lo specchio dei tempi: Harbin (14)

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l’omicidio (8)

un altro omicidio (un giorno da ricordare: 5/6/1968) (2)

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l’…….

omicidio

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Frammenti in rima

 

 

 

bianche







(lo specchio dei tempi: Harbin….)

Un grande silenzio segue le ultime parole del vecchio

generale.

Sulle anime e sulle ubbriachezze grava il peso di tutti

quei mille e mille morti rimasti nella neve. Poi da uno

dei tavoli si alza una voce ed intona un canto. Tutti i

cosacchi balzano in piedi a far coro.

E’ un canto nazionale cosacco: il ‘Sagustie Kazaki’: un

po’ religioso, un po’ guerriero, un po’ barbaro: straordi-

nariamente forte.

Il vecchio generale lo ascolta in piedi, la mano alla fron-

te, nel saluto militare. Un soffio di poesia rinfresca e no-

bilita la taverna miserabile nella quale agonizza – grot-

tesca e dolorosa – una epopea.

Nel frattempo era entrata nella taverna una giovane

donna – bellissima – e s’era seduta al tavolo della vec-

chia dei ceci.

Non doveva avere più di vent’anni.

Una di quelle straordinarie bellezze bionde che si tro-

vano nei vicoli di Harbin.

– Ballaci qualche cosa, Maruscka!

le dice qualcuno quando il coro è terminato e le ani-

me sono tutte sospese verso l’Infinito.

– Ho altro per la testa che ballare, Vassili!

risponde la ragazza.

– Maestro, la ‘Glàsaia’,

chiedono parecchi.

Il pianista attacca il pezzo sulla tastiera gialla e sdentata

che pare anch’essa un frantumo di guerra e di rivoluzio-

ne.

 

bianche


Una donna che sta tutta raggomitolata in un angolo, can-

ta  per conto suo la canzone senza abbandonare il suo an-

golo né il suo raggomitolamento. Ha una voce calda e dol-

ce, con alcune note basse, aspre e dolenti.

Dinanzi le fuma un piatto di cavoli lessi, tra due bottigliet-

te di vodka, già vuote.

Di scatto, Màruscka s’alza, si strappa il cappello che libe-

ra una formidabile capigliatura bionda tutta ricci e baleni,

si  punta le mani sui fianchi con un gesto mezzo lascivo

mezzo guerriero, e fra gli applausi generali attacca la dan-

za classica cosacca.

E’ una danza di maneggio e di steppa che in certi momen-

ti ha il ritmo dei trotti cadenzati ed in altri l’impeto dei

galoppi a tutta briglia.

La danza strappa agli avventori urla selvagge di entusia-

smo. Altre bottiglie finiscono in pezzi sotto le gambe dei

tavoli.

– Viva Kolciak! Viva Semionof!

si grida.

– Abbasso Sirowy!

urla il gigante dal ciuffo.

– Che Dio li maledica!

aggiunge con costanza la vecchia dei ceci.

E l’esaltazione slava esplode nella bettola fumosa.

Tutti cantano, gridano, parlano, masticano, tracanna-

no, litigano, si abbracciano, rompono piatti e bottiglie.

Le fiamme dei fornelli avvampati intorno alle padelle

proiettano bagliori spettrali sui volti degli uomini e del-

le femmine. Le mani battono con cadenza selvaggia il

ritmo frenetico del finale della ‘cosacca’.

Magnifica è la femmina con la bionda criniera sconvol-

ta dalla danza, rosse le guance, fiammeggianti gli occhi,

palpitante il seno, tutto fremente e sudato il corpo felino.

– Forza, Màruscka! Brava, Mu-ka! Avanti, Marka!……

(M. Appelius, Al di là della grande muraglia)






 

bianche


lo specchio dei tempi: Harbin (14)ultima modifica: 2013-06-05T00:00:00+02:00da giuliano106
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