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Come sottolinea Hitler, nel suo primo discorso pronunciato
in qualità di capo di stato e dedicato all’arte, ciò che distingue
l’artista è la vocazione ricevuta dalla provvidenza di poter
esprimere l’anima del popolo.
Tre anni più tardi ha modo di ripeterlo:
‘L’ideale di bellezza dei tedeschi deve essere la salute!’
I ‘giudei’, i ‘negri’, ‘gli zingari’, gli omosessuali’, ‘i nullafacenti’,
sono i principali responsabili della disgregazione dell’arte au-
tenticamente tedesca.
Bisogna quindi non sopprimere l’arte, ma creare un elite di
artisti che sentano il culto dell’appartenenza alla terra ed il
potere da lei emanato.
Pur nella maschera di una sana e duratura democrazia l’art-
ista è anima e tramite del messaggio, e quale nuovo profeta
ha il compito e dovere trasferire al suo popolo la sua voca-
zione.
Certamente anche e soprattutto se scarsamente dotato in quel vuoto
già accennato, (l’artista designato dal popolo) compie questa sorta
di transfert culturale in modi luoghi e tempi noti alla genesi di
siffatta indole.
Pochi gli eletti all’Olimpo di questa ‘Repubblica Sociale’, i quali
‘eletti’ debbono svolgere il loro compito a beneficio della colletti-
vità.
Credo che sia superfluo descrivere la fine o la sorte degli altri,
se pur validi artisti, in questa barzelletta nominata storia.
E’ appunto dalla storia, che possiamo resuscitare ciò che rima-
ne della verità, la quale come tale gode del beneficio e privilegio
della sistematica persecuzione; i nazisti sono un anello evolutivo
che conosce stratigrafie sociali e storiche se pur ben documentate,
scarsamente ricordate (ecco la ragione di questo blog, e l’antipatia
da esso suscitato. L’antipatia, e l’intolleranza della storia, soprat-
tutto presente e vigile là dove pensiamo al sicuro i nostri diritti
sociali e civili, in realtà ad uso consumo e beneficio di una..
elite di eletti. O meglio una cricca di eletti.).
Modi e metodi rimangono uguali a quelli dei più biechi fascisti
e nazisti che la storia più recente ricorda.
….Quanto ai negri, che appartengono anch’essi alle razze infe-
riori, le forme primitive della loro presunta arte, in particolare
il jazz, sono disgraziatamente penetrate in Germania.
Si arriva così a una definizione dell’artista.
La personalità artistica non esprime più il proprio ‘IO’ indivi-
duale (tali barriere architettoniche devono e possono essere
superate, l’anima è collettiva e del popolo, che decide a suo
piacimento e godimento come meglio interpretarla, anche in
asssenza dell’artista quale legittimo proprietario. L’anima è
ora incarnata dal popolo il quale ne beneficia a suo piacimento.
L’anima dell’artista rimane una pura formalità, un inciampo,
un difetto di fabbrica dove il popolo deve sondare nella
natura di un nuovo diritto acquisito, ciò che vi transita, e se
necessario, curare tal difetto. Ma l’anima appartiene al popolo!
I più fortunati sono coloro che ne hanno ricavato qualcosa, i
più digraziati, privati di anima e ragione, possono solo
assistere passivi alla sua lenta dismissione!!).
Come insiste Alfred Rosenberg:
‘Oggi noi non possiamo e non poniamo la personalià autentica
in un rapporto di equivalenza con l’autonomia dell’IO, o nell’
individualismo economico, ma più naturalmente in ciò che
la collega simbolicamente e più propriamente alla comunità
di sangue e di un’anima di una nazione’.