ALLA RICERCA DEL ‘MONTE ANALOGO’ (31)

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Alla ricerca del ‘Monte Analogo’ (30)

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Alla ricerca del ‘Monte Analogo’ (32)

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Alla ricerca del ‘Monte Analogo’  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

 

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…. Gli invitati arrivarono più o meno in orario (come previsto).

Voglio dire che, essendo stato fissato l’appuntamento per le

quattro, Mr Beaver era lì per primo alle tre e 59 mentre Julie

Bonasse, l’ultima arrivata, benché fosse stata trattenuta da

una prova, era comparsa poco dopo che erano suonate le

quattro e mezza….

 

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Dopo il brusio delle presentazioni, ci sistemammo intorno a

un grande tavolo a cavalletti e il nostro ospite prese la parola.

Ricordò a grandi linee la conversazione che aveva avuto con

me, affermò l sua convinzione dell’esistenza del Monte Analo-

go, affermò e dichiarò che stava per organizzare una spedi-

zione per esplorarlo (e prese in merito anche dei brevi appunti).

– La maggior parte di noi,

proseguì,

 

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– conosce già il modo con cui ho potuto, in una prima appros-

simazazione, limitare il ‘campo’ delle ricerche. Ma due o tre

persone non sono ancora al corrente e per loro, e anche allo

scopo di rinfrescare la memoria agli altri, riprenderò l’esposi-

zione delle mie deduzioni….

Mi lanciò a questo punto uno sguardo malizioso e insieme au-

toritario, che esigeva la mia complicità in quell’abile menzogna.

 

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Perché nessuno beninteso, era al corrente di niente. Ma, con

questa semplice astuzia, ognuno aveva l’impressione di far

parte di una minoranza ignorante, di essere uno dei ‘due o tre

che non erano al corrente’, credeva di sentire intorno a sé la

forza di una maggioranza convinta, e aveva fretta di venir con-

vinto a sua volta.

Questo metodo di Sogol per ‘mettersi in tasca l’uditorio’, co-

me più tardi disse, era una semplice applicazione, diceva,

 

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del metodo matematico che consiste nel ‘considerare il pro-

blema come risolto’; o anche, saltando alla chimica, ‘un e-

sempio di una reazione a catena’.

Ma se questa astuzia era al servizio della verità, si poteva

ancora chiamarla menzogna? In ogni modo, ognuno tese il

suo più intimo orecchio…..

– Riassumo,

disse,

– i dati del problema…..

In primo luogo, il Monte Analogo deve essere molto più alto

 

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delle più alte montagne finora conosciute. La sua vetta deve

essere inaccessibile con i mezzi finora conosciuti. Ma, in se-

condo luogo, la sua base deve essere accessibile per noi

(che lo dobbiamo conquistare..), e le sue pendici più basse

devono essere già abitate da esseri umani simili a noi, giac-

ché esso è la via che unisce effettivamente il nostro regno u-

mano attuale a regioni superiori…..

Abitate, dunque abitabili…

 

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Che presentano dunque un insieme di condizioni di clima,

di flora, di fauna, di influenze cosmiche di ogni genere, non

troppo diverse da quelle dei nostri continenti. Poiché il mon-

te stesso è estremamente alto, la sua base deve essere ab-

bastanza larga per sostenerlo: deve trattarsi di una superficie

grande almeno come quella delle isole più vaste del pianeta

– della Nuova Guinea, del Borneo, del Madagascar – forse an-

che dell’Australia.

 

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Ammesso questo, sorgono tre questioni: come mai questo

territorio è sfuggito finora alle investigazioni dei viaggiatori?

Come penetrarvi?

E dove si trova?

Risponderò subito alla prima domanda, che può sembrare

la più difficile da risolvere. Ma come? Sulla nostra Terra esi-

sterebbe una montagna più alta delle più alte vette dell’Hima-

laya e non ce ne saremmo ancora accorti?

 

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Sappiamo tuttavia a priori, in virtù delle leggi dell’analogia, che

deve esistere. Per spiegare il fatto che non sia stata ancora

notata, si presentano varie ipotesi…. Prima di tutto, potrebbe

trovarsi sul continente australe, ancora poco conosciuto. Ma

prendendo la carta dei punti già raggiunti di questo continente

e determinandone, con una semplice costruzione geometrica,

lo spazio che lo sguardo umano ha potuto abbracciare a parti-

re da questi punti, si vede che un’altezza superiore agli 8000

metri non sarebbe potuta passare inosservata – né in quella né

in alcun’altra regione del pianeta….

 

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Questo argomento mi parve geograficamente molto discutibi-

le. Ma per fortuna nessuno vi fece attenzione.

Proseguì:

– Si tratterebbe dunque di una montagna sotterranea? Certe leg-

gende, che si sentono raccontare soprattutto in Mongolia e nel

Tibet, fanno allusione a un mondo sotterraneo, dimora del ‘Re

del Mondo’, dove si conserva, come un seme imperituro, la co-

noscenza tradizionale. Ma questa dimora non corrisponde alla

seconda condizione di esistenza del Monte Analogo; non po-

 

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trebbe offrire un ambiente biologico sufficientemente vicino al

nostro solito ambiente biologico; e anche se il mondo sotterra-

neo esiste, è probabile che si trovi proprio nei fianchi del Mon-

te Analogo.

Poiché tutte le ipotesi di questo genere sono inammissibili,

siamo portati a porre il problema diversamente. Il territorio cer-

cato deve poter esistere ‘in una regione qualsiasi’ della super-

ficie del Pianeta; bisogna dunque studiare per quali condizioni

risulta inaccessibile non solo alle navi, agli aerei o ad altri mez-

zi di trasporto, ma anche anche quando pensiamo vederla,

sfugge agli occhi della conoscenza ed allo sguardo…..

(Prosegue….)

 

(René Daumal, Il Monte Analogo; e grazie alle bellissime

foto e a tutta l’arte della brava Tatiana Plakhova…)

 

 

 

 

 

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