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C’erano insegne che pendevano da tutte le parti, per adescare
il viaggiatore; alcune tentavano di prenderlo per la gola, come
le insegne della taverna e della cantina; altre per la fantasia,
come le insegne dei negozi di stoffe e gioielli; altre ancora di
prenderlo per i capelli, o per i piedi, o per la camicia, come l’-
insegna del barbiere, del calzolaio o del sarto. Inoltre, c’era u-
no stabile e ancor più terribile invito a entrare in visita in ognu-
na di queste case, dove la compagnia era sempre attesa.
Di solito evitavo questi pericoli meravigliosamente: o proce-
dendo alla méta con coraggio e a precipizio, come si racco-
manda a quelli che devono fare la corsa al palo, oppure te-
nendo i miei pensieri su cose elevate, come Orfeo, il quale
‘cantando a voce spiegata le lodi degli dei sulla sua lira, co-
prì le voci delle Sirene e si tenne lontano dal pericolo’.
Talvolta sfrecciavo via all’improvviso e nessuno poteva dire
dove me ne fossi andato, ché non badavo molto essere ag-
graziato nei movimenti e non esitavo mai di fronte al buco
della siepe.
Era piacevolessimo, quando restavo in città fino a sera, lan-
ciarsi nella notte, specialmente se il tempo era buio e tem-
pestoso e da qualche brillante salotto del villaggio, o da qual-
che biblioteca, alzare le vele, con un sacco di farina di sega-
la o di granturco in spalla, verso il mio porto tranquillo, in
mezzo ai boschi, dopo avere chiuso tutto in coperta, ed es-
sermi ritirato sottocoperta con una gioiosa ciurma di pensieri,
lasciando fuori solo il mio uomo esterno, al timone, o persino
legando il timone, quando veleggiavo senza intoppi.
Avevo (ed…ho…) molti allegri pensieri, presso il fuoco in cabi-
na, ‘mentre veleggiavo’. Non fui mai tormentato o spinto fuori
rotta qualunque tempo facesse, sebbene incontrassi certe
violente tempeste.
E’ più buio di quanto si creda, nei boschi, persino nelle notti nor-
mali. Spesso dovevo alzare lo sguardo alle zone di cielo tra le
cime degli alberi, sopra il sentiero, per sapere dove mi trovavo,
e dove non c’era il sentiero carraio dovevo cercare con i piedi
la leggera traccia che avevo lasciato le altre volte che ero pas-
sato; oppure, dovevo guidarmi con certi alberi che conoscevo
e sentivo con le mani, per esempio passando tra due pini a
non più di diciotto pollici di distanza l’uno dall’altro, in mezzo ai
boschi, invariabilmente, nella notte più fonda.
(Thoreau, Walden o vita nei boschi)