LA CAUZIONE (Buster un comico eretico) (2)

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Dopo un po’ il direttore ci fece segno che erano arrivate le sezioni

della Sfera della Morte.

Potevamo sentire i macchinisti che la montavano dietro le quinte.

Ma ci sarebbe voluto un sacco di tempo. Quando non riuscimmo a

pensare ad altro, il babbo urlò:

– Tirate su il sipario!

 

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Dietro stavano ancora cercando di mettere insieme la Sfera della

Morte.

Io e il babbo ci mettemmo a lavorare di buzzo buono, aiutando i

macchinisti, in realtà intralciandoli, facendoci inchiodare i pantaloni

e altri pezzi di vestiario alla grande sfera. Nonostante il nostro aiuto

alla fine riuscirono a mettere insieme quell’affare, che era puntellato

da tutte le parti da travi d’acciaio.

A questo punto eravamo stati sul palcoscenico per un’ora e 35 minuti…..

 

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Per certe ragioni il babbo si trovava meglio a fare a botte con più

di un uomo alla volta. Penso che lo considerasse più divertente per

gli avversari.

Di certo la sua capacità di combattere con i piedi lo aiutò un sabato

quando entrò al Considine’s Metropole, il posto in cui si ritrovavano

le personalità dello sport a New York.

Il babbo era solo.

La mamma giocava a carte alla Ehric House, e io osservavo il gioco.

 

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Tre universitari entrarono ed esplosero in pazze risate alla vista

di un omino barbuto al bar.

– Vieni qui, ebreuccio,

disse uno di loro.

– Vieni a far festa con noi.

Poi cominciarono a prenderlo in giro e a dargli noia, raggiungendo

il massimo del divertimento quando gli abbassarono il cappello su-

gli occhi.

– Lasciatelo stare,

disse mio padre.

– Allora devi essere ebreo anche tu,

disse uno dei ragazzi.

– Vi ho detto di lasciarlo stare,

urlò mio padre quando gli altri due cominciarono a spingere l’

uomo.

Il terzo disse a mio padre:

– Ti ho fatto una domanda. Sei ebreo?

– Certo, annunciò il babbo, facendo rimanere a bocca aperta il

barista, che lo conosceva da anni come irlandese.

Gli universitari andarono verso di lui. Uno tirò un pugno.

Il babbo lo evitò, sistemò uno di loro con i piedi, e con un mon-

tante destro fece volare il terzo attraverso la vetrina di Considine’s.

 

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Il barista e il piccolo ebreo guardarono stupiti i vetri e i due giovani

aitanti a terra.

– Bene, cosa ordina signor Keaton?,

disse il barista.

Joe si massaggiò le nocche della mano destra mentre pensava, poi

disse:

– Una birra.

Disse poi che stava per offrirne una al piccolo ebreo, ma decise che

aveva già fatto abbastanza per lui.

Nel frattempo mentre si beveva la sua birra, uno dei camerieri uscì

dal bar e chiamò il grasso poliziotto che era di ronda.

Andando con il babbo alla stazione di polizia, il poliziotto chiese:

– Perché non sei scappato?

Un sorriso si allargò sulla faccia di Joe:

– Ora è troppo tardi?

– Sì,

disse tristemente lui,

– Ora è troppo tardi. Il sergente sa già tutto.

Io e la mamma lo venimmo a sapere quando George Howard,

degli Howard Brothers, un grande gruppo di suonatori di banjo,

irruppe nella sala in cui si giocava a carte.

Era il momento sbagliato: la mamma aveva appena puntato 350

dollari a picche, e picche vale doppio.

– Myra,

esclamò George,

– Joe è nella stazione di polizia della 47sima ovest. Ha steso tre ra-

gazzi da Considine’s. La cauzione è 250 dollari.

La mamma che doveva mettere dei guanciali per sedere allo stesso

livello degli altri al tavolo, guardò fissi gli altri due giocatori.

– Apro di 350,

disse con tono aggressivo.

Geoge pensò che la mamma non avesse sentito.

– Myra, ho detto che Joe è in prigione e….

La mamma gli fece segno di stare zitto.

Quando nessuno rispose alla puntata, mise giù la sua scala,

giocò la mano e vinse facilmente.

Si girò verso George solo dopo aver raccolto la somma vinta e

chiese:

– Di quanto ha bisogno Joe per la cauzione?

– Due e cinquanta. 250 dollari, cioè.

La mamma si piegò verso la sua borsetta, tirò fuori i soldi, li

dette a George Howard, facendogli segno di andare, e disse:

– Va bene, date le carte….

(Buster Keaton, Memorie a rotta di collo)

 

 

 

 

 

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