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Un’ulteriore mutazione simbolica si verificò nel Medioevo
cristiano quando l’Albero della conoscenza venne spesso
raffigurato con un melo e il frutto del peccato originale con
la mela.
In realtà il racconto della Genesi non descrive quest’albero.
Narra che il Serpente, il più astuto fra tutti gli animali creati
dal Signore, disse alla donna: ‘E’ vero che Dio ha detto:
Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?’.
Rispose Eva: ‘Noi possiamo mangiare dei frutti degli alberi,
ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha
detto:
Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti
morirete’.
‘Non morirete affatto! Anzi Dio sa bene che se lo mangiate si
aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscen-
do il bene e il male’.
Eva, suggestionata dal Serpente, cominciò a pensare che quel
frutto non soltanto era buono ma indispensabile per acquisire
saggezza.
Lo mangiò, poi ne offrì a Adamo che lo accettò di buon grado.
Proprio in quel momento si aprirono gli occhi a entrambi ed
essi si accorsero di essere nudi: intrecciarono foglie di fico e
se ne fecero cinture.
Poi, avendo udito il rumore dei passi del Signore che stava
passando nel giardino alla brezza del giorno, si nascosero tra
gli alberi.
Ma non potevano sfuggire all’occhio dell’Onnipotente.
Egli chiamò Adamo, il quale timoroso rispose: ‘Ho udito il tuo
passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo e mi so-
no nascosto’.
‘Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’-
albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?’.
‘La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato del frutto
di quest’albero e io ne ho mangiato’.
Allora il Signore domandò a Eva: ‘Che hai fatto?’.
E lei: ‘Il Serpente mi ha ingannata e io ho mangiato’.
Dopo aver maledetto il Serpente, Iahveh disse alla donna:
‘Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore
partorirai i tuoi figli. Verso tuo marito sarà rivolto il tuo
istinto, ma egli ti dominerà’.
E a Adamo: ‘Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai
mangiato dall’albero, di cui ti avevo ordinato di non mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi.
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane finché tornerai al-
la terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polve-
re ritornerai!’.
Dopo aver fatto tuniche di pelli il Signore rivestì i due peccato-
ri dicendo: ‘Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi grazie al-
la conoscenza del bene e del male. Ora egli non stenda più la
mano e non prenda anche dell’Albero della vita, ne mangi e
viva per sempre’.
Poi li scacciò dall’Eden dove pose a oriente i cherubini e la fiam-
ma della spada folgorante per custodire l’Albero della vita.
La scelta iconografica del melo come Albero della conoscenza
nell’arte cristiana medievale e poi moderna sembra ispirarsi all’-
antica iconografia egea: quella, come si ricorderà, che mostrava
la dea circondata dal Serpente e dal figlio Stella.
Ma qui le parti sono cambiate: la dea è diventata compagna del
Figlio e il Serpente ha assunto il ruolo di Tentatore, mentre
compare la figura patriarcale di Iahveh.
Tuttavia, di là dalla mela, la fonte primaria del mito della Gene-
si non è egea ma mediorientale: un antico mito persiano raccon-
ta che Meshia e Meshiane erano vissuti di sola frutta fino a quan-
do il demone Ahriman li ebbe persuasi a rinnegare il Signore.
Così persero la loro purezza, tagliarono gli alberi, uccisero gli
animali e commisero altri peccati.
(A. Cattabiani, Florario)