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l’indivisibilità del bene dal male (2)
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Da:
– E’ una Balena bianca, vi dico,
proseguì Achab, abbassando la mazza
– una Balena Bianca. Cavatevi gli occhi a cercarla, marinai;
vigilate, se vedete acqua bianca, anche se avvistate soltanto
una bolla, date il segnale!
Nel frattempo, Tashtego, Daggoo e Queequeg lo avevano
guardato con interesse più intenso e con maggior sorpresa
degli altri e, quand’egli accennò alla fronte corrugata e alla
mascella adunca sussultarono come se ciascuno fosse stato
colpito, per conto proprio, da una particolare reminiscenza.
– Capitano Achab,
disse Tashtego
– quella Balena Bianca dev’essere la stessa che qualcuno chi-
ama Moby Dick.
– Moby Dick?
gridò Achab.
– Allora tu conosci la Balena bianca, Tashtego?
– Ha un modo un po’ curioso si sbattere la coda, prima di ina-
bissarsi, signore?
domandò Capo Allegro, con ponderatezza.
– E ha anche una sfiatata curiosa,
disse Daggoo
– molto spessa anche per uno spermaceti, ed è velocissima,
capitano Achab?
– E ha uno, due, tre, oh, molti ferri, nella pelle, capitano,
gridò Queequeg, parlando a scatti,
– tutti contorti e ritorti, come un…..
faticando a parlare e torcendosi le mani come se stappasse
una bottiglia
– come un…. come un….
– Cavaturaccioli!
urlò Achab.
– Sì, Queequeg, i ramponi sono piantati nella sua pelle tutti
contorti e schiantati, sì, Daggoo, il suo spruzzo è grosso, co-
me una pila di covoni di grano e bianco come un mucchio
della nostra lana di Nantucket dopo la grande tosata annu-
ale; sì, Tashtego, sbatte la cosa come un fiocco strappato,
nella raffica.
Morte e dannazione!
E’ Moby Dick che avete visto, marinai, Moby Dick, Moby
Dick!
– Capitano Achab,
disse Starbuck, che con Stubb e Flask aveva fino ad allora
guardato il suo superiore con crescente sorpresa, ma che
alla fine sembrò colpito da un’idea che, in qualche modo,
poteva spiegare quella meraviglia
– capitano Achab, ho sentito parlare di Moby Dick; ma non
è Moby Dick che vi ha portato via la gamba?
– Chi ti ha detto questo?
urlò Achab; poi, fermandosi:
– Sì, Starbuck, sì, miei prodi, quanti siete; fu Moby Dick a
disalberarmi, fu Moby Dick a ridurmi a questo troncone
su cui ora mi reggo.
Sì, sì, sì,
tuonò con un terrificante singhiozzo animalesco come quel-
lo di un alce colpito al cuore,
– sì, sì, è stata quella esecrabile Balena Bianca a tagliarmi, a
fare di me, per tutta la vita, un povero disgraziato su un pio-
lo.
Poi, scuotendo le braccia, con imprecazioni smisurate, escla-
mò:
– Sì, sì, ed io le darò la caccia oltre il Capo di Buona Speran-
za, oltre il Capo Horn, oltre il Maelstrom di Norvegia, e ol-
tre le fiamme della perdizione, prima di rinunciare a lei.
Ed è per questo che vi siete imbarcati, marinai! Per dare la
caccia a quella Balena Bianca in tutto il mondo e in tutti
gli angoli della terra, finché essa non zampilli sangue nero
e la sua pinna si rivolti nell’aria.
Che ne dite, marinai?
Ci stringiamo le mani sulla cosa?
Mi sembra che voi abbiate un aspetto coraggioso.
(prosegue in l’indivisibilità del bene dal male 4)