TERZA PASSEGGIATA: secoli di attesa….

 

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Camminavo, o meglio mi trascinavo, attraverso quella

che sembrava una palude un paese una città un quar-

tiere una nazione uno stato una presunta civiltà…

interminabile e priva di alberi, di geni di vita di cultura,

sotto un cielo di piombo grigio fumo impastato di odori

di scarti chimici….

Mio compagno era un uomo talmente vecchio da spa-

ventarmi, sebbene sentissi che lo conoscevo, o che

per lo meno lo avevo conosciuto in questa o in un’altra

vita.

I capelli bianchi gli scendevano lungo le spalle, e la bar-

ba arrivava sino a terra. Nonostante l’età, era più forte di

me, perché seguiva senza sforzo un sentiero che mi af-

faticava. Improvvisamente innanzi a noi apparve una ca-

sa solitaria.

Era molto antica, simile alle fattorie del New England co-

struite dal 1640 al 1680, con un tetto a mansarda esage-

ratamente obliquo, ricoperto da tegole di legno.

Mentre ci avvilivamo alla casa il vecchio disse, rivolto a

me: ‘Non è cambiata’.

Io non risposi, e il vecchio aggiunse: ‘In duecento (o in cin-

quecento anni), non è cambiata e non solo la casa…’.

Ancora rimasi in silenzio, e lui disse: ‘Sei stato un folle ad

aspettare di rinascere; io sono più saggio, e ho vissuto per

tutto quel tempo’.

Non appena ebbe detto questo, mi parve di ricordarmi di lui.

Era vestito di stracci così scoloriti e informi che era impos-

sibile immaginarne la provenienza: avrebbero anche potuto

esser pezzi di sacco cuciti insieme. Ma come lo ricordavo

io era giovane vestito di un soprabito rosso e alti stivaloni,

con una grande parrucca nera e il cappello a tre punte.

La sua faccia in questo vago ricordo, era liscia, ma scura

per le radici di una barba prodigiosamente fitta.

Allora dissi anch’io: ‘Non è cambiata’.

Ci avvicinammo alla casa ed entrammo, trovando all’interno

uno strato di intonaco caduto, e una generale rovina. Comin-

ciammo a salire la scala pericolante.

Il vecchio disse: ‘La troveremo proprio come prima’.

Io aggiunsi: ‘Dopo due o cinque secoli, la cosa sarà sempre

la stessa, la troveremo di sopra’.

Ancora salivamo…

L’edificio aveva due soli piani, ma la fine dell’antica scala sem-

brava non arrivasse mai. Su, su, su… finché le pareti intorno a

noi si confusero con la nebbia e le nubi turbinanti… e sempre

salivamo…

‘La troveremo come prima; non è cambiata’… ancora più su,

più su… finché   finì o…. iniziò il sogno…..

 

(H. P. Lovecraft, Duecent’anni di attesa)

 

 

 

 

 

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TERZA PASSEGGIATA: secoli di attesa….ultima modifica: 2014-06-19T00:00:58+02:00da giuliano106
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