TEORIA DELLA MATERIA ECONOMICA NEL MISTERO DELLA VITA: chi scende & chi sale… (1) (18)

 

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Precedenti capitoli:

La Moltitudine (16-7/1)  &

The moon Hoax (Seconda parte) (19/1)  &  (18/1)

Prosegue in:

Il mistero della vita: chi scende & chi sale  (2) (19/1)

Foto del blog:

Chi scende & chi sale…. &

The moon Hoax…. &

A caccia di noi lupi...

 

 

 

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Nobile ritornò al Polo Nord come comandante del dirigibile Italia.

Questa nuova spedizione, dal carattere marcatamente scientifico,

ebbe inizio il 15 aprile 1928, da Milano.

Alla spedizione partecipò anche, con funzioni di supporto, un grup-

po di alpini al comando del capitano Gennaro Sora, che avrebbe poi

preso parte alle operazioni di soccorso conseguenti il disastro del di-

rigibile Italia.

Dopo aver attraversato le Alpi, l’Austria, la Cecoslovacchia, la Germa-

nia e la Svezia l’Italia raggiunse Kingsbay, base norvegese nelle isole

Svalbard.

Dopo aver effettuato un primo viaggio di esplorazione a oriente delle

Svalbard l’Italia partì per il Polo Nord il 23 maggio 1928.

L’ambito limite geografico fu raggiunto alle 00:24 del 24 maggio 1928;

dalla verticale del punto furono lanciate una croce benedetta da Pio XI

e una bandiera dell’Italia. Il dirigibile non poté effettuare un atterraggio

come previsto a causa delle avverse condizioni climatiche e dopo due

ore sopra il polo iniziò il viaggio di ritorno.

 

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Erano esattamente le dieci e 25 del mattino quando il generale

Nobile rilevò qualcosa di allarmante a prua.

Alle 10 e 26, dalla barra del timone di altitudine, il capo-tecnico

Cecioni si rese a sua volta conto del problema:

– Siamo pesanti! Troppo pesanti!

Il generale si voltò di scatto verso la strumentazione.

L’aeronave stava viaggiando a una quota di circa 300 metri.

E al tempo stesso, inesplicabilmente, stava perdendo quota al

ritmo inquietante di 35 centimetri al secondo. Stando a tutti i

principi conosciuti della navigazione aerea, con le camere a

idrogeno adeguatamente piene per compensare il peso lordo

del vascello, l’Italia avrebbe dovuto salire, non scendere.

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A confermare la contraddizione in termini c’era l’inclinometro,

il cui ago puntava di otto gradi verso il cielo.

In simili circostanze, esisteva un unico ordine possibile per il

comandante (dinnanzi agli elementi così disposti in perfetta

simmetria). Ed Umberto Nobile non esitò a impartirlo:

– Tutti i motori. Emergenza. Avanti tutta!

Gli sguardi di tutti s’inchiodano sugli strumenti.

Niente da fare: l’aumento propulsivo non stava sortendo il ben-

ché minimo effetto. Nobile passò al secondo, inevitabile ordine,

attuando la procedura classica per salire di quota.

– Timoni di coda salire!

La prora s’inclinò ancor di più, assestandosi tra i 16 e i 19 gradi.

Eppure il vascello continuò a scendere con raggelante rapidità.

– Ancora troppo pesanti, generale,

dalla sua posizione vicino alle barre del timone di altitudine, il

comandante Zappi era in grado di vedere come tutti gli strumen-

ti stessero inutilmente lottando contro la picchiata.

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– Alessandrini!

All’allarmato grido di Nobile, l’uomo dei cavi sporse la testa dal-

la botola tra la cabina e l’involucro.

– Va’ a prora, verifica le valvole!

Una possibile causa dell’ostinato comportamento dell’aeronave

poteva essere una fuga d’idrogeno dal settore anteriore. Ghiaccio

poteva essersi formato sull’ugello di una valvola provocandone 

l’apertura. Alessandrini, terreo in volto, tornò a salire la scaletta

metallica e si precipitò lungo il camminamento della chiglia.

– Guardate la banchisa!

 

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Finn Malmgren, sempre al timone di direzione verso la sezione

frontale della cabina di pilotaggio vide per primo la minaccia

della distesa livida che scorreva sotto di loro, mortalmente vi-

cina. Le sue mani si serrarono sulla barra con tale forza da far

sbiancare le nocche. Il suo fu un vano tentativo per portare l’

Italia fuori da quello che continuava a sperare fosse una zona

di correnti discendenti provocata da vuoti d’aria e da sbalzi

di temperatura. 

Anche gli altri cercarono di vedere qualcosa attraverso gli 

oblò incrostati di ghiaccio. Impresa pressocché impossibile

a causa della fortissima inclinazione dell’intera cabina.

Nobile si precipitò verso una delle aperture laterali.

Con orrore, si rese conto di quanto vicino fosse il ghiaccio.

Eppure, in un completo rovesciamento di prospettiva, pareva

che non fossero loro a scendere ma che il ghiaccio stesse sol-

levandosi, come se fosse spinto verso l’alto da una titanica on-

da di maremoto proveniente dall’oceano celato sotto di esso.

(Prosegue)

 

 

 

 

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TEORIA DELLA MATERIA ECONOMICA NEL MISTERO DELLA VITA: chi scende & chi sale… (1) (18)ultima modifica: 2019-05-23T00:00:00+02:00da giuliano106
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