per mai scordare

questi gretti e meschini personaggi che infestano la dignità ci-

vile e morale dei troppi sacrificati alla menzogna ciarliera da

secoli propagata…. dalla loro falsa coscienza storica…

 

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LA PERSECUZIONE:

 

Ogni religione dualista deve fare i conti con la repressione, all’-

interno, se è di minoranza, o con la guerra esterna se arriva ad

affermarsi.

La persecuzione nei suoi confronti entra a far parte della tradi-

zione religiosa.

I riferimenti scritturali non mancano: “Nel mondo, conoscerete

l’ostilità”, ed il ‘Libro dei due principi’ dedica alle persecuzioni

tutto un capitolo, composto solo di citazioni di testi della Scrit-

tura.

‘Scandalo’ è il termine rituale che viene adoperato per indicare

la persecuzione, e dall’altronde è usato anche dai valdesi.

Nel 1247, due perfetti lasciano Bram (Aude) ‘a causa dello scan-

dalo’, per nascondersi fra i vigneti.

Il termine si trova ancora impiegato nel XIV secolo.

 

L’ARCANO

 

Una delle prime risorse per sottrarsi alla persecuzione è di por-

re in clandestinità la Chiesa e di tenere celata la sua dottrina.

Il ricorso ai roghi collettivi dell’inizio dellXI secolo ha fatto cor-

rere alla ristretta comunità il rischio della totale distruzione.

Non deve quindi meravigliare che, dovendo fronteggiare poten-

ti autorità religiose e politiche e la minaccia popolare, i primi

gruppi di catari chiamati in causa siano ricorsi al diniego.

Così avvenne infatti, in Linguadoca nella seconda metà del XII

secolo, al concilio di Lombers (1165) o in occasione della missio-

ne del legato pontificio a Tolosa nel 1178.

A quel tempo, la dottrina veniva dissimulata, ma l’appartenenza

alla comunità è riconosciuta. Essa si rifiuta di prestare giuramen-

to.

Abbastanza rapidamente si ebbero le conversioni dovute alla pau-

ra, al dubbio o all’interesse. Bisogna guadagnarsi il perdono delle

autorità cattoliche con la ‘manifestazione’ dell’eresia, come accad-

de al Puy nel 1181 per il vescovo cataro della regione tolosana ed

il suo coadiutore.

In Linguadoca quasi mai si sente parlare di arcano.

Quei chiarimenti che certi credenti non possono ottenere dai

perfetti, sull’escatologia o la natura simbolica della Vergine, al-

tri li ottengono.

Semplicemente, la dottrina viene insegnata in misura corrispon-

dente al livello degli ascoltatori.

I polemisti italiani fanno più di frequente allusione all’arcano ma

riguardo a credenze eccentriche sulla natura del principio malva-

gio, sulle circostanze della caduta o della crocefissione, che come

s’è visto non erano stabilmente definite.

In complesso, una volta accertata la sua appartenenza alla setta,

il perfetto dichiara apertamente la sua fede, sia che abiuri o che si

mostri impenitente:

“Tutti i detti errori, essi li insegnano e li espongono ai loro creden-

ti; e quando vengono scoperti e non possono più tenerli celati, li

difendono apertamente dinnanzi agli inquisitori e li professano”.

 

 
 
 
 

le vittime ed i carnefici

 

SOGNI (5)

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Sogni (1)  (2)  (3)  (4)

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Obsessos (6) &

Viaggi onirici (10)

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Da:

i miei libri

 

 

  

 

Oh, fosse un lungo sogno questo mio tempo

giovanile! Se più non mi destassi finché il raggio

di un’Eternità non mi recasse il mattino!

Foss’anche un sogno pieno d’affanni,

pur sempre più l’amerei che quest’oscuro

mio vivere diurno: e per uno, poi, il cui cuore

sempre fu invece, su questa terra di gelo,

e fin dal suo nascere, ardente groviglio e caos!

 

Ma pur se un tal sogno d’eterna durata –

come per me fanciullo furono i sogni –

ancora mi fosse concesso – ora follia

sarebbe sperare in un più alto cielo!

Giacché io mi beai, mentre splendeva a me il sole

in estivi cieli, di sogni di vivada luce

e, incurante, lasciai che il mio cuore vagasse

nelle remote regioni del mio immaginare –

lontano, con strani esseri foggiati

dal pensiero. – Che altro avrei visto, altrimenti?

 

Fu solo una volta, e mai più svanita da me

quell’attimo indicibile – fu per magia

che m’aveva avvinto – e un gelido vento

m’investì nella notte – e m’impresse, ritirandosi,

la sua immagine. – O fu la luna, che si posò

sul mio sonno dal suo alto meriggio? Troppo fredda,

fredda. – O le stelle? Come che fosse, fu il sogno

simile a quel vento notturno. – Ma non più, ora.

 

Fui felice allora – benché solo in un sogno.

Fui felice allora – e ora m’è caro indugiarvi.

Sogni! Coi loro vividi colori di vita –

come in quell’umbratile, nebuloso contrastare

fra realtà e parvenze, che all’occhio delirante

più dilettose immagini arreca d’amore e paradiso

– e tutte nostre! – che non quelle che la giovane

speranza conobbe nella sua ora più solare.

(E.A. Poe)

 

 

  

 

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SOGNI (3)

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Sogni &

Sogni (2)

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Sogni (4)

 

 

sogni 2

 

 

 

 

 

 …… Da allora sono diventato vecchio, senza che mi abbia

abbandonato del tutto la capacità di parlare con me stesso

mediante i sogni, facendomi a volte ammaestrare o guida-

re con delicatezza da loro, ma anche senza che la vita del 

sogno abbia riacquistato quell’attuale urgenza e importan-

za che un tempo aveva avuto per un certo periodo.

Da allora in me si sono alternate fasi in cui mi ricordo dei

miei sogni ed altre in cui al mattino me li sono completa-

mente dimenticati.

Ma i sogni mi sorprendono, e i sogni altrui non meno dei

miei, per l’instancabile, inesauribile gioco della loro creati-

va, per la loro arte combinatoria tanto puerile quanto inge-

gnosa, per il loro umorismo spesso irresistibile.

Una certa familiarità col mondo dei sogni e lunghe rifles-

sioni sull’aspetto artistico dell’arte del sogno hanno avuto

un influsso su di me anche come artista.

Io ho avuto sempre simpatia per l’aspetto ludico dell’arte,

e già da ragazzo e da giovane spesso e con grande diverti-

mento, per lo più solo per me stesso, ho praticato una

sorta di poesia surrealista, lo faccio ancora oggi, per esem-

pio nelle ore insonni del primo mattino, naturalmente senza

trascrivere queste creazioni simili a bolle di sapone.

E in questi giochi, e nel riflettere sugli ingenui artifici del

sogno e su quelli non ingenui dell’arte surrealista, il cui go-

dimento e il cui esercizio procurano tanto divertimento e

così poco sforzo, mi si è anche chiarito perché io, come poe-

ta debba rinunciare all’esercizio di questo tipo di arte.

Io me lo permetto, con la coscienza tranquilla, nella sfera

privata: in vita mia ho fatto migliaia di versi e motti surrea-

listi e lo faccio ancora, ma il genere di moralità (e cultura)

e di responsabilità artistica a cui con gli anni sono perve-

nuto non mi permetterebbe più di applicare questo modo

produttivo del privato e dell’irresponsabile all’ambito della

mia produzione seria (purtroppo questi sono i limiti ogget-

tivi cui il genio deve sottostare alle condizioni della medio-

crità altrui, altrimenti la capacità creativa viene confusa e ba-

rattata per altro…..).  

(H. Hesse, La Natura ci parla)

 

 

 

 

 

sogni 2

 

IL DOPPIO MOSTRUOSO

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 Sogni….

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Viaggi onirici (1)  &  (2)

Da:

i miei libri 

 

 

il doppio mostruoso

 

 

 

 

 

In numerosi testi letterari antichi e moderni figurano riferi-

menti al doppio, allo sdoppiamento, alla visione doppia.

Mai nessuno che li abbia decifrati.

Per esempio, nelle Baccanti il doppio mostruoso è dappertut-

to.

Sin dall’inizio dell’opera, si è visto, l’animalità, l’umanità e

la divinità sono prese in una frenetica oscillazione; talora si

confondono le bestie con gli uomini o gli dèi, talora si con-

nfondono gli dèi e gli uomini con le bestie.

La scena più interessante si svolge tra Dionisio e Penteo,

appena prima dell’uccisione di quest’ultimo, nel momento

preciso, cioè, in cui il fratello nemico deve scomparire die-

tro il doppio mostruoso.

Ed è effettivamente ciò che accade.

Parla Penteo; l’ha afferrato la vertigine dionisica; egli vede

doppio:

 

Penteo. E io, io credo di vedere due soli,

 due volte Tebe e le mura dalle sette porte.

E te, io ti vedo come un toro che mi precede,

e due corna, così mi pare, ti spuntano dalla testa.

Dionisio. Tu vedi proprio quel che devi vedere.

 

In questo passo straordinario, il tema del doppio appare

in un primo tempo in forma completamente esterna al

soggetto, come visione doppia di oggetti inanimati, verti-

gine generalizzata.

Per ora abbiamo soltanto elementi allucinatori; certamente,

fanno parte dell’esperienza, ma non ne costituiscono il tut-

to, e neppure l’essenziale.

Man mano che si va avanti il testo si fa più rilevatore.

Penteo associa la visione doppia a quella del mostro.

Dionisio è uomo, dio e toro a un tempo; il riferimento alle

corna del toro fa da ponte tra i due temi; i doppi sono sem-

pre mostruosi; i mostri sono sempre sdoppiati.

Un altro testo che ci sembra indispensabile menzionare a

proposito del doppio mostruoso è l’opera di Empedocle, che

descrive una nascita di mostri di cui non è mai stata propo-

sta un’interpretazione soddisfacente.

Se i cicli descritti dal filosofo corrispondono ai mondi cultu-

rali generati dalla violenza fondatrice, conservati dal rito e

distrutti da una nuova crisi sacrificale, non si può dubitare

che la nascita dei mostri evochi il sorgere del ‘doppio mostruo-

so’.

Il movimento ciclico è attribuito dal pensatore all’alternanza

di due forze fondamentali, l’amore e l’odio.

La nascita dei mostri si effettua per attrazione dello stesso per 

lo stesso, sotto l’effetto non dell’amore ma dell’odio, prima del-

la nascita di un nuovo mondo:

 

57. Cominciarono allora a germogliare molte teste senza collo,

e braccia separate dal loro corpo si misero a vagare prive di

spalle, e occhi senza fronti, pianeti (del mondo dell’Odio).

58. Prive del corpo, le membra, sotto l’imperio dell’Odio,

vagavano, disgiunte, desiderose d’unirsi.

59. Ma appena si unì più strettamente una divinità all’altra,

si videro le membra andare a posto, così come s’incontravano

e altre in gran numero senza tregua s’aggiunsero alla catena.

60. Esseri dai piedi che si giravano strada facendo e dalle

innumerevoli mani.

61. Altri nascevano con due volti, due petti, buoi dal volto

umano o invece uomini dal cranio di bue, e anche gli andro-

gini, dal sesso adorno di ombra.

 

L’associazione qui proposta tra il testo di Empedocle e l’-

esperienza del ‘doppio mostruoso’ parrà meno temeraria, for-

se, se la si accosta a un testo capitale delle ‘Purificazioni’:

 

Il padre afferra l’amato figlio, che ha mutato forma;

lo uccide pregando, insensato; e il figlio grida,

supplicando il carnefice demente; ma lui non lo sente,

e lo svena, preparando nel suo palazzo un festino

abominevole.

E parimenti il figlio afferrando il padre e i figli la madre

strappano loro la vita e divorano una carne che è carne loro.

 

Poco importa, in verità, se questo testo va preso ‘alla lette-

ra’. Comunque, rivela l’atmosfera di crisi sacrificale esacer-

bata nella quale si elabora l’opera di Empedocle.

Il padre afferra il figlio che ha mutato forma.

Del pari, Agave uccide il figlio che ha mutato forma; lo s-

cambia per un giovane leone.

Penteo scambia Dionisio per un toro.

Come nelle Baccanti, vediamo qui il rito degenerare e scivo-

lare in una reciprocità di una violenza tanto demente da sfo-

ciare nel ‘doppio mostruoso’ cioè nell’origine stessa del rito,

concludendo una volta di più il circolo delle composizioni e

decomposizioni religiose che affascina i pensatori presocrati-

ci. 

(René Girard, La Violenza e il Sacro)

 

 

 

 

 

il doppio mostruoso

          

CONTRO IL MONDO

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H. P. Lovecraft

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Drolerie (1)  &  (2)

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i miei libri

 

 

contro il mondo

 

 

 

 

 

Per meglio comprendere Lovecraft, può essere d’aiuto

ricordare come la sua epoca fosse caratterizzata dalla

volontà di liberarsi dai ‘pudori vittoriani’: è proprio tra

gli anni 20 e 30, infatti, che il vezzo di infilare un’osce-

nità dietro l’altra aspira a diventare il marchio dell’au-

tentica immaginazione creativa.

E’ quindi naturale che anche i giovani corrispondenti

di Lovecraft subissero questo condizionamento: ecco

allora perché lo interpellano con insistenza sull’argo-

mento.

E lui risponde…..

Con sincerità…..

 

contro il mondo

 

All’epoca in cui Lovecraft scriveva, dunque, si comin-

ciava a trovare interessante spiattellare testimonianze

su varie esperienze sessuali, ovvero, in altre parole, af-

frontare l’argomento ‘apertamente e in tutta franchez-

za’.

Un simile atteggiamento franco e disinvolto non veniva

ancora usato per le questioni di denaro, le transazioni

borsistiche, la gestione del patrimonio immobiliare ecc…

 

contro il mondo

 

Quando si affrontavano questi argomenti c’era ancora

l’abitudine di situarli in qualche modo in una prospetti-

va sociologica o morale.

La vera e propria liberazione in questo campo si è pro-

dotta solo negli anni 60.  E’ senza dubbio per questo che

nessuno dei corrispondenti di Lovecraft ha mai ritenu-

to opportuno chiedergli come mai nei suoi racconti il

denaro, esattamente come il sesso, non rivesta il mini-

mo ruolo – mai neanche la minima allusione alla situa-

zione finanziaria dei suoi personaggi.

Anche qui, per Lovercraft la cosa non ha nessun inte-

resse.

Con tali premesse, il fatto che Lovercraft non provasse

la minima simpatia per Freud, il grande psicologo dell’-

era capitalistica non è certo sorprendente.

 

contro il mondo

 

Quest’universo di ‘transazioni’ e di ‘transfert’, che dà al

lettore l’impressione di essere capitato per sbaglio in un

consiglio di amministrazione, non aveva niente che potes-

se sedurlo.

Ma al di là di quell’avversione per la psicanalisi che sareb-

be diventata comune a molti artisti (perché artisti…per l’-

appunto….), Lovercraft aveva qualche piccolo motivo

supplementare per disistimare il ‘ciarlatano viennese’.

Freud infatti, si permette di parlare di sogni, e addirittu-

ra ne fa il fulcro della propria disciplina.

 

contro il mondo

 

Ma quella dei sogni è una materia che Lovercraft cono-

sce bene, tanto da considerarla una specie di riserva perso-

nale (che il cirlatano evidentemente mal interpreta…).

In effetti ben pochi scrittori hanno utilizzato i propri so-

gni con una sistematicità pari alla sua (per il vero suc-

cede sovente il contrario, ci si appropria dei sogni altrui

per renderli propri….): Lovercraft raccoglie i propri sogni,

li classifica; talvolta lo entusiasmano al punto che ne

trascrive di slancio l’intreccio prima ancora di svegliarsi

del tutto (è il caso di Nyarlathotep.……..); talvolta ne

memorizza solo alcuni elementi, per inserirli in una

nuova trama; e comunque li prende sempre molto sul

serio.

 

contro il mondo

 

Alla luce di tutto ciò dobbiamo quindi dedurre che

Lovercraft, limitandosi a criticarlo solo due o tre volte

nel carteggio, nei confronti di Freud si sia mostrato re-

lativamente misurato; in realtà, a parte gli insulti, non

riteneva di avere molto altro da dire sulla psicanalisi,

anche perché era convinto della povertà del suo os-

sessivo simbolismo (pur presente nel mondo onirico,

di fatto assente ed estraneo ad esso….).

(M. Houellebecq, H.P. Lovercraft, Contro il mondo, contro la vita)

 

 

 

  

 

contro il mondo

 

IL RICCO E IL POVERO (breve ritratto della disuguaglianza civile)(2)

Precedente capitolo:

Il ricco e il povero (1)

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Un altro Universo &

L’oca

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Il sabato (1)  &  (2)

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i miei libri

 

 

il ricco e il povero 2

 

 

 

 

 

Un altro tema che nessuno prende mai in considerazione 

e che invece meriterebbe la precedenza assoluta, è quello

dei vantaggi offerti a ciascuno dalla confederazione soci-

ale, che protegge considerevolmente gli smisurati posse-

dimenti dei ricchi (e la sua nutrita nonché servizievole

corte…) e a malapena permette che un povero disgraziato

si goda la capanna costruita con le sue stesse mani.

Tutti i vantaggi della società non sono forse per i potenti e

per i ricchi? 

Tutte le occupazioni lucrative non sono forse in mano loro?

Tutte le grazie, ogni esenzione, non sono forse a loro uso e-

sclusivo?

E l’autorità pubblica non assume forse sempre un atteggia-

mento favorevole nei loro confronti?

Non è forse vero che un uomo che goda di una certa consi-

derazione, sia che derubi i suoi creditori sia che si macchi

di qualche altra bricconata, ha l’impunità assicurata?

Le bastonate che dà, le violenze che commette, i delitti stes-

si e gli omicidi di cui si macchia non sono forse dei fatti che

vengono messi a tacere e di cui dopo sei mesi non se ne par-

la nemmeno più?

Se invece questo stesso uomo viene derubato, la polizia in-

tera si mette in movimento, e guai a quegli innocenti si cui

cade il suo sospetto!

Se poi deve attraversare un luogo malfamato, ecco pronte

delle scorte che lo accompagnino.

Si rompe l’asse della sua carrozza?

Da ogni parte si accorre in suo aiuto.

Si fa del chiasso davanti alla sua porta?

Basta un suo segno e tutto rientra nell’ordine.

Un carrettiere gl’ingombra il passaggio?

I suoi sono pronti a farlo fuori; e cinquanta onesti pedoni

diretti al loro lavoro rischiano di venir travolti piuttosto

che un ozioso mascalzone qualsiasi nella sua carrozza si-

gnorile non debba subire ritardi.

Tutti questi riguardi non gli costano un bel nulla; fanno

parte dei diritti dell’uomo ricco e non del prezzo della

ricchezza.

Com’è differente la situazione del povero! 

Più l’umanità gli è debitrice, più la società gli rifiuta: tutte

le porte gli sono chiuse, anche quando è in diritto di farsele

aprire; e se talvolta ottiene giustizia la ottiene con più fatica

con cui un altro otterrebbe la grazia; se vi sono da fare cor-

es o milizie da radunare, è sempre a lui che viene accor-

data la preferenza; è sempre costretto ad addossarsi oltre

ai suoi pesi anche quelli del suo vicino, che essendo più

ricco, è in grado di farsene esentare; alla prima disgrazia

che lo colpisce, tutti si allontanano da lui; se si rovescia

il suo misero carretto, non solo è ben lungi da ricevere a-

iuto da qualcuno, ma deve reputarsi fortunato se riesce a

sfuggire ai soprusi del seguito manesco del giovane du-

ca; in breve, nel momento del bisogno, l’assistenza gratu-

ita svanisce proprio perché non ha di che pagarla; ma io

lo considero un uomo morto se ha la ventura di avere un’-

anima onesta, una figlia graziosa e un vicino potente.

Un altro punto non meno importante da prendere in esa-

me è che alle perdite subite dai poveri è molto più diffici-

le porre rimedio che a quelle dei ricchi, e che la difficoltà

di accrescere i propri beni aumenta sempre in proporzio-

ne delle proprie necessità.

Col nulla non si combina nulla; ciò vale sia negli affari che

in fisica: il denaro è il seme del denaro e talvolta è più dif-

ficile guadagnare il primo baiocco piuttosto che il secondo

milione.

Dirò di più: tutto ciò che viene pagato dal povero è a fon-

do perduto, e rimane o ritorna nelle mani del ricco; e sicco-

me prima o poi il gettito delle imposte passa tra le mani

dei soli uomini che sono al governo o di coloro che vi so-

no vicini, essi, anche pagando il loro contingente, hanno o-

gni interesse ad aumentarle.

(J.J. Rousseau, Discorso sull’economia politica)

 

 

 

 

il ricco e il povero 2

  

(poi si andava al…) MINSTREL SHOW (2)

Precedente capitolo:

(poi si andava al….) Minstrel Show (1) &

A caccia di noi ‘Lupi’

Foto del blog:

Menestrelli & Lupi (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

minstrel show 69

 

 

 

 

Talvolta l’alterco durava cinque minuti, durante i quali

i due avversari si urlavano in viso le più tremende minac-

ce, coi nasi a pochi centimetri di distanza, mentre il pub-

blico rideva a crepa-pelle davanti a questa felice e accu-

rata imitazione dei consueti e familiari litigi; finalmente

un po’ per volta, i due litiganti si allontanavano non sen-

za impressionanti minacce, per la ‘prossima volta’ che a-

vrebbero avuto la sventura di attraversarsi la strada;

poi, però, ritornavano alle loro sedie e brontolavano al-

l’indirizzo dell’altro finché il pubblico non si fosse ripre-

so dalle convulsioni e dagli accessi riso e non si fosse cal-

mato.

 

minstrel show 69

 

L’aristocratico nel mezzo, a questo punto diceva qualco-

sa con cui, senza darlo a vedere, intendeva rammentare

e far raccontare a uno degli uomini ai suoi lati un’espres-

sione umoristica: cosa che gli riusciva sempre.

Di solito era un’esperienza ammuffita e stantia, e vecchia

quanto …l’America.

Una di queste, che immancabilmente mandava in visibi-

lio il pubblico di quei tempi finché i ‘menestrelli’ non l’eb-

bero sfruttata all’estremo, era il racconto fatto da ‘Ossa’

delle peripizie incontrate durante una tempesta per ma-

re.

 

minstrel show 69

 

La tempesta era durata così a lungo che le provviste ave-

vano finito per l’esaurirsi. Il signore nel mezzo chiedeva

ansiosamente come l’equipaggio fosse riuscito a soprav-

vivere.

‘Ossa’ rispondeva:

– Mangiavamo uova!

– Mangiavate uova? E dove le prendevate?

– Ogni giorno, nel culmime della tempesta, il capitano ne

faceva due.

Per i primi cinque anni (ma forse qualcuno di più….) que-

sto scherzo mandò in convulsione gli spettatori, ma in se-

guito il popolo degli Stati Uniti lo aveva udito tante volte

che non lo rispettò più e lo accolse con silenzio profondo,

colmo di biasimo e d’indignazione, insieme ad altre fred-

dure dello stesso calibro cadute in disgrazia dopo lungo

ed onorevole… servizio!

 

minstrel show 69

 

Il ‘minstrel show’ nacque un po’ dopo il 1840 ed ebbe

una carriera fortunata per circa trent’anni; poi degene-

rò diventando uno spettacolo di varietà, e fu tutto spet-

tacolo di varietà, tranne una o due scene con negri get-

tate lì a casaccio.

L’autentico spettacolo negro è morto e sepolto da trent’-

anni. A mio parere era qualcosa di veramente delizioso,

un ottimo suscitatore di riso, e mi addolorava che se ne

sia andato.

 

minstrel show 69

 

Come ho detto, solo la gente del mondo accorse al primo

‘minstrel show’ di Hannibal. Dieci o dodici anni dopo es-

so era in America non meno consueto del Quattro di Lu-

glio, ma mia madre non lo aveva ancora visto.

Aveva circa sessant’anni allora e venne a St. Louis insie-

me a un’altra cara vecchietta di Hannibal della stessa

età, Zia Betsey Smith. Non era zia di nessuno in partico-

lare ma lo era dell’intera Hannibal.

 

minstrel show 69

 

Al pari di mia madre, neanche Zia Betsy Smith aveva

mai visto uno spettacolo di negri. Erano tutt’e due mol-

to vivaci; la loro età non contava; andavano pazze per

le cose emozionanti, per le novità, per tutte quelle cose

in voga che non fossero sconvenienti per chi frequenta-

va la chiesa….

Mi ricordo, pace alle loro buone anime, che si alzavano

sempre presto per vedere la sfilata del circo fare il suo

ingresso in paese e si rammarricavano che i loro princi-

pi morali non permettessero di seguirlo fin sotto la ten-

da; erano sempre pronte per i cortei del Quattro Luglio

 

minstrel show 69

 

e della scuola domenicale di dottrina per le conferenze,

le assemblee, gli esercizi spirituali in chiesa o all’aperto

– per ogni sorta di dissipazione, in realtà, di cui non si

fosse certi che avessero alcunché di irreligioso -, né si

lasciavano mai sfuggire… un funerale…..

Ma i missionari, cui le mie zie andavano veramente paz-

ze, e per i quali divennero anche un po’ eretiche…, non

erano altro che la ‘troupe dei Christy Minstrels’, a quei

tempi una delle più famose e delle migliori.

Vi andammo presto e occupammo dei posti in prima fi-

la. Di lì a poco, quando tutti i posti dell’ampia platea fu-

rono accupati, erano presenti 1600 persone. Tutte urlan-

ti… ed in delirio….

 

minstrel show 69

 

Allorché i negri uscirono in fila sulla scena nei loro co-

stumi grotteschi e bizzarri, le due vecchiette erano qua-

si mute per lo stupore. Io spiegai loro che laggiù in Africa

i missionari andavano sempre vestiti così.

Mia zia Betsy disse, con tono di rimprovero:

– Ma quelli sono negri!

Risposi:

– Non conta molto; in un certo senso sono americani, per-

ché lavorano per la Società Americana per le Missioni…

e noi divenimmo tutti Missionari…..

(Twain, Autobiografia)

 

  

 

 

minstrel show 69

SILENZIO…. BIANCO! (2)

Precedenti capitoli:

Silenzio… Bianco! 

Prosegue in:

L’arte della menzogna

Foto del blog:

L’arte della menzogna (1)  &  (2)

Da:

i miei libri 

 

silenzio bianco 12

 

 

 

  

Certo da lì a poco è entrato nel buio di una malattia intolle-

rabile, e il 17 marzo ha fatto chiedere proprio a Stalin il ve-

leno per suicidarsi a fronte di dolori sempre più insosteni-

bili.

Richiesta che il gruppo dirigente del Partito respinse.

Ma la lettera di trasmissione della Krupskaja non significa

affatto che fino a quel momento la ‘Lettera al Congresso’ fos-

se rimasta ignota al vertice del Partito.

Ora sappiamo per certo che non è così.

 

silenzio bianco 12

 

Nel luglio del 1991 un giovane storico, Jurij Buranov, ha tro-

vato nell’archivio del PCUS il biglietto di trasmissione che

accompagnava l’intero materiale compreso l”addendum’

del 4 gennaio: esso è datato ‘Mosca, 7 giugno 1923’.

Il biglietto viene da Kujbysev, un fedelissimo di Stalin non-

ché segretario del CC, ed è indirizzato a Kemenev, in quel

momento alleato di Stalin.

 

silenzio bianco 12

 

A questo punto è giusto chiedersi, prima di proseguire in

questa ricostruzione, in che cosa consistesse l”autografo’.

Trattandosi di testi dettati, sono copie dattiloscritte, rivi-

ste dall’autore, opera di varie segretarie, di cui si conosco-

no nomi e ruoli: la Volodiceva ha dattiloscritto il testo più

ampio della ‘Lettera al Congresso (23-25 dic. ’22), la Foti-

eva l”addendum’ (di cui Lenin era perfettamente consape-

vole…) (4 gennaio) sulla rimozione di Stalin.

 

silenzio bianco 12

 

Le ‘testimonianze’ di queste segretarie sono incluse nella

parte finale (anche se taluni storici, non accreditati nel

presente volume, “confermano” il ruolo ‘assegnato’ alle

segretarie, è più che certo che Lenin essendo a conoscen-

za dei metodi del regime, in un’ultima abbagliante ‘luce

di verità e lucidità politica’, data dal suo ‘genio rivoluzio-

nario’, abbia deciso di servirsi di quegli stessi metodi per

precisi fini nell’interesse della collettività.) della grande

Opera Omnia…di Lenin (1964).

 

silenzio bianco 12

 

Ma le loro testimonianze più interessanti sono affidate

a una lunga intervista raccolta da A. Bek. Secondo que-

ste testimonianze, qualcuno (in assenza di indicazioni

da parte di Lenin) suggerì alla Volodiceva, a dettatura

appena conclusa – Lenin aveva solo brevi periodi di lu-

cidità di lavoro -, di recapitare a Stalin il testo del 23

dicembre.

Così si ricostruisce il cammino per lo meno di quel fo-

glio: quello, ricordiamo, che concede molto alle richie-

ste di Trockij sul GOSPLAN.

La trascrizione che viene fatta recapitare a Stalin gli

giunge mentre sono con lui Bucharin, Ordzonikidze,

la Allilueva. Stalin fa bruciare l”originale’ (anche se

come ripeto, non sia da escludere che Lenin avesse

previsto questa mossa politica, forse se non addirit-

tura… sollecitata…per evidenziarne il vero caratte-

re in seno ai vertici dello stesso partito) dopo…… 

 

silenzio bianco 12

 

averne fatto trarre una ‘copia’ a mano e le consuete cin-

que copie a macchina per Lenin….

Buranov ha rintracciato ‘la copia manoscritta dalla Alli-

lueva (fotografica) e ha scoperto che lì, nel capoverso

sul GOSPLAN, manca una frase.

Sembrava che Lenin avesse scritto:

‘Penso di proporre all’attenzione del Congresso di dare,

a certe condizioni, un carattere legislativo alle decisio-

ni del GOSPLAN, andando incontro, a questo riguardo,

al compagno … Bianco Trockij…..’

 

silenzio bianco 12

 

Invece nell’esemplare vergato dalla Allilueva rintrac-

ciato da Buranov, queste ultime parole, molto limita-

tive, mancano. 

L’ipotesi (prevista dallo stesso Lenin…) di una interpo-

lazione voluta da Stalin col fine di depotenziare il sug-

gerimento di Lenin di ‘andare incontro’ al Bianco Tro-

ckij sembra la più probabile. Per essere efficace la ma-

nipolazione doveva essere fatta subito, prima che na-

scessero le cinque copie: una delle quali andava depo-

sitata nell’archivio personale di Lenin e avrebbe, sem-

pre un domani, creato serio imbarazzo… per un certo

tipo di … fede politica….. e di conseguenza per una de-

terminata condotta……morale adottata da…….

(L. Canfora, La Storia Falsa…)

 

 

  

 

silenzio bianco 12