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Gli impiegati della Compagnia (4/17)
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Sul fiume scivolavano delle fiamme, fiammelle verdi, rosse,
bianche s’inseguivano, si superavano, s’incrociavano – per
poi separarsi lentamente o in fretta.
Il traffico della grande città proseguiva nella notte che s’incu-
piva sul fiume insonne.
Guardavamo aspettando pazientemente – non c’era nulla da
fare finché non cambiava la corrente; ma fu solo dopo un lun-
go silenzio, quando disse con voce esitante:
– Immagino ricordiate che una volta mi sono messo a fare il mari-
naio d’acqua dolce per un po’…,
che sapemmo di essere destinati, in attesa del riflusso, ad a-
scoltare il racconto di una delle esperienze inconcludenti di
Marlow.
– Non voglio annoiarvi troppo con quello che mi accade personal-
mente,
esordì, mostrando con quell’affermazione la debolezza di
tanti narratori che sembrano molto spesso ignari di ciò che
il loro pubblico preferirebbe ascoltare; eppure per compren-
dere l’effetto che ebbe su di me, dovete sapere come finì
laggiù, che cosa vidi e come risalii quel fiume fino al pun-
to in cui incontrai per la prima volta quel poveraccio.
Fu il punto estremo della navigazione e il punto della mia
esperienza. Sembrò gettare, in qualche modo, una specie
di luce su tutto quello che mi circondava – e nei miei pen-
sieri.
Fu una cosa piuttosto cupa – e pietosa – niente affatto stra-
ordinaria – neanche molto chiara.
No, non molto chiara.
Eppure sembrò gettare una specie di luce.
….Mi ricordai allora che c’era una grossa impresa, una
Compagnia commerciale su quel fiume.
(Conrad, Cuore di tenebre)