AVELLANEDA (nella camera oscura di) CERVANTES (8)

Precedente capitolo:

Avellaneda (nella camera oscura di) Cervantes (7)

Prosegue in:

c’è alloggio signor locandiere? (9)

il principe al Sant’Elia (2)

Foto del blog:

il

Principe

Da:

Frammenti in rima

 

 

avellaneda e cervantes 8

 

 

 

 

 

 

 

La complessità del Chisciotte cervantino (al contrario

della rozzezza e pressapochismo di Avellaneda, che

potremmo adoperare per un altro e utile confronto,

che non è solo letterario, ma può anche fungere da ot-

timo esempio per altri ed infiniti contesti socio cultu-

rali…)… si intensificò, i nuovi giochi letterari a parti-

re dal capitolo LIX avrebbero conferito ancora mag-

giore verosimiglianza ai precedenti, rovesciandovi

sopra la luce della realtà ‘reale’, e si moltiplicarono

per cento i diversi piani narrativi…..

 

avellaneda e cervantes 8

 

…Per cominciare, soltanto uno scrittore che possede-

va una tecnica prodigiosa (così come il pittore…., ed

in questa sede non poniamo distinguo fra i due, come

il buon Leonardo insegna….) come quella di Cervan-

tes poté trasformare in letteratura qualcosa nei cui

confronti non aveva né distacco né oggettività.

E neppure il tempo….

 

avellaneda e cervantes 8

 

Avevamo visto come nella prima parte i personaggi

di (questa) storia (e di questa … pittura…) fossero an-

dati non in cerca di un autore, ma di loro stessi ( e ciò

avviene anche nelle tele di Vermeer…).

Adesso i ruoli s’invertono: vanno in cerca del perso-

naggio i libri reali, come se quelli che dormivano in

alcune pagine avessero abbandonato le lettere e l’in-

chiostro del loro testo per incarnarsi nelle lettere e

nell’inchiostro dell’altro.

Avellaneda poneva davanti al vero Chisciotte uno ….

specchio deformante, allo stesso modo che davanti ai

lettori.

 

avellaneda e cervantes 8

 

Don Chisciotte non si rassegnò e non volle stare al gio-

co, ruppe lo specchio e mise la propria faccia accanto

a quella falsa, … per fare un (geniale) confronto….

Era assurdo dirimere quella contesa attraverso imma-

gini speculari mentre gli originali erano ancora vivi….

L’audacia (ed il genio…) di Cervantes (in confronto al-

l’idiozia… di..) fu enorme…..

 

avellaneda e cervantes 8

 

Per cui come già detto (nell’infanzia di VM, in riferi-

mento al padre suo…), il Chisciotte di Avellaneda, con-

trariamente a ciò che si è creduto, fu una fortuna per

quello di Cervantes (e non certo e mai il contrario….).

Indusse l’autore, in primo luogo, a mescolare, ancor di

più, i piani romanzeschi e della realtà (fino ad un in-

treccio dove la via del ‘Perfetto’ è innanzitutto cono-

scenza, giammai confusa con il falso…).

 

avellaneda e cervantes 8

 

Poté anche confrontarli con i personaggi dell’uno e del-

l’altro romanzo. Addirittura costrinse quelli di Cervan-

tes a essere più loro stessi, a vivere ancora di più la lo-

ro identità (sempre perseguitata…), come dicono che

fanno i discepoli con i maestri, costringendo questi ad

essere migliori.

La lezione cervantina è portentosa (grazie per cui al

misero Avellaneda.. non avremmo avuto quell’opera

Perfetta in seno al Tempo dei falsari della Trama del-

 la Storia….): allo stesso tempo faceva critica e creazio-

ne letteraria, e approfittava dell’una e dell’altra come

sbocco per la sua … naturale costernazione e i suoi ol-

traggi (quelli subiti, mai arrecati…).

 

avellaneda e cervantes 8

 

In ogni caso quel che era deplorevole non fu che Avel-

laneda avesse scritto il seguito del Chisciotte né che a-

vesse osato emulare un personaggio come Cervantes.

Cervantes non era un genio (in quel momento storico

almeno, la storia semplicemente non gli concedeva,

per ovvi motivi, i suoi favori, dispensandoli ad altri).

In quel preciso momento, si noti bene, nessuno ritene-

va che Cervantes avesse, per esempio, metà del talen-

to di un Lope in quanto autore ‘ufficiale’ (il penniven-

dolo di corte, la contessina di corte, la volpe della

leggenda raccolta da Rasmussen quanto…da) di com-

medie… di corte…..

Di poeti ce n’erano di più celebrati che lui…..

(A. Trapiello, Le vite di Miguel de Cervantes)

 

 

 

 

 

avellaneda e cervantes 8

 

L’INFANZIA DI VM (6)

Precedente capitolo:

l’infanzia di VM (5)

Prosegue in:

Avellaneda (nella camera oscura di) Cervantes (7)

Knud Rasmussen (2)

Foto del blog:

Knud

Rasmussen

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

l'infanzia di vm 6

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel giro di pochi mesi, agli occhi di Henricus, VM

diventò un adolescente indisciplinato e incapace,

uno scriteriato sognatore posseduto da un’incom-

prensibile passione per l’arte….

Il solo pensiero che suo figlio potesse diventare un

artista era così nefando, e il solo pensiero che il fi-

glio potesse amare la letteratura e la cultura, era

ancor più orripilante, che in realtà non sfiorò nep-

pure la mente ben poco fantasiosa del quadrato…

Henricus.

 

l'infanzia di vm 6

 

Ciònonostante, seguitò imperterrito a distruggere

tutti i disegni del povero VM, dello snaturato ram-

pollo sui quali riusciva a mettere le mani.

Meglio prevenire, che curare…

Dal canto suo, VM lasciava che il padre, così sprov-

visto di intelligenza creativa, sfogasse la sua livida

rabbia senza nemmeno sognarsi di reagire (si rac-

conta che il meschino Henricus passasse intere notti…

sveglio con l’orrore che il genio o lo spirito di qual-

che antenato antico si materializzasse nella sua….

dimora; nel quartiere della ricca (Deft…) era più vo-

lenteroso dell’Armata Rossa…., come taluni testimoni…

ebbero a sentenziare…).

l'infanzia di vm 6

Inoltre, essendo rimasto un ragazzo molto debole e

di natura cagionevole, stava cominciando a compren-

dere – proprio sotto la guida dell’illuminato Korteling –

che il primo passo importante nella vita di un vero ar-

tista consiste nel fortificare il propri spirito (e dobbia-

mo ad Henricus quest’ultimo e innegabile ruolo che

la storia gli conferisce senza ombra alcuna…).

Dunque nel renderlo indipendente, tetragono agli as-

salti dell’inetto Henricus, del mondo, e libero dalle co-

strizioni materiali.

 

l'infanzia di vm 6

 

La conseguenza di tale approccio filosofico fu ovvia:

VM divenne un lettore onnivoro e appassionato (i suoi

coetani invece….).

La sua fertile immaginazione cominciò a nutrirsi di

libri, e il suo mondo angusto (meschino, deleterio, e li-

gio agli antichi dettami di una religione antiquata, li-

mitatrice…, e rigidamente ortodossa…), ad essere po-

polato dai personaggi dei grandi romanzi…

Anche perché Henricus , prevedibilmente odiava la

letteratura: la trovava una perdita di tempo, un’aber-

razione assurda e infantile…..

(L. Guarnieri, la… doppia… vita di Vermeer…)

 

 

 

 

 

 

l'infanzia di vm 6

L’ OSCURO ABISSO DEL PASSATO (i maestri…) (4)

Precedente capitolo:

l’oscuro abisso del passato

Prosegue in:

l’infanzia di VM (5)

l’uomo peloso (2)

Foto del blog:

l’uomo

peloso

Da:

 

l'oscuro abisso del passato 2


Frammenti in rima



 

l'oscuro abisso del passato 2









Il singolare matrimonio fra Joannis Vermeer e Catharina

Bolnes, dal quale sarebbero nati quindici figli – quattro

dei quali morti bambini – ebbe luogo domenica 20 aprile

1653 a Schipluy, un’ora di cammino a sud di Deft.

La sposa apparteneva a una famiglia di agiati possiden-

ti  cattolici, per cui è probabile che il giovane Vermeer

si sia dovuto convertire al cattolicesimo nel giro di tre

settimane – ovvero, quelle che trascorsero tra il giorno

del fidanzamento e quello delle nozze.

 

l'oscuro abisso del passato 2


Maria Thins, la madre di Catharina, lontana parente

acquisita del pittore Abraham Bloemaert di Utrecht,

aveva dovuto superare gravi perplessità a proposito

della discutibile famiglia protestante dello sposo pri-

ma di acconsentire al matrimonio – al quale in effet-

ti all’inizio si era opposta.

A parte il nonno falsario, lo zio ex galeotto, la nonna

bancarottiera e il padre locandiere, Maria Thins non

ignorava che la sorella di Vermeer aveva per marito

un semplice corniciaio analfabeta, la cui sorella era

una modestissima cameriera.

 

l'oscuro abisso del passato 2


Se però la famiglia Vermeer, per il resto unita, sem-

brava denunciare evidenti difficoltà di natura socia-

le ed economica, i Bolnes – che erano cattolici, quin-

di cittadini di seconda classe in una città dominata

dai protestanti – si trovarono ad affrontare proble-

mi insormontabili anche sul versante privato.

Anche i rapporti di Maria Thins col marito Reynier

Bolnes, che la malmenava spesso e volentieri, risul-

tarono addirittura catastrofici, al punto che nel no-

vembre del 1641 Maria ottenne la separazione lega-

le da Reynier, la metà dei beni del marito e la custo-

dia delle figlie Cornelia e Catharina.

 

l'oscuro abisso del passato 2


Proprietario di una fornace, Reynier nel giro di dieci

anni finì sul lastrico. Il collerico figlio Willem venne

affidato al padre, e in seguito a questa malaugurata

decisione presto venne rinchiuso in una casa di cor-

rezione per delinquenti e malati di mente……

Sui possibili maestri del giovane Vermeer si affastel-

lano innumerevoli teorie: in realtà non è nemmeno

sicuro che sia stato allievo di un pittore di qualche

fama, e forse si limitò davvero a prendere lezioni dal

padre Reynier.

 

l'oscuro abisso del passato 2


Nel novembre del 1657 Vermeer abitava con la mo-

glie in casa della suocera, nell’angolo dei ‘papisti’ fra

l’Oude Langendijck e Molenpoort.

Deft, all’epoca, contava circa 30.000 abitanti e molti

di questi erano artisti di fama. Nel 1654 il celebre

pittore di genere Jan Steen affittò una birreria in cit-

tà, e nello stesso anno vi si trasferì anche Pieter de

Hooch, rinomato maestro della pittura intimista….

già conosciuto dall’altro noto falsario  van Meegeren…

(L. Guarnieri, La doppia vita di … Vermeer….)






 

l'oscuro abisso del passato 2

VAN MEEGEREN (il più grande falsario…) (2)

Precedente capitolo:

Van Meegeren (il più grande falsario…)

Prosegue in:

l’oscuro abisso del passato (i maestri…) (3)

Alcatraz Island (1/6) &

la gelosia (2)



 

il più grande falsario

 

 

 






Ciònonostante, anche davanti l’evidenza del falso, i

poliziotti che raccolsero le sue torrenziali rivelazio-

ni (di interminabili conferenze), ritennero un simile

scenario completamente inverosimile.

O VM è diventato pazzo – pensarono -oppure ha in-

ventato questa assurda storiella per occultare crimi-

ni ancora più gravi.

Sennonché, non appena furono disponibili le radio-

grafie del ‘Cristo e l’adultera’, si appurò senza possi-

bilità di equivoco che le tracce del dipinto sottostan-

te corrispondevano alla perfezione a quelle descrit-

te da VM.

 

il più grande falsario


Questa in sé non era una prova decisiva: una volta se-

minato il germe del dubbio, però, non sfuggirono a

nessuno le evidenti assonanze estetiche fra il ‘Cristo e

l’adultera’ e gli altri cinque Vermeer che VM sosteneva

di aver realizzato.

Innegabili sembravano soprattutto i punti di contatto

con gli ultimi due, ‘Isacco che benedice Giacobbe’ e la

‘Lavanda dei piedi’.

Si cominciò anche a notare con progressivo sconcerto

che nessuno dei sei quadri denunciava la minima pa-

rentela con i Vermeer conosciuti sino a quel momento,

a parte il discusso ‘Cristo in casa di Marta e Maria’, che

pure a sua volta non somigliava alle tele rivendicate

da VM. 

 

il più grande falsario


Sempre più confusi e sbalorditi, i poliziotti e gli ufficiali

dei Servizi di Sicurezza proposero a VM di dimostrare la

sua tesi producendo una copia del ‘Cristo a Emmmaus’.

Si trattava di un invito perlomeno ingenuo, in quanto ciò

non avrebbe dimostrato assolutamente nulla: qualsiasi

falsario esperto sarebbe stato in grado di realizzare una

copia perfetta di quel dipinto.

VM disse che era un’idea ridicola, e rilanciò: chiese di

essere rimesso in libertà e di poter lavorare nel suo stu-

dio, coi materiali – e le droghe – di cui aveva bisogno.

Dopodiché avrebbe creato un nuovo Vermeer sotto la

stretta sorveglianza della polizia.

 

il più grande falsario


La notizia, com’era prevedibile, suscitò un pandemonio

nelle redazioni dei giornali.

VAN MEEGEREN DIPINGE PER LA SUA VITA!

Fu il titolo più sobrio che apparve sulle testate d’Olan-

da in quei giorni convulsi.

Il soggetto che VM scelse per realizzare il suo decimo

Vermeer fu ‘Gesù fra i dottori’ – detto anche ‘giovane

Cristo che insegna nel Tempio’.

Una scelta non priva di ironia, naturalmente.

 

il più grande falsario


La polizia mise a disposizione di VM tutto ciò che

aveva richiesto:

gli oli essenziali, i pigmenti di Vermeer, il fenolo, la

formaldeide e, dulcis in fundo, la morfina.

Due mesi dopo, il risultato finale (copiato) – una tela 

di grosse dimensioni – non fu certo memorabile, anche

se sicuramente migliore degli ultimi tre falsi. 

Con ciò VM aveva dimostrato al mondo intero l’arte

della sua natura, ciò con cui si procacciava e procac-

ciava da vivere…..

Tanti auguri VM………. 

(L. Guarnieri, La doppia vita di Vermeer)


(Dedicato ai grandi falsari della…. democrazia):


PD: in senato proposta per bloccare… la democrazia…..





 

 

il più grande falsario

 
    

DEVIL’S ISLAND (4)

Precedenti capitoli:

Devil’s Island (3) & 

la gelosia (2)

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

devil's island 4

 

 

 

 

 

 

 

L’ottava, l’ultima, dal manicomio.

Un errore, un grave errore da parte mia. Aver permes-

so che quel lurido italiano scegliesse il punto dove met-

tere in acqua la zattera.

Duecento metri più in giù, verso la macelleria, avrem-

mo certamente avuto più facilità a varare quelle botti.

 

devil's island 4

 

La panchina dove Dreyfus, condannato innocente, ha

trovato il coraggio di vivere ugualmente, deve pur ser-

virmi a qualcosa.

Non mi devo dichiarare vinto.

Tentare un’altra evasione.

Sì, questa pietra, liscia, che sovrasta un abisso di sco-

gli, dove le onde battono con rabbia e senza sosta, per

me dev’essere un conforto e un esempio.

Dreyfus non si è mai lasciato abbattere e sempre, fino

alla fine, ha lottato per la propria riabilitazione.

E’ vero che c’è stato Emile Zola con il suo famoso J’-

accuse, che l’ha difeso.

 

devil's island 4

 

Tuttavia, se non fosse stato un uomo in gamba, di

fronte a tanta ingiustizia si sarebbe buttato nell’abis-

so, e proprio da questa panchina.

Ha tenuto duro.

Io non posso essere da meno, e devo abbandonare l’-

idea di fare una nuova fuga sotto l’insegna:

vincere o morire.

E’ la parola morire che devo abbandonare, per pensa-

re soltanto che devo vincere ed essere libero.

Durante le lunghe ore che passo seduto sulla panchi-

na di Dreyfus, il mio cervello vagabonda, sogna il pas-

sato e si costruisce un avvenire tutto rosa….

 

devil's island 4

 

A forza di guardare il mare senza vederlo veramente,

conosco tutti i capricci possibili e immaginabili delle

onde che seguono il vento.

Inesorabilmente il mare, senza staccarsi mai, assalta

gli scogli più sporgenti dell’isola. Li spoglia, li scorti-

ca, ha l’aria di dire all’Isola del Diavolo:

‘Vattene devi sparire, mi sei d’ostacolo quando mi

butto sulla Grande Terre, mi sbarri la strada. E’ per

questo che tutti i giorni instancabilmente, ti derubo

di una parte di quello che sei!’.

 

devil's island 4

 

Se c’è una tempesta il mare è tutto contento e non so-

lo abbatte, e ritirandosi rastrella, quanto è riuscito a

distruggere, ma cerca anche e fa in modo di buttare

acqua in tutti gli angoli, persino in quelli più remoti,

per minare da sotto un po’ alla volta, quelle rocce gi-

gantesche che hanno l’aria di dirgli:

‘Guarda che qui non si passa’.

E’ stato a questo punto che ho scoperto una cosa

importante.

Proprio sotto la panchina di Dreyfus, arrivando ad-

dosso a scogli immensi a schiena di mulo, le onde

assaltano, s’infrangono e si ritirano con violenza…..

(H. Charrière)

 

 

 

 

 

devil's island 4

 

HENRI CHARRIERE (2)

Precedenti capitoli:

Henri Charrière &

Alcatraz Island (1/4)

Prosegue in:

Devil’s Island (3)

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

henri charriere 2

 

 

 

 

 

 

 

…I cinesi hanno inventato la goccia d’acqua che ti

cade sulla testa…( bravi i cinesi naturalizzati…)….

I francesi, invece, hanno inventato il silenzio.

Sopprimono qualsiasi mezzo di distrarsi.

Né libri, né carta, né matita, la finestra con le gros-

se sbarre è perfettamente tappata dalle tavole, qual-

che piccolo buco lascia filtrare un po’ di luce ….

molto attutita.

 

henri charriere 2

 

Sono rimasto molto impressionato da quel grido

lacerante, e giro come una belva in gabbia. Ho pro-

prio la sensazione di essere abbandonato da tutti

e di trovarmi letteralmente sepolto vivo!

Sì, sono solo, tutto ciò che mi può raggiungere non

sarà altro che un grido (che Petit sappia urlare….

qualcosa di suo?).

Come un Cristo nella sua perfezione….

 

henri charriere 2

 

Aprono la porta.

Entra un vecchio prete.

Non sei solo, c’è un prete qui davanti a te.

La pelle scura invecchiata … quasi nera…

– Buonasera, figliolo. Scusami se non sono venuto

prima, ma ero in vacanza. Come va?

 

henri charriere 2

 

E il buon vecchio prete entra senza far complimenti

nella cella e si siede alla buona sul tavolaccio…

– Di dove sei?

– Dell’Ardèche.

– I tuoi genitori?

– Mia mamma è morta quando avevo undici anni.

Mio padre mi ha voluto molto bene, ma ora non

vuol più vedermi… una storia di poesie….

 

henri charriere 2

 

– Che cosa faceva?

– Voleva insegnare qualche cosa…., ma io non va-

do d’accordo con gli insegnanti…

– E’ vivo?

– Sì.

– Perché parli di lui al passato, se è vivo?

– Perché se lui vive, io sono morto.

– Oh, non dire queste cose! Che cosa hai fatto?

 

henri charriere 2

 

D’improvviso penso a come sarebbe ridicolo dirgli

che sono innocente e rispondo in fretta:

– La polizia dice che ho ucciso un uomo, e se è la

polizia che lo dice dev’essere vero.

– Era un commerciante?

– No, peggio di quello, un ruffiano…

– Ed è per una storia della mala che ti hanno condan-

nato ai lavori forzati? Non capisco. E’ un assassinio?

– No, omicidio volontario!

 

henri charriere 2

 

– E’ incredibile, mio caro figliolo. Che cosa posso fare

per te?

– Signor curato, mi perdoni, non ho ricevuta alcuna i-

struzione religiosa… e soprattutto penso che il povero

Cristo che con tanto affanno e misericordia lei ed i suoi

consimili pregate, insieme al Padre suo, non appartie-

ne….. Mi perdoni padre non posso commettere un altro

reato…. Ora mi perdoni… di nuovo, ma debbo andare al-

la marcia mattutina…….

(H. Charrière)

 

 

 

 

 

 

henri charriere 2

I NUOVI MAGHI

Prosegue in:

Nyarlathotep &

Paradise Island

Paradise Island (2)

 

 

 

i nuovi maghi

 

 

 

 

 

 

 

I mass-media confondono l’immagine della scienza con quella

della tecnologia e trasmettono questa confusione ai loro utenti

che ritengono scientifico tutto ciò che è tecnologico, in effetti

ignorando quale sia la dimensione propria della scienza, di

quella – dico – di cui la tecnologia è sicuramente una applica-

zione e una conseguenza ma non certo la sostanza primaria.

La tecnologia è quella che ti dà tutto e subito, mentre la scien-

za procede adagio.

 

i nuovi maghi

 

Virilio ci parla della nostra epoca come l’epoca dominata, vor-

rei dire ipnotizzata, dalla velocità.

Certo viviamo nell’epoca della velocità, lo avevamo capito in

anticipo i futuristi, oggi siamo usi andare in tre ore e mezzo

dall’Europa a New York col Concorde, e i disturbi da jet-lag

e le varie panacee a base di melatonina sono una conseguenza

del nostro vivere nella velocità.

Non solo, siamo talmente abituati alla velocità che ci arrabbia-

mo se l’e-mail non si scarica subito o se l’aereo ritarda.

Ha piuttosto a che fare con l’abitudine alla scienza.

Ha piuttosto a che fare con l’eterno ricorso alla magia.

 

i nuovi maghi

Che cosa era la magia, che cosa è stata nei secoli e che cosa è

ancora oggi, sia pure sotto mentite spoglie?

La presunzione che si potesse passare di colpo da una causa

a un effetto per cortocircuito, senza compiere passi intermedi.

Infilo uno spillo nella statuetta del nemico e quello muore.

Pronuncio una formula (lanciata con il telefonino…) e trasfor-

mo il ferro in oro, …e l’oro in merda.

Evoco gli angeli e invio tramite loro un messaggino (e torno a

casa convinto della mia riuscita, della mia ‘buona azione’ quo-

tidiana, della mia presunzione, per questo pago il mio onesto

canone all’operatore di turno!).

 

i nuovi maghi

 

L’abate benedettino Tritemio è stato nel XV secolo uno dei pre-

cursori della crittografia moderna, ed elaborava i suoi sistemi

di codifica segreta per istruire i governanti e i capi degli eserci-

ti: ma per rendere appetibile le sue scoperte e le sue formule,

mostrava come la sua tecnica fosse in effetti una operazione…

magica grazie alla quale si potevano convocare angeli che in

un secondo recassero lontano e in modo riservato i nostri mes-

saggi.

 

i nuovi maghi

 

La magia ignora la catena lunga delle cause e degli effetti e so-

prattutto non si preoccupa di stabilire provando e riprovando

se ci sia un rapporto replicabile tra causa ed effetto.

Di qui il suo fascino, dalle civiltà primitive al nostro solare ri-

nascimento, e oltre, sino alla pleiade di sette occultistiche onni-

presenti su Internet (ed altri accreditati consimili….).

La fiducia, la speranza nella magia non si è affatto dissolta con

l’avvento della scienza sperimentale (forse si è rafforzata, con 

tutto ciò che ne consegue…).

Il desiderio della simultaneità tra causa ed effetto si è trasferi-

to alla tecnologia, che sembra la figlia naturale della scienza.

….La tecnologia fa di tutto perché si perda di vista la catena del-

le cause e degli effetti.

(U. Eco, A passo di gambero)

 

 

 

 

 

 

i nuovi maghi

            

STELLE DI PRIMAVERA

 

 

stelle di primavera

 

 

 

 

Precedente capitolo:

in un altro luogo

Prosegue in:

Rhode Island (1/6)

 

 

 

 

 

 

 

 

Le chiare sere di primavera, con il crepuscolo che si allunga e

l’aria tiepida e profumata, sono propizie alla contemplazione

del cielo.

Appena sceso il buio, le costellazioni dell’inverno non sono

ancora scese, sotto l’orizzonte occidentale, quelle della prima-

vera salgono verso il meridiano e le costellazioni estive comin-

ciano ad affacciarsi a oriente.

Può succedere così che siano contemporaneamente visibili più

stelle di prima magnitudine che in ogni altra stagione: Sirio,

Betelgeuse, Rigel e Procione a ovest, Arturo, Regolo e Spica ver-

so sud, Vega a est.

Arturo, nella costellazione di Bootes, il Pastore, è la stella-chiave

per orientarsi nel cielo di primavera.

 

733px-bootes.jpg

 

Trovarla è molto facile.

Basta seguire la curva ideale indicata dal timone del Grande Car-

ro.

Del resto non si può sbagliare, perché nessuna stella, a parte Sirio,

che ormai scompare nelle foschie dell’orizzonte sud-occidentale,

brilla come Arturo.

Per di più il suo colore arancione è inconfondibile.

 

Arturo_100402.jpg

 

Seguendo ancora la stessa curva, dopo aver incontrato Arturo,

ecco Spica, una stella bianco-azzurra nella costellazione della

Vergine.

A questo punto è semplice trovare dei riferimenti per individua-

re le altre costellazioni primaverili: il Leone, con Regolo, a ovest

di Arturo, il Corvo a sud della Vergine; la Corona Boreale a est di

Bootes; la Bilancia nella fascia zodiacale a est di Spica.

 

effemeridi.jpg

 

Nota anche come ‘il bovaro’ o ‘il bifolco’, questa costellazione non

ha un ruolo preciso nella mitologia greca, ma risale probabilmen-

te a un’epoca ancora anteriore alla civiltà ellenica, testimoniando

i legami tra l’osservazione del cielo e il passaggio alla pastorizia e

all’agricoltura delle società di cacciatori, in epoca preistorica.

Descrivendo il suo ampio cerchio intorno al polo, Bootes custodi-

va ‘septem triones’, i sette buoi identificati nelle stelle principali

dell’Orsa Maggiore.

Alfa Bootis è Arturo, un nome familiare che non deve indurre a

una etimologia ingenua: in realtà Arturo è una corruzione popo-

lare del greco ‘arctos-oura’, che significa ‘coda dell’orsa’. E infat-

ti, questa stella si incontra proprio sul prolungamento della cur-

va suggerita dalle tre stelle del timone.

Con magnitudine -0,06 Arturo è la stella più luminosa del cielo

boreale e la quarta di tutto il cielo, dopo Sirio, Canopo, e Alfa

Centauri. Il primato di splendore nell’emisfero celeste nord le

è stato conteso da Vega e Capella, ma le moderne misure

fotometriche non lasciano dubbi, assegnando a Vega magnitu-

dine 0,04 e a Capella magnitudine 0,06.

Arturo è 115 volte più luminosa del Sole, rispetto al quale ha

un diametro 32 volte maggiore ma densità pari ad appena 3

decimillesimi.

Un raggio della luce di Arturo, concentrato opportunamente

con il telescopio da un metro di Yerkes, nel 1933 servì per uno

strano rituale:

fece scattare un fotorelais che accese tutte le lampade della

Fiera mondiale del Progresso di Chicago. Allo scopo fu scelta

Arturo perché la Fiera precedente si era tenuta nel 1893, qua-

ranta anni prima, e 40 anni-luce era allora valutata la distan-

za di Arturo, sicché il raggio utilizzato per azionare il fotore-

lais risultava emesso proprio durante la precedente edizione.

Arturo è importante nella storia dell’astronomia perché deti-

ene alcuni curiosi primati.

Intanto è la prima stella, con l’aiuto del telescopio, sia stata

osservata in pieno giorno.

Avvenne nel 1635.

L’idea fu di Jean-Baptiste Morin, uno degli ultimi astrologi del-

la corte francese, quello che, chiuso con la levatrice nella stanza

da letto della regina Anna d’Austria mentre partoriva il futuro

Luigi XIV, trasse l’oroscopo dell’infante.

 

anna2.jpg

 

Un altro primato è assicurato ad Arturo dal suo moto proprio: tra

le stelle molto luminose è quella che si sposta nel cielo più rapida-

mente.

Arturo è anche la prima stella di cui si sia cercato di determinare

la distanza. Proprio per il suo notevole ‘moto proprio’ si riteneva

che fosse particolarmente vicina, e quindi che avesse una parallas-

se abbastanza ampia.

Ci provò l’italiano Piazzi, ma senza risultati apprezzabili.

L’impresa riuscirà poi nel 1842 a Peters, che stimò la sua distan-

za in 27 anni-luce, dieci meno del vero.

Infine un altro primato di Arturo sta nel fatto che fu la prima stel-

la di cui sia stata misurata la temperatura per mezzo di un fotogal-

vanometro nella seconda metà del secolo scorso.

Con i moderni sensori infrarossi si è potuto precisare che Arturo

ci ‘riscalda’ come una candela accesa a 8 chilometri di distanza.

Dallo spettro di classe K si può dedurre che la temperatura super-

ficiale di Arturo è di 4200° Kelvin, all’incirca quella delle macchie

solari. 

 

macchiesolari.jpg

 

Da un punto di vista fisico, si sa ancora molto poco di Arturo,

perché, non essendo una doppia, è difficile stimare correttamente

la sua massa.

Infine per ciò che concerne Arturo, essa appartiene all’alone ga-

lattico, è una stella di Popolazione II, e dunque vecchissima: di-

ciamo qualcosa come 10 miliardi di anni, il doppio dell’età del

Sole. 

Ecco un ultimo primato di Arturo: è certamente la più anziana

tra le stelle visibili a occhio nudo. 

 

 

 

 

 

 

PS1blog.jpg

 

VITA DURA (2)

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vita dura (1)

Prosegue in:

vita dura (3)

vita dura (4)

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

 

vita dura 2

 

 

 

 

 

 

 

 

…Me lo ricordo ancora, mi pare, e vorrei dirlo qui,

perché il lettore, se lo vorrà, possa paragonarlo al-

la forma in cui è narrato in ‘Vita Dura’, e notare la

differenza esistente fra la versione parlata e quella

scritta e stampata.

Il racconto intende mostrare certi cattivi risultati

di una buona memoria: di quella specie di memoria

che è fin troppo buona, che ricorda e ripete tutto e

non dimentica nulla, che ha il senso delle proporzio-

ni e della misura, e non sa distinguere un fatto im-

portante da uno che non lo è ma li registra tutti, a-

doperandoli a suo piacimento e trasformando o al-

terando, con l’utilizzo e la facoltà di quella che una

volta era la memoria, il progresso della narrazione,

ritardandone il fine ed il senso o meglio svilendolo e

creando simmetricamente una intricata e inestrica-

bile confusione, che riesce, a chi ascolta, insopporta-

bile e noiosa (un po’ quello che succede con taluni

affermati ‘giornali di stato’ nel senso in cui viene a-

doperata a loro fine e piacimento la trama detta, per

quei tatticismi politici che con la trama della vita…,

nulla hanno a che fare eccetto che appagare il dilet-

to del politico che con lo stato e la sua ‘falsa memo-

ria’ hanno molto da guadagnare; l’ignaro lettore o

uditore è così inesorabilmente confuso in una serie

di cavilli in cui puntualmente viene raggirato sia

dal politico che dallo stato, che dal volenteroso gior-

nale di cui l’uno e l’altro (il politico e lo stato) si ser-

vono.

Molti esempi potrei citare di questa ‘memoria’ ripe-

tuta nell’inesorabile trama della vita, l’eterno guada-

gno dei ciarlatani di ‘penna vestiti’ accompagnati dai

loro ‘politici’ ora uomini di stato, a conferire alla tra-

ma sempre più intricata e arguta ‘avventura storica’,

così da una facile storia di poche pagine, trasformar-

la in un sermone di 30 ministri & 40 sottosegretari… .

ma la storia è storia….).

Di questa specie è la memoria dello storico del ‘Vec-

chio caprone di suo nonno’.

Spesso egli aveva cercato di narrare la sua storia ai

compagni, minatori di superficie come lui, ma non e-

ra mai riuscito a giungere alla fine, poiché la sua me-

moria sconfiggeva ogni tentativo di marciare diritto;

persisteva nel lasciar cadere sulla sua via dei partico-

lari che nulla avevano a che fare col racconto (anzi

travisavano sempre il contenuto a beneficio di altro..

& altri); questi incongrui ‘contraddittori’ particolari

lo interessano fino a metterlo su un altro binario,

e da storico e persona seria qual era, trasformarlo in

una specie di illustre lavandaia; se si imbatteva in un

nome o in una famiglia o in qualsiasi altra cosa che

non aveva a che fare col racconto, deviava dal suo

corso per parlare della persona che possedeva quel

nome o per spiegare tutto della famiglia (magari di-

menticando che proprio con quella famiglia, lui qua-

le ‘storico’ aveva avuto precedenti malintesi, maga-

ri dimenticando, lui quale ‘pennivendolo’, che da

quella famiglia aveva avuto un congruo risarcimen-

to dopo la ‘Grande Guerra di Secessione…): col risulta-

to che, man mano che avanzava, si allontanava dalla

memorabile ed ‘onesta’ avventura che ogni uditore o

lettore vuol sentirsi raccontare, del nonno e del capro-

ne, e finiva con l’addormentarsi prima di giungere al-

la conclusione, e con lui i suoi compagni.

Una volta pareva esser giunto così vicino alla fine che

i ragazzi si fecero ansiosi di speranza; pensavano che

finalmente avrebbero saputo tutto di quell’avventura

e di ciò che era successo (ma lui quale storico così ca-

villoso e pomposo, saccente arguto e fazioso, mai po-

teva dire di quella verità che di volta in volta, pur con-

dendo di particolari illustri, adoperava e manipolava a

suo piacimento….).

(Prosegue…..)

 

 

 

 

 

vita dura 2

I TRE KEATON (2)

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i tre Keaton (1)

Prosegue in:

i tre Keaton (3)

Da:

Frammenti in rima

 

 

 

i tre keaton 2

 

 

 

 

 

 

 

 

….. nonno Keaton, si divertiva, ma non molto.

Il babbo aveva poco più dell’età per votare nel 1899,

quando Oklahoma Bill, un imbonitore con la barba

lunga e l’immaginazione ancor più lunga, venne a

Terre Haute e raccontò delle grandi fortune che a-

spettavano i contadini nei nuovi territori.

Disse che dovevano portare un po’ di soldi. Se lo a-

vessero seguito, lui gli avrebbe insegnato come con-

quistare gli elementi, essere più furbi di chi li voleva

incastrare, e risolvere i problemi che i più duri dei

pionieri dovevano affrontare.

 

i tre keaton 2

 

Mio padre fu conquistato, e non ci volle molto a con-

vincere nonno Keaton ad approvare l’idea. Dette al

babbo 100 $ e il suo fido fucile Winchester.

– Se Oklahoma Bill è come credo,

disse al babbo,

– avrai più bisogno tu di me di quel fucile.

Nonostante lo scetticismo di nonno Keaton, il babbo

ottenne la proprietà di un appezzamento di terra ver-

gine che riuscì a tenere abbastanza a lungo da vender-

lo poi per 1000 $.

– Usai quei soldi per andare in California,

mi raccontò,

 

i tre keaton 2

 

– con l’intenzione di unirmi a qualche compagnia. Ma

nessuno apprezzava il mio talento. C’erano voci di una

corsa all’oro, ma come un sacco di altra gente arrivai là

troppo tardi. Il tempo passava, e i soldi stavano finen-

do. Quando erano quasi finiti del tutto mi diressi ver-

so l’Oklahoma, dove stavano aprendo il Cherokee Strip’.

Il babbo fece l’ultima tappa di questo viaggio a cavalcio-

ni di una locomotiva a legna, attaccato al fumaiolo.

 

i tre keaton 2

 

Quando finiva la legna dovevano scendere e raccoglier-

ne altra per poter continuare. Quando alla fine arrivò,

aveva solo il Winchester del nonno e 8 $. Sapendo be-

ne, dalla sua esperienza di pioniere, che tipo di furfan-

ti e canaglie avrebbe trovato, spese 7 dei suoi 8 $ in pal-

lottole e con l’ultimo comprò pancetta e fagioli.

Nonostante l’acqua costasse un dollaro il quarto di

gallone sul Cherokee Strip, e tutto fosse caro, il babbo

riuscì a sopravvivere resistendo con un pezzo di terra

che il generoso governo dell’epoca gli aveva assegnato.

 

i tre keaton 2

 

E poi incontrò il suo destino sotto forma del ‘medicine

show’ da 10 cents di Cutler & Bryant. Il babbo, allora

ventiseienne, vide la mamma, allora sedicenne, e chie-

se di poter lavorare.

Il padre di lei, Frank Cutler, era un tipico uomo di spet-

tacolo ambulante, e batteva le cittadine del Midwest.

Non credo avesse mai visto Chicago, per non parlare

di New York. Veniva da Council Bluffs, nello Iowa.

A nonno Cutler piaceva scrivere poesie, e, in seguito si

cimentò in atti unici (chiese consiglio anche a Houdi-

ni per talune rime… non accolte in maniera favorevo-

le da saputi uomini politici & i loro fidi scagnozzi …)

(Prosegue….)

 

 

 

 

 

 

i tre keaton 2