INQUISITORI (sosta a Roma) (4)

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Inquisitori (sosta a Roma)

Inquisitori (sosta a Roma) (2)

Inquisitori (sosta a Roma) (3)

Prosegue in:

Una ‘bolla’ per il paradiso (5)

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Inquisitori

sosta a Roma

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

Con lui il marmo decorato

sulla piazza,

ove con lo sguardo schifato

immoliamo e puniamo il peccato già nominato.

Se gli occhi del disgraziato sacrificato

sono uguali a quelli del quadro (che adoriamo….),

non datemene colpa.

L’idea mi viene quando brucio

ogni eretico

per vedere stessa pena,

… perché il popolo allieta.

Questa è l’arte mia segreta

non andate di fretta.

Commissionata ad ogni artista

che non vuole fare ugual fine

nel quadro della storia,

perché narra il mio ardire

e sposa la vera fede

con la sacra memoria.

Così la tela per mano del pittore

dona la luce alla vista assopita

di un diverso ricordo.

Ora ammira in alto sul soffitto

dipinto l’intero paradiso,

memoria di un rogo

che l’ha appena ucciso.

E’ l’Abbazia della storia,

io ne curo arte e architettura

.. specchio della vera Parola….

(G. Lazzari, Frammenti in Rima, 

Dialogo con il nobile che vende parola,

Fr. 15/7)

 

 

 

inquisitori 4

 

 

  

Nella sete del (falso) martirio di papa Pio V c’è il risvolto in-

teriore della sua assidua ed ossessiva caccia all’eretico e della

violenta intolleranza che mostrò nei confronti di ebrei e non 

cristiani in genere.

Tutte le forze della Chiesa e tutte le istituzioni furono piega-

te in questa direzione. Anche le istituzioni di natura politico-

diplomatica, come le nunziature, dovettero adeguarsi al nuo-

vo corso.

Le immagini con cui i suoi rappresentanti, quindi la ‘Storia’ 

lo definirono, misero in primo piano proprio quella santità

che in tempi successivi doveva essere sancita definitivamen-

te con la beatificazione: era un “padre commune di mente san-

ta, di vita innecentissima… un papa sì buono et sì sancto”.

La purezza della fede era componente di quella santità che 

Michele Ghislieri riconduceva finalmente sul trono di Pietro:

e la stessa politica internazionale del papato doveva essere 

influenzata profondamente dalla preoccupazione della dife-

sa della fede.

Nel momento più alto e di maggior successo della iniziativa

internazionale del papato, e cioè in occasione della Lega con-

tro i Turchi, Pio V – nel concistoro convocato il 18 giugno 1571

per l’invio degli ambasciatori ai principi cristiani – ribatté a-

spramente al cardinal Cristoforo Madruzzo che proponeva di

inviare alla Lega anche i principi della Confessione Augustana: 

non ci poteva essere accordo o pace con gli eretici, nemmeno

coi più moderati di loro; anzi, i più moderati erano i più peri-

colosi, perché potevano meglio sedurre i fedeli e confondere

le idee.

Dunque, nessun accordo contro la “purezza” della fede (???).

Le sorti della guerra sarebbero state risolte dal Dio degli eser-

citi. Era una concezione della guerra santa più feroce e intran-

sigente di quella che si attribuiva ai Turchi.

Tanta durezza e così feroce fanatismo suscitavano perplessità

e discussioni negli stessi ambienti della Curia romana.

Si diceva che l’eresia minasse il potere dai fondamenti: ma l’-

unico a esserne veramente minacciato era il potere del papa,

nella sua duplice natura.

Le ‘due anime’ che abitavano il corpo dell’autorità papale si

incontravano qui. I roghi accesi da papa Pio V e la sua politi-

ca della guerra santa – contro gli eretici prima che contro gli

infedeli – furono strettamente legati al suo uso dell’Inquisi-

zione come ‘santo ufficio’ da anteporsi a tutti gli altri.

Dopo di lui, nessun papa (ma bensì altri  regimi e monarchi) 

interpretarono più in termini così assoluti e universalistici

una tale concezione della purezza della fede.

(A. Prosperi, Tribunali della coscienza)

 

   

 

 

inquisitori 4

 

INQUISITORI (sosta a Roma) (4)ultima modifica: 2014-06-01T00:00:00+02:00da giuliano106
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