5 SETTEMBRE 1568

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5 settembre 1568

 

 

Nell’estrema sua età il Campanella, accolto nelle corti e carezzato

dai grandi, soleva pure ricordar con piacere la grata impressione

che aveva prodotto in lui l’avere veduto per la prima volta scolpiti

i suoi versi in un arco di tempo eretto nella devota chiesa del suo

convento.

Ma ripigliando il discorso della sua età giovanile, le lodi che d’ogni

parte di sé gli venivano udite erano tanto pungenti stimoli di

gloria al suo cuore. 

5 settembre 1568

Imperciocché non si negavano a lui quelle lodi, le quali agl’ingegni

precoci mai si negano, e che ben presto gli uomini per invidia

convertono in calunnie e in oltraggi: tanto loro pesa la saggezza.

E scrisse in San Giorgio le lezioni che ascoltava riducendole in

miglior forma e come in compendio.

Pure di quelle il suo ingegno poco si contentava.

Onde si diè da ultimo ansiosamente a cercare, se nella filosofia

aristotelica, quale allora insegnavasi nelle scuole, tutto fosse vero,

o non piuttosto il vero fosse mescolato col falso, di che già gli

era entrato nell’animo un dubbio crudele.

 

(Sì’ ccorse, il povero Campanella, ieri come oggi, che la scuola

non insegna alla favella, ma solo a far bottega, prima di lui anche

il pagano, maledetto apostata sì’ccorse dell’usanza in questa

strana creanza, che il professor è più indegno del suo …povero

scolaretto…).

 

5 settembre 1568

E’ fama che il Campanella nelle sue prime indagini muovesse il

dubbio e che tanto spingesse il suo pirronismo storico da dubitare

perfino se Carlo Magno, uno de’ personaggi meglio compravati

della storia fosse mai stato.

E volse i greci e gli arabi commentatori d’Aristotile, e volle vedere

co’ propri occhi: ‘Se le cose che essi dicevano si leggessero o pur

no nel mondo, il quale aveva da’ savi appreso a riguardare come

codice vivo di Dio’.

Né i maestri suoi gli davano tali risposte ai dubbi ch’ei lor proponea

che il potessero soddisfare; onde ei fece seco medesimo questo

propinimento, di volere d’ora innanzi leggere da sé i libri di

Platone, di Plinio, di Galano, degli Stoici, e de’ seguaci di Democrito,

ed in ispezialità i libri del Telesio, vedere che di vero, che di

falso contenessero quelli.

(M. Baldacchini, Vita di Tommaso Campanella)

 

 

5 settembre 1568