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Alla ricerca del ‘Monte Analogo’ (1) & (2)
Da:
…. Gli invitati arrivarono più o meno in orario (come previsto).
Voglio dire che, essendo stato fissato l’appuntamento per le
quattro, Mr Beaver era lì per primo alle tre e 59 mentre Julie
Bonasse, l’ultima arrivata, benché fosse stata trattenuta da
una prova, era comparsa poco dopo che erano suonate le
quattro e mezza….
Dopo il brusio delle presentazioni, ci sistemammo intorno a
un grande tavolo a cavalletti e il nostro ospite prese la parola.
Ricordò a grandi linee la conversazione che aveva avuto con
me, affermò l sua convinzione dell’esistenza del Monte Analo-
go, affermò e dichiarò che stava per organizzare una spedi-
zione per esplorarlo (e prese in merito anche dei brevi appunti).
– La maggior parte di noi,
proseguì,
– conosce già il modo con cui ho potuto, in una prima appros-
simazazione, limitare il ‘campo’ delle ricerche. Ma due o tre
persone non sono ancora al corrente e per loro, e anche allo
scopo di rinfrescare la memoria agli altri, riprenderò l’esposi-
zione delle mie deduzioni….
Mi lanciò a questo punto uno sguardo malizioso e insieme au-
toritario, che esigeva la mia complicità in quell’abile menzogna.
Perché nessuno beninteso, era al corrente di niente. Ma, con
questa semplice astuzia, ognuno aveva l’impressione di far
parte di una minoranza ignorante, di essere uno dei ‘due o tre
che non erano al corrente’, credeva di sentire intorno a sé la
forza di una maggioranza convinta, e aveva fretta di venir con-
vinto a sua volta.
Questo metodo di Sogol per ‘mettersi in tasca l’uditorio’, co-
me più tardi disse, era una semplice applicazione, diceva,
del metodo matematico che consiste nel ‘considerare il pro-
blema come risolto’; o anche, saltando alla chimica, ‘un e-
sempio di una reazione a catena’.
Ma se questa astuzia era al servizio della verità, si poteva
ancora chiamarla menzogna? In ogni modo, ognuno tese il
suo più intimo orecchio…..
– Riassumo,
disse,
– i dati del problema…..
In primo luogo, il Monte Analogo deve essere molto più alto
delle più alte montagne finora conosciute. La sua vetta deve
essere inaccessibile con i mezzi finora conosciuti. Ma, in se-
condo luogo, la sua base deve essere accessibile per noi
(che lo dobbiamo conquistare..), e le sue pendici più basse
devono essere già abitate da esseri umani simili a noi, giac-
ché esso è la via che unisce effettivamente il nostro regno u-
mano attuale a regioni superiori…..
Abitate, dunque abitabili…
Che presentano dunque un insieme di condizioni di clima,
di flora, di fauna, di influenze cosmiche di ogni genere, non
troppo diverse da quelle dei nostri continenti. Poiché il mon-
te stesso è estremamente alto, la sua base deve essere ab-
bastanza larga per sostenerlo: deve trattarsi di una superficie
grande almeno come quella delle isole più vaste del pianeta
– della Nuova Guinea, del Borneo, del Madagascar – forse an-
che dell’Australia.
Ammesso questo, sorgono tre questioni: come mai questo
territorio è sfuggito finora alle investigazioni dei viaggiatori?
Come penetrarvi?
E dove si trova?
Risponderò subito alla prima domanda, che può sembrare
la più difficile da risolvere. Ma come? Sulla nostra Terra esi-
sterebbe una montagna più alta delle più alte vette dell’Hima-
laya e non ce ne saremmo ancora accorti?
Sappiamo tuttavia a priori, in virtù delle leggi dell’analogia, che
deve esistere. Per spiegare il fatto che non sia stata ancora
notata, si presentano varie ipotesi…. Prima di tutto, potrebbe
trovarsi sul continente australe, ancora poco conosciuto. Ma
prendendo la carta dei punti già raggiunti di questo continente
e determinandone, con una semplice costruzione geometrica,
lo spazio che lo sguardo umano ha potuto abbracciare a parti-
re da questi punti, si vede che un’altezza superiore agli 8000
metri non sarebbe potuta passare inosservata – né in quella né
in alcun’altra regione del pianeta….
Questo argomento mi parve geograficamente molto discutibi-
le. Ma per fortuna nessuno vi fece attenzione.
Proseguì:
– Si tratterebbe dunque di una montagna sotterranea? Certe leg-
gende, che si sentono raccontare soprattutto in Mongolia e nel
Tibet, fanno allusione a un mondo sotterraneo, dimora del ‘Re
del Mondo’, dove si conserva, come un seme imperituro, la co-
noscenza tradizionale. Ma questa dimora non corrisponde alla
seconda condizione di esistenza del Monte Analogo; non po-
trebbe offrire un ambiente biologico sufficientemente vicino al
nostro solito ambiente biologico; e anche se il mondo sotterra-
neo esiste, è probabile che si trovi proprio nei fianchi del Mon-
te Analogo.
Poiché tutte le ipotesi di questo genere sono inammissibili,
siamo portati a porre il problema diversamente. Il territorio cer-
cato deve poter esistere ‘in una regione qualsiasi’ della super-
ficie del Pianeta; bisogna dunque studiare per quali condizioni
risulta inaccessibile non solo alle navi, agli aerei o ad altri mez-
zi di trasporto, ma anche anche quando pensiamo vederla,
sfugge agli occhi della conoscenza ed allo sguardo…..
(René Daumal, Il Monte Analogo; e grazie alle bellissime
foto e a tutta l’arte della brava Tatiana Plakhova…)