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(poi si andava al….) Minstrel Show (1) &
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Talvolta l’alterco durava cinque minuti, durante i quali
i due avversari si urlavano in viso le più tremende minac-
ce, coi nasi a pochi centimetri di distanza, mentre il pub-
blico rideva a crepa-pelle davanti a questa felice e accu-
rata imitazione dei consueti e familiari litigi; finalmente
un po’ per volta, i due litiganti si allontanavano non sen-
za impressionanti minacce, per la ‘prossima volta’ che a-
vrebbero avuto la sventura di attraversarsi la strada;
poi, però, ritornavano alle loro sedie e brontolavano al-
l’indirizzo dell’altro finché il pubblico non si fosse ripre-
so dalle convulsioni e dagli accessi riso e non si fosse cal-
mato.
L’aristocratico nel mezzo, a questo punto diceva qualco-
sa con cui, senza darlo a vedere, intendeva rammentare
e far raccontare a uno degli uomini ai suoi lati un’espres-
sione umoristica: cosa che gli riusciva sempre.
Di solito era un’esperienza ammuffita e stantia, e vecchia
quanto …l’America.
Una di queste, che immancabilmente mandava in visibi-
lio il pubblico di quei tempi finché i ‘menestrelli’ non l’eb-
bero sfruttata all’estremo, era il racconto fatto da ‘Ossa’
delle peripizie incontrate durante una tempesta per ma-
re.
La tempesta era durata così a lungo che le provviste ave-
vano finito per l’esaurirsi. Il signore nel mezzo chiedeva
ansiosamente come l’equipaggio fosse riuscito a soprav-
vivere.
‘Ossa’ rispondeva:
– Mangiavamo uova!
– Mangiavate uova? E dove le prendevate?
– Ogni giorno, nel culmime della tempesta, il capitano ne
faceva due.
Per i primi cinque anni (ma forse qualcuno di più….) que-
sto scherzo mandò in convulsione gli spettatori, ma in se-
guito il popolo degli Stati Uniti lo aveva udito tante volte
che non lo rispettò più e lo accolse con silenzio profondo,
colmo di biasimo e d’indignazione, insieme ad altre fred-
dure dello stesso calibro cadute in disgrazia dopo lungo
ed onorevole… servizio!
Il ‘minstrel show’ nacque un po’ dopo il 1840 ed ebbe
una carriera fortunata per circa trent’anni; poi degene-
rò diventando uno spettacolo di varietà, e fu tutto spet-
tacolo di varietà, tranne una o due scene con negri get-
tate lì a casaccio.
L’autentico spettacolo negro è morto e sepolto da trent’-
anni. A mio parere era qualcosa di veramente delizioso,
un ottimo suscitatore di riso, e mi addolorava che se ne
sia andato.
Come ho detto, solo la gente del mondo accorse al primo
‘minstrel show’ di Hannibal. Dieci o dodici anni dopo es-
so era in America non meno consueto del Quattro di Lu-
glio, ma mia madre non lo aveva ancora visto.
Aveva circa sessant’anni allora e venne a St. Louis insie-
me a un’altra cara vecchietta di Hannibal della stessa
età, Zia Betsey Smith. Non era zia di nessuno in partico-
lare ma lo era dell’intera Hannibal.
Al pari di mia madre, neanche Zia Betsy Smith aveva
mai visto uno spettacolo di negri. Erano tutt’e due mol-
to vivaci; la loro età non contava; andavano pazze per
le cose emozionanti, per le novità, per tutte quelle cose
in voga che non fossero sconvenienti per chi frequenta-
va la chiesa….
Mi ricordo, pace alle loro buone anime, che si alzavano
sempre presto per vedere la sfilata del circo fare il suo
ingresso in paese e si rammarricavano che i loro princi-
pi morali non permettessero di seguirlo fin sotto la ten-
da; erano sempre pronte per i cortei del Quattro Luglio
e della scuola domenicale di dottrina per le conferenze,
le assemblee, gli esercizi spirituali in chiesa o all’aperto
– per ogni sorta di dissipazione, in realtà, di cui non si
fosse certi che avessero alcunché di irreligioso -, né si
lasciavano mai sfuggire… un funerale…..
Ma i missionari, cui le mie zie andavano veramente paz-
ze, e per i quali divennero anche un po’ eretiche…, non
erano altro che la ‘troupe dei Christy Minstrels’, a quei
tempi una delle più famose e delle migliori.
Vi andammo presto e occupammo dei posti in prima fi-
la. Di lì a poco, quando tutti i posti dell’ampia platea fu-
rono accupati, erano presenti 1600 persone. Tutte urlan-
ti… ed in delirio….
Allorché i negri uscirono in fila sulla scena nei loro co-
stumi grotteschi e bizzarri, le due vecchiette erano qua-
si mute per lo stupore. Io spiegai loro che laggiù in Africa
i missionari andavano sempre vestiti così.
Mia zia Betsy disse, con tono di rimprovero:
– Ma quelli sono negri!
Risposi:
– Non conta molto; in un certo senso sono americani, per-
ché lavorano per la Società Americana per le Missioni…
e noi divenimmo tutti Missionari…..
(Twain, Autobiografia)