CONVERSAZIONE AL LUME DI CANDELA (Eremiti nella taiga) (13)

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I vecchi Credenti di questa branca non rifiutavano solo la rasatura della barba

imposta da Pietro, il tabacco e il vino. Tutto quanto fosse laico veniva rifiutato,

che si trattasse delle leggi dello Stato, del servizio nell’esercito, del passaporto

interno, del denaro, di qualsiasi potere, ‘gioco’, canto e qualsiasi cosa ‘potessero

escogitare uomini non timorati di Dio’.

L’amicizia col mondo era inimicizia verso Dio.

Bisognava fuggire e nascondersi!

Questo eccezionale ascetismo era alla portata di un numero limitato di persone:

miserabili oppure, al contrario, personalità forti, in grado di reggere il peso della

vita eremitica. La sorte fece incontrare gli uni e gli altri.

La vita incalzava di continuo i beguny, cacciandoli negli angoli più inaccessibili.

E adesso ci è chiaro il percorso storico durato trecento anni che conduce all’izba

sull’Abakan.

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Il padre e la madre di Karp Osipovic erano giunti dalla regione di Tjumen’ e si

erano lì insediati al riparo della foresta. Fino agli anni Venti a 150 chilometri

da Abaza prospereva una piccola comunità vecchio-credente detta Tisi.

Aveva lì orti, bestiame, campi seminati, lì pescavano e cacciavano. Questo

piccolo focolare abitato e inaccessibile nella taiga veniva chiamato l’insediamento

dei Lykov.

Lì era nato Karp Osipovic.

Come si può immaginare, l’insediamento attuava i suoi scambi col mondo 

attraverso intermediari che, su imbarcazioni manovrate con pertiche, venivano

a prendere pellicce e pesce in cambio di ‘sale e ferro’.

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La vita dei Vecchi Credenti di Tisi non era povera. La famiglia dei Lykov era

prossima a un villaggio, avevano il loro appezzamento. Tuttavia il posticino

tranquilo sulla tranquilla riva del fiume presentava anche i suoi inconvenienti

– i campi si inondavano, la segale marciva, negli orti a causa delle frequenti

nebbie non tutto maturava come avrebbe dovuto.

Osip Lykov, che aveva già adocchiato un posto più elevato sull’Abakan, 

nel 1928 o forse nel 29 decise di abbandonare Tisi. Non è escluso che la

partenza sia stata accelerata dalle voci che giungevano: ‘Censiscono i 

nostri’. Per i Vecchi Credenti la parola ‘censimento’ è sempre stata il segnale

che bisognava ‘spostarsi oltre’.

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Insieme ad altre quattro famiglie i Lykov si installarono dunque più in alto

sull’Abakan, nel punto dove confluiva col fiumiciattolo Kair. Questo luogo

era adatto alla vita non solo in virtù delle condizioni naturali, ma anche

perché corrispondeva del tutto al, concetto di ‘deserto’, ossia era un luogo

che prometteva di restare isolato dal mondo. 

I due figli di Osip Lykov, Karp ed Evdokim, si sposarono allora. Karp prese 

nella sua izba Akulina Dajbova, una di sette sorelle del villaggio Dajbovo,

sul fiume Bija. La vita di quel pugno di ‘eremiti’ sul Kair non restò a lungo

tranquilla. Nel 1931 fu creata la riserva naturale dell’Altaj, con sede sul lago

Teleckoe, e il corso superiore del fiume Abakan entrò a far parte del suo

territorio.

La caccia e l’agricoltura furono proibite.

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Proposero a tutti i Vecchi Credenti colà residenti di entrare al servizio della

riserva, oppure di abbandonarla.

Per alcuni anni si cercò di ignorare la modesta comunità sul Kair. Ma nel 1934

si presentò una pattuglia capeggiata da una vecchia conoscenza dei Lykov,

il loro correligionario Danil Molokov. Proposero agli ‘eremiti’ di trasferirsi

altrove con le buone. Acconsentirono tutti e dissero che sarebbero tornati a

Tisi. Ma, come si può immaginare, inviarono al villaggio dei loro ricognitori

che ne tornarono con notizie che escludevano la possibilità di vivere là.

A Tisi era stata creata una cooperativa:’Raccoglievano noci, fabbricavano 

botti, allevavano procioni’.

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Le nuove condizioni di vita al villaggio escludevano la possibilità di 

soggiornarvi per ‘eremiti’ che non riconoscevano né i pezzi di carta, né la 

sottomissione a chicchessia. Coi due figli Savin e Natal’ja, Akulina e Karp

Lykov si allontanarono dal territorio della riserva e si stabilirono sul fiume

Lebed’, senza tuttavia rompere col loro insediamento sul Kair. A ciò erano 

stati indotti dalle difficoltà della loro vita e dalla ferma convinzione che 

bisogna nascondersi al ‘mondo’. 

Agaf’ja: ‘Madre Raisa non faceva che dire a papà: bisogna vivere nel deserto.

La salvezza consiste in questo’.

Nel 1935 due uomini armati furono inviati dalla riserva a controllare se i Vecchi

Credenti se ne erano andati. Raggiunto l’insediamento sul far della sera, la

pattuglia di Nkolaj Rusakov e Dmitrij Chlobystov scorse i fratelli Karp ed

Evdokim Lykov impegnati nella raccolta delle patate. Nel giro di un attimo

si svolse il dramma di cui Karp Osipovic, ancora diffidente, non mi ha detto

nulla, ma che ho appreso dal cacciatore Tigrij Georgievic Dul’kejt, il quale

ha raccolto ha suo tempo la testimonianza della pattuglia.

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‘Evdokim, vedendo venirgli incontro degli uomini armati in uniforme, si

precipitò verso un mucchio di gambi e foglie su cui aveva lasciato il suo

fucile. Il colpo del soldato di pattuglia Rusakov precedette Evdokim nel

momento in cui puntava il suo fucile a tre canne’.

Così morì uno dei fratelli Lykov. 

(Vasilij Peskov, Eremiti nella taiga) 

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