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Per meglio comprendere Lovecraft, può essere d’aiuto
ricordare come la sua epoca fosse caratterizzata dalla
volontà di liberarsi dai ‘pudori vittoriani’: è proprio tra
gli anni 20 e 30, infatti, che il vezzo di infilare un’osce-
nità dietro l’altra aspira a diventare il marchio dell’au-
tentica immaginazione creativa.
E’ quindi naturale che anche i giovani corrispondenti
di Lovecraft subissero questo condizionamento: ecco
allora perché lo interpellano con insistenza sull’argo-
mento.
E lui risponde…..
Con sincerità…..
All’epoca in cui Lovecraft scriveva, dunque, si comin-
ciava a trovare interessante spiattellare testimonianze
su varie esperienze sessuali, ovvero, in altre parole, af-
frontare l’argomento ‘apertamente e in tutta franchez-
za’.
Un simile atteggiamento franco e disinvolto non veniva
ancora usato per le questioni di denaro, le transazioni
borsistiche, la gestione del patrimonio immobiliare ecc…
Quando si affrontavano questi argomenti c’era ancora
l’abitudine di situarli in qualche modo in una prospetti-
va sociologica o morale.
La vera e propria liberazione in questo campo si è pro-
dotta solo negli anni 60. E’ senza dubbio per questo che
nessuno dei corrispondenti di Lovecraft ha mai ritenu-
to opportuno chiedergli come mai nei suoi racconti il
denaro, esattamente come il sesso, non rivesta il mini-
mo ruolo – mai neanche la minima allusione alla situa-
zione finanziaria dei suoi personaggi.
Anche qui, per Lovercraft la cosa non ha nessun inte-
resse.
Con tali premesse, il fatto che Lovercraft non provasse
la minima simpatia per Freud, il grande psicologo dell’-
era capitalistica non è certo sorprendente.
Quest’universo di ‘transazioni’ e di ‘transfert’, che dà al
lettore l’impressione di essere capitato per sbaglio in un
consiglio di amministrazione, non aveva niente che potes-
se sedurlo.
Ma al di là di quell’avversione per la psicanalisi che sareb-
be diventata comune a molti artisti (perché artisti…per l’-
appunto….), Lovercraft aveva qualche piccolo motivo
supplementare per disistimare il ‘ciarlatano viennese’.
Freud infatti, si permette di parlare di sogni, e addirittu-
ra ne fa il fulcro della propria disciplina.
Ma quella dei sogni è una materia che Lovercraft cono-
sce bene, tanto da considerarla una specie di riserva perso-
nale (che il cirlatano evidentemente mal interpreta…).
In effetti ben pochi scrittori hanno utilizzato i propri so-
gni con una sistematicità pari alla sua (per il vero suc-
cede sovente il contrario, ci si appropria dei sogni altrui
per renderli propri….): Lovercraft raccoglie i propri sogni,
li classifica; talvolta lo entusiasmano al punto che ne
trascrive di slancio l’intreccio prima ancora di svegliarsi
del tutto (è il caso di Nyarlathotep.……..); talvolta ne
memorizza solo alcuni elementi, per inserirli in una
nuova trama; e comunque li prende sempre molto sul
serio.
Alla luce di tutto ciò dobbiamo quindi dedurre che
Lovercraft, limitandosi a criticarlo solo due o tre volte
nel carteggio, nei confronti di Freud si sia mostrato re-
lativamente misurato; in realtà, a parte gli insulti, non
riteneva di avere molto altro da dire sulla psicanalisi,
anche perché era convinto della povertà del suo os-
sessivo simbolismo (pur presente nel mondo onirico,
di fatto assente ed estraneo ad esso….).
(M. Houellebecq, H.P. Lovercraft, Contro il mondo, contro la vita)