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Poveri di spirito
oggi come allora
dominano la materia…
Certi di aver ragione
…almeno su quella.
Anima Mundi
che ogni volta
ci insegni
una nuova preghiera.
Allontana da noi
quella triste parola
di materia morta….
Non è facile, per un lettore contemporaneo, rendersi conto dei modi,
oggi non facilmente concepibili, in cui la discussione sui primi abitatori
della Terra e sulle civiltà più antiche andò a intrecciarsi con i temi
della geologia, con le discussioni attinenti agli strati terrestri e ai
fossili.
Non è neppure agevole cogliere il senso della grande discussione
sui fossili che occupò a lungo e con straordinaria intensità un numero
rilevante di filosofi naturali.
Oggi pensiamo alla geologia come alla scienza che studia l’origine,
la costruzione, la struttura e la storia della Terra e degli organismi
che vivono su di essa. Pensiamo alla cosmologia come alla scienza
che ricerca le leggi generali dell’universo e che si occupa anche
delle sue origini e del suo probabile destino.
Come scienze delle vicissitudini attraversate dalla terra e dall’Universo,
geologia e cosmologia sono scienze recenti. Sono infatti legate a
quella profonda rivoluzione concettuale che è stata impropriamente
denominata ‘la scoperta del Tempo’.
La natura può essere pensata come una immobile serie di forme poste
in atto da Dio al momento della creazione e che si conservano immutate
nel corso del Tempo. La provvisorietà e il carattere transuente
non riguardano le forme, ma solo gli individui.
In questa prospettiva i fossili non vengono visti come vestigia o
documenti o tracce di ciò che è accaduto nel corso del tempo.
Vengono visti come oggetti strani, pietre di tipo particolare,
scherzi o giochi della natura.
Una pietra ha la forma di una conchiglia o reca su di sé l’impronta
di una foglia. Perché mai dovrei pensare che quella pietra sia stata
un tempo un organismo vivente o rechi sulla sua superficie l’
impronta di un organismo vivente?
Molti personaggi considerano del tutto assurda l’idea di un’origine
organica dei fossili. Se la natura è una serie continua e infinita di
forme, cosa c’è di strano nel fatto che alcune forme si presentino
duplicate o ripetute? che diano, in altri termini, pietre che assomigliano
moltissimo a conchiglie? Non vediamo forse forme nelle nuvole
e nelle pietra d’agata? Non rideremmo forse della semplicità
di un selvaggio che, ignorando l’arte della pittura e posto di fronte
a un ritratto annerito dal tempo, dicesse:
“Là c’è stato un uomo in carne e ossa come me, ma il tempo, con
l’aiuto di qualche causa che suppongo operante senza poterla
determinare, ha distrutto la sostanza di quell’uomo e ne restano
ora solo i lineamenti”.
Proprio questo affermava Jean Baptiste Robinet nel 1770, è il
ragionamento dei naturalisti.
E va aggiunto (concludeva) che quel ritratto, per quanto lo si
supponga annerito dal tempo, assomiglia a un uomo assai più
di quanto molte pietre figurate rassomigliano alle piante e ai
pesci di cui si crede esse sarebbero le impronte.
Per illustrare la sua tesi, Robinet dedicherà pagine e pagine
dei suoi cinque tomi ‘De la nature’ a illustrare pietre che hanno
la forma di crani, cervelli, piedi, occhi, seni, organi sessuali maschili
e femminili.
Martin Lister, nel 1671, si era autorevolmente opposto all’ipotesi,
avanzata da Stenone, dell’origine organica dei fossili.
Ma l’aternativa, non nasceva solo sul piano della differenza fra le
conchiglie mediterranee, sulle quali aveva lavorato Stenone e
quelle inglesi di assai più difficile interpretazione, che Lister
aveva preso in esame.
Dietro una controversia tecnica operavano differenti presupposti
di tipo filosofico, erano presenti tradizioni culturali molto diverse.
All’interno di ciascuna delle due differenti soluzioni emergevano
comunque gravi difficoltà.
La tesi dell’origine organica faceva emergere notevoli differenze fra
le specie viventi e gli animali fossili. Il rilievo di tali differenze
conduceva necessariamente alla constatazione che alcune specie
si erano estinte.
Ma ammettere l’estinzione di specie viventi non implicava una
inammissibile rottura nella ‘pienezza’ della realtà e nella ‘grande
catena dell’essere’?
Non equivaleva a riconoscere elementi di incompletezza e di
imperfezione nell’opera del Creatore?
Per sfuggire a queste difficoltà, mantenendo in piedi la tesi dell’
origine organica, il filosofo e botanico John Ray si costruirà una
via d’uscita:
“I fossili sono di origine organica e tuttavia non derivano da specie
animali estinte, ma da specie che esistono anche attualmente, seppure
sconosciute agli uomini, in qualche remota parte del globo.
Questi oggetti se vengono concepiti come produzioni dovute al
caso e non come effetti di un Consiglio o Disegno….non possono
diventare un’arma nelle mani dei sostenitori dell’ateismo?”
(P.Rossi, L’oscuro abisso del tempo)