Prosegue in:
Il motivo del sacrificio (1) (2)
Adducendo a pretesto atti di tradimento, di separatismo e altri
crimini analoghi imputati agli Armeni in quanto minoranza, le
autorità ottomane ordinarono la deportazione di tutta la popo-
lazione armena delle province orientali e sud-orientali dell’Im-
pero, per ragioni di sicurezza nazionale.
Questo era il risultato di un’azione concertata dalle autorità
militari in accordo con il Comitato Centrale del partito ‘Ittihad’,
allo scopo di privare l’Anatolia della sua popolazione armena,
approfittando della guerra. Tale azione era legata a un lungo
processo deliberativo in cui erano coinvolti gli organi supremi
del partito, i militari, il Ministero degli Interni e i servizi di si-
curezza.
Durante una riunione segreta, era stato messo a punto un pro-
gramma concreto che doveva servire da guida ai funzionari e
agli ispettori del partito incaricati di mettere in atto il piano di
genocidio.
Nel 1915, il governo turco cominciò e portò a termine spietata-
mente un’operazione ‘infamante’, il massacro e la deportazione
generale degli Armeni dell’Asia Minore.
L’eliminazione di questo popolo dalla carta dell’Asia Minore
fu quasi totale, per quanto potesse esserlo su così vasta scala.
E’ indubbio che questo crimine fosse stato pianificato e commes-
so per ragioni politiche e senza l’aiuto fondamentale di compli-
cità esterne come quella ben documentata della Germania.
Scopo e finalità erano quelle di liberare il suolo turco da un po-
polo cristiano che si opponeva a qualunque aspirazione turca,
che nutriva esso stesso delle ambizioni nazionali e che poteva
realizzarle soltanto a scapito della Turchia, e infine, cosa impor-
tante, era situato geograficamente tra la Turchia e i mussulmani
del Caucaso.
L’ordine di deportazione fu seguito da una campagna segreta di
propaganda condotta dal Dipartimento del Ministero turco della
Guerra; questa campagna cercava di scagionare il governo turco
facendo ricadere tutte le colpe sugli Armeni, presentati come una
minaccia per la sicurezza nazionale.
(Riporto una preziosa testimonianza per documentare i complici
e forse i mandanti che ispirararono questo genocidio. Non occor-
rono ulteriori commenti circa il ruolo futuro di questi stessi…
‘aguzzini’…)
Il ragionamento del generale Bronsart….
Bronsart colpevolizza gli Armeni per giustificare il modo in cui
essi furono trattati durante la prima guerra mondiale.
Tuttavia, le vittime non sono soltanto accusate di atti provocatori,
ma sono anche denigrate dall’uso d’immagini degradanti, frutto
del pregiudizio e dello stereotipo.
Secondo questo ragionamento, gli Armeni avrebbero avuto solo
ciò che meritavano.
Vale la pena prendere in esame attentamente quest’atteggiamento,
poiché esso chiarisce i meccanismi psicologici che motivano tali
‘aguzzini’, e innescano i comportamenti sociali attraverso i quali
questa complicità sembra essersi sviluppata e in seguito giustifi-
cata. E’ evidente che l’ostlità del generale verso questa popolazio-
ne, (ed anche di singoli individui che presero le loro difese) an-
nientata non è diminuita nel corso degli anni del dopoguerra, ma,
al contrario, è rimasta la stessa.
Come se si sentisse frustrato dal fatto che lo sterminio di questa
popolazione non sia stato totale, Bronsart continua ad accanirsi
sugli Armeni nel loro complesso.
Uno dei metodi ch’egli impiega a questo scopo è quello di para-
gonarli agli Ebrei, denigrando pure loro:
Di fatto, gli Armeni sono come gli Ebrei, dei parassiti fuori dai confini
della loro patria (che non possono e debbono rappresentare), che succhia-
no il sangue del popolo che li accoglie. Ogni anno, essi abbandonano la
loro terra natale – come gli Ebrei polacchi che emigrano in Germania –
per darsi all’usura. E’ da lì che scaturisce l’odio che si è scatenato in
forma medievale contro questo popolo sgradevole e che ha portato alla
loro eliminazione.
In altri passi, egli considera gli Armeni degli ‘agitatori’, giusta-
mente e pubblicamente detestati da un capo all’altro della
Turchia, ben più dei ‘peggiori Ebrei’.
Estendendo il suo odio all’ambasciatore americano Morgenthau
che aveva tentato d’intercedere in favore degli Armeni, Bronsart
lo chiama con disprezzo l’ ‘Ebreo Morgenthau’.
Con un gioco di parole, egli definisce gli Stati Uniti ‘Stati Uniti
corrotti’. Una delle ragioni di quest’invettiva era che, nelle sue
Memorie, Morgenthau aveva definito il generale Bronsart un
‘genio del male’, che si era immischiato nelle questioni dei
Turchi, influenzando alcune delle loro decisioni.
Un documento tedesco di quell’epoca rivela pure che il generale in questio-
ne voleva estendere le misure di deportazione anche alla popolazione greca!
Rimase lettera morta negli archivi tedeschi, questo appello…….?
(Vahakn N. Dadrian, Storia del genocidio armeno)