ORA TORNIAMO INDIETRO AD UNA REMOTA ‘ONDA’ (simmetrie evoluzionistiche) (10)

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Nel 1981 Corliss pubblicò insieme a due collaboratori un

articolo intitolato ‘Ipotesi sulla relazione tra le sorgenti cal-

de sottomarine della vita sulla Terra’.

Più o meno nello stesso periodo, la classificazione degli or-

ganismi viventi subì una profonda trasformazione, che die-

de fondamento all’idea che la vita avesse avuto origine sulle

sorgenti calde sottomarine. Prima della fine degni anni 70, la

distinzione principale era stata quella tra i batteri, chiamati

anche ‘procarioti’, organismi unicellulari la cui cellula era pri-

va di nucleo e tutte le altre forme di vita. 

 

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Queste ultime, gli ‘eucarioti’, hanno, al contrario dei batteri, cel-

lule dotate di veri e propri nuclei. Presumibilmente evolutisi

più tardi, gli ‘eucarioti’, quando vengono classificati in base al-

la forma, alla funzione e alle dimensioni, sono suddivisi in quat-

tro regni, piante, funghi e alghe.

Alla metà degli anni sessanta il microbiologo Carl Woese aveva

cominciato a mettere ordine nel mondo dei batteri. Si trattava 

di una sfida non da poco in un periodo in cui il più auterevole

testo di batteriologia affermava: ‘L’obiettivo scientifico fonda-

mentale della classificazione biologica non può essere consegui-

to nel caso dei batteri’. 

Respingendo questa tesi, Woese la interpretò semplicemente 

nel senso che studiare al microscopio la forma, la funzione e le

dimensioni dei batteri non era sufficiente; egli pensava che le

tecniche innovative della biologia molecolare fornissero un nuo-

vo mezzo per affrontare il problema.

 

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Utilizzando nuovi strumenti, Woese concentrò la sua attenzione

su un particolare tipo microscopico di RNA di cui sapeva che ri-

siede nei siti intracellulari nei quali vengono assemblate le pro-

teine. Considerando il grado di sovrapposizione del materiale

genetico, riuscì a ricostruire l’albero genealogico dei batteri, cioè

il momento in cui due specie si erano separate. 

In pratica stava creando un cronometro batterico universale.

Nel 1976 uno dei colleghi di Woese suggerì di prendere in e-

same i metanogeni, ossia proprio quegli organismi che ave-

vano indirettamente causato la morte dei foramiferi. Woese

fu subito interessato perché i metanogeni hanno una grande

varietà di forme, potendo essere rotondi, a bastoncino o a

spirale. Hanno anche dimensioni molto diverse. 

 

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Ma, nonostante le differenze di aspetto, tutti i matanogeni

effettuano la medesima reazione chimica. Dunque la funzio-

ne era identica, ma non così la forma e la grandezza. Se il lo-

ro RNA fosse risultato simile quanto Woese si aspettava, es-

si avrebbero potuto fornire un’efficace conferma del suo nuo-

vo modo di classificare i batteri. 

Poi esplose la bomba.

Il sequenziamento genetico dei metanogeni non sembrava di

tipo batterico. Inizialmente cauto, Woese li classificò come ar-

cheobatteri. La maggior parte dei biologi non prese sul serio

il suo lavoro. Per dirla con un ricercatore, era ‘un eccentrico,

che usava una tecnica folle per rispondere a una domanda im-

possibile’.

Ma le prove in favore della sua tesi cominciarono ad accumu-

larsi via via che Woese e altri scienziati studiavano i dettagli

molecolari dei matanogeni. L”eccentrico’ stava diventando un

eroe. Abbastanza presto la parola ‘batteri’ fu lasciata cadere e

gli archeabatteri divennero noti semplicemente come ‘archea’,

una terza forma di vita, distinta sia dagli eucarioti che dai pro-

carioti.

 

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Una conferma spettacolare della correttezza del punto di vista

di Woese è stata fornita dalle tecniche genetiche più recenti.

Il matanogeno ‘Methanococcus jannaschi’ è stato uno dei primi

organismi il cui DNA sia stato completamente sequenziato.

I suoi geni sono per il 44% a quelli dei batteri o degli eucarioti,

ma per il resto sono del tutto differenti. Inequivocabilmente si

tratta di ‘qualcosa d’altro’.

‘Methanococcus jannaschi’ ha un altra caratteristica significati-

va. E’ un ipertermofilo che si sviluppa nel modo migliore a

temperature prossime a 80 gradi Celsius.

La vicinanza degli archea alle radici dell’albero della vita e la

dimostrazione della loro natura estremofila fanno pensare che

siano stati i primi microrganismi. Purtroppo, è raro che la bio-

logia evoluzionistica non lasci spazio ai dubbi.

Gli archeani sono assai più abbondanti di quanto in origine si

pensasse.

La scoperta degli archea e del loro stretto legame con i termofili 

non ha risposto agli interrogativi – come, quando e dove – relati-

vi alle origini della vita, ma ha modificato i parametri della….

discussione!

Gran parte della difficoltà di individuare con precisione le rispo-

ste, ha un’unica radice………..

(G. Segrè, A qualcuno piace freddo) 

 

 

 

 

 

 

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