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Dialoghi con Pietro Autier 2 &
La storia degli Umiliati ci richiama Valdo e i Valdesi.
Compaiono insieme o poco prima di questi. Si vedono o
intravedono, su la metà del XII secolo, a Milano che è il
gran centro del Cristianesimo, diciamo così,irregolare di
questo tempo, ed altre città di Lombardia, nuclei di laici
raccolti a vita comune ed operosa, volti a preghiere ed
orazioni.
Sono in gran parte poveri e predicano povertà avangelica.
Sono uomini atti al lavoro e donne, vergini o maritate, che
servono i fratelli
‘come nella Chiesa degli Apostoli’. Hanno in viso qualche
segno di catarismo e patarinismo o arnaldismo e accolgono
certi elementi dottrinali sospetti ad esempio, rifiuto del giu-
ramento nei tribunali, particolarmente aborrimento della
menzogna, stretto obbligo di lavorare, vuoi per procurarsi
sussistenza, vuoi per combatter le tentazioni della carne e a-
ver i mezzi per le elemosine.
Poiché, ‘nessuna elemosina è più preziosa di quella che si fa
coi frutti del proprio lavoro’, come scrive riferendosi agli u-
miliati uno scrittore di poco posteriore.
E’ molto probabile che i più vengano dai bassi ceti, siano tes-
sitori e lavoratori di lana, poiché al lavoro della lana, appun-
to, sono intenti questi gruppi di cristiani, poveri, presi quasi
da ‘ebrezza e fervore di spirito’, come di essi fra poco dirà
Giacomo di Vitry. Raccogliersi e lavorare in un regime quasi
monacale è per essi, fra l’altro, un modo di sottrarsi alla semi-
servitù del loro stato.
Il solito spirito di proselitismo li anima.
Naturalmente, si considerano veri fedeli e cattolici. E chie-
dono da papa Alessandro III conferma della loro vita comune.
Ma qualche loro atteggiamento non deve parere rassicurante,
se si proibisce ad essi di far ‘convenicula’, e gli si nega di poter
predicare in pubblico.
La Chiesa non vuol più sapere di questi laici che si impanca-
no a maestri e sacerdoti, e vuol tirare una ben netta linea di
divisione fra secolari ed ecclesiastici.
Ma ai Valdesi che avevano fatto la stessa domanda, la licen-
za di predicare era stata concessa, sia pur sotto certe condi-
zioni cui essi poi non ottemperano.
Alla proibizione, tutti o molti o parte degli Umiliati disub-
bidiscono. Si mettono così per una china pericolosa: la chi-
na stessa dei Valdesi.
I germi di dottrine non ortodosse fermentano in mezzo a loro.
Documenti del tempo li identificano con i Patarini.
Gli anatemi imperiali e papali del Concilio di Verona del
1184 e, poi, le scomuniche di Vescovi e pastori locali si ab-
battono su ‘Umiliati’, come su Catari e Arnaldisti e Valdesi.
I quali ultimi hanno intanto cominciato a battere la Lombar-
dia. Fra essi e gli Umiliati si verificano contatti e influenze
reciproche che noi intravediamo oscuratamente; come intra-
vediamo il diffondersi degli Umiliati, il bussar alla loro por-
ta di persone di condizione più elevata, anche di chierici se-
colari.
Ma l’entrata di questi nuovi elementi e insieme la condanna
di Verona, i contatti con i Valdesi, le necessità pratiche della
vita in comune e del lavoro in comune, in proprie case, il pro-
sperare dell’azienda rurale e artigianale determiano il formar-
si e cozzare di diverse e contrarie tendenze entro le congrega-
zioni degli Umiliati.
Vi è chi tende a sinistra.
Vi è chi tende a destra.
Romperla con Roma o accostarsi e saldarsi alla Chiesa roma-
na?
E’ il bivio che si presenta ad una quantità di spiriti, ora, in
mezzo al laicato. L’aut aut di Roma rispecchia questo stato di
coscienza religiosa, giunta al momento delle decisioni supre-
me.
Del resto tutta la società medievale o, meglio, tutti gli elemen-
ti nuovi che in essa sono maturati ed affiorati tendono adesso,
fra il XII e XIV sec., a definirsi, a trovar loro proprie forme di
vita, ad organizzarsi in determinati istituti. Così, fra gli Umi-
liati vi son di quelli che, legati più strettamente alle tradizio-
ni catare e arnaldiste e, ora, al nuovo verbo valdese, si metto-
no nettamente fuori della ortodossia, e vanno ad arricchire la va-
ria famiglia degli eretici.
Sono, probabilmente i Poveri di Lombardia, figlioli un po’
di tutti i vari moti precedenti, che appunto fra il XII e XIII
secolo cominciano ad apparire.
Gli altri invece, e probabilmente i più, pendono dalla parte
opposta, prestano la loro servile e secolare obbedienza ai
Vescovi e fanno esplicita dichiarazione di ortodossia, sono per-
meabili all’azione della Chiesa di Roma, che consapevolmen-
te mira ad accelerare, nel senso ortodosso, questo processo
di chiarificazione e definizione della torbida religiosità dei
gruppi laici.