UN UOMO (sosta al Consolato) (4)

Un articolo:

l’Italia è spiata dagli USA…..

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il giudice

dei divorzi

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Frammenti in rima



 

un uomo 4









….A Milano non volesti entrare nemmeno in albergo, tanto

fremevi di impazienza. Poiché presto sarebbero state le cin-

que del pomeriggio, ora in cui gli uffici chiudevano, lasci-

ammo il bagaglio in portineria e corremmo subito al conso-

lato dove il funzionario di turno ci ricevette dinnazi alla ban-

diera del Leviatano…..

– Signor viceconsole, questo è Alessandro Panagulis. L’eroe

della resistenza greca.

– Greek Resistance?! What resistence? Resistance for what?

Against whom?

– Vuol sapere quale resistenza, resistenza per cosa, contro

chi.

La tua voce divenne ancora più roca.

– Digli di restituirmi il passaporto.

– Senza visto?

– Senza visto.

– Bene. Will you please….

Ma, prima che potessi completare la frase, il passaporto era

scomparso dentro un cassetto.

– Sorry, I cannot sign it. Nor I can give it back to you.

Ti guardai.

Pallido in volto, lo fissavi con occhi così impietriti dallo 

stupore che le pupille sembravano le pupille d’un cieco.

– Che ha detto?

– Ha detto che non può firmarlo e neanche restituirlo.

– Rispondigli che non ha diritto, lui americano, di seque-

strare un passaporto greco e in Italia. Rispondigli che se

non me lo ridà me lo riprendo.

Tradussi, aggiungendo qualcosa di mio e cioè che stava

commettendo un’appropriazione indebita punibile con la

galera, che ora avrei chiamato i miei avvocati, la sua amba-

sciata, la polizia e sarebbe finito in galera senza immunità

diplomatica; ma ciò ebbe l’unico effetto di travolgerlo in

un panico indescrivibile.

No, balbetteva, no, non poteva, non doveva, c’era la stam-

pigliatura ormai, no, che sbaglio spaventoso mioddio, che

imperdonabile errore, che tremenda sciagura, la colpa era

sua però come rimediarvi, mioddio, no, no, no.

Intanto tremava. 

Sai il tremito convulso che scuote i conigli quando ci si av-

vicina alla gabbia e, disossati dalla paura, col cuore che gli

scoppia sotto la pelliccia, non sanno cosa fare, dove andare,

in che modo difendersi, impazziti saltano da una parte all’-

altra della gabbia, con le zampine ritte si aggrappano alle 

sbarre squittendo, ed ecco: ora chiudeva a chiave il casset-

to, si nascondeva la chiave nel taschino interno della giac-

ca perché non tentassimo di portargliela via, ora agguanta-

va il telefono e se lo posava sulle ginocchia perché non….

chiamassimo davvero gli avvocati, l’ambasciata, la polizia,

ora dalle ginocchia lo trasferiva su un tavolino, dal tavoli-

no in un altro cassetto per ficcarcelo dentro, ma non c’en-

trava sicché lo toglieva anche da lì e lo affidava alla segre-

taria invano tesa a calmarlo, signor viceconsole non se la

prenda così, la stampigliatura senza la firma non ha alcun

valore…..

Ma non serviva a nulla, e l’agitarsi grottesco continuava, 

arricchito di suppliche al Signore misericordioso e potente:

oh, mercyful Lord; oh, mighty Lord….

D’un tratto si alzò per recarsi dal suo superiore, confessar-

gli il crimine, chiedergli consiglio, e quando tornò era qua-

si placato (abbiamo ricevuto indicazioni da… Roma…).

– Are you a comunist?

– No, non sono comunista,

rispondesti.

– Do you belong to any party?

– No, non appartengo a nessun partito,

rispondesti.

Niente merce di scambio.

Niente moneta da spendere al ricco mercato dei trafficanti…

Niente moneta da spendere in nome dell’equilibrio mondiale…

Niente scheda da infilare dentro il computer….

Niente autorità costituita o ideologia, potere, che garantisse 

per te.

Davvero?

Davvero…..

(O. Fallaci, Un Uomo)






 

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Ebbene, proprio questo era il tipo di partito che avevi ritenuto

capace di ospitare la tua fantasia, la tua dignità, la tua persona-

lità, la tua creatività.

E, quasi ciò non bastasse, nell’errore s’era inserita la monotona

vecchia illusione alla quale ci abbandoniamo, per mancanza di

scelta e per impotenza, tutti noi crediamo al miraggio di un

mondo che cambia: poter ancora lottare appoggiandoci alla bar-

ricata che ha un nome…Sinistra.

Infatti, escluso il breve periodo della campagna elettorale, dei

comizi in cui avevi sbugiardato i Papandreu, i direttori genera-

li, i consigli di amministrazione della sinistra ufficiale, ed esclu-

so quel viaggio a Mosca di cui soltanto gli amici sapevan qual-

cosa, non avevi fatto gran che per ricordare che la merda è …..

identica destra, a sinistra, ed al centro.

Voglio dire: non t’eri mai impegnato a condurre la battaglia su

più fronti contemporaneamente. Al contrario, avevi scelto la

strategia del combattere un nemico per volta, avevi concentrato

le tue energie contro la destra e basta, contro il drago e basta.

‘Ora devo accuparmi di lui. Poi, se sarò vivo, mi occuperò degli

altri’.

Di proposito insomma avevi rinunciato ad agire secondo le

tue convinzioni e a tener conto che la sinistra è la migliore allea-

ta della destra, che nei paesi dove essa sta al potere rappresenta

il masso in cima alla Montagna, che nei paesi dove non ci sta

sostiene quel masso, gli Averoff, imitandone il gioco o integran-

dosi nel loro sistema.

Stessi mestieranti, stessi arrivisti, stessi opportunisti in tempo

di pace; stessi traditori o stessi vigliacchi, spesso, in tempo di

guerra.

E così t’eri comportato come se il drago non fosse un drago a

due teste, come se tu ignorassi che è inutile tentar di tagliare 

la prima testa se non si taglia anche la seconda, che soltanto

attraverso una duplice e simultanea decapitazione si ottiene

la scomparsa del mostro e si può piantare un albero nuovo.

Ammesso, s’intende, che un albero nuovo dia buoni frutti, 

che il miraggio d’un mondo che cambia nasconda un po’ di

verde e un po’ d’acqua.

(Oriana Fallaci, Un Uomo)





 

 

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