DUE OROLOGI (3)

Precedenti capitoli:

Dialoghi con Pietro Autier 2:

L’oca 

Gli occhi di Atget: Due orologi (1) &

Dialoghi con Pietro Autier: Due orologi (2)

Prosegue in:

Dialoghi con Pietro Autier: Due orologi (4)

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Bell

William

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due orlogi 3

 


 

 

(Da: Due orologi (1/2))

 

Improvvisamente, riacquistò compostezza.

Il tremito si acquietò.

Strinse i denti e abbassò le ciglia.

Non aveva esaurito le risorse difensive; nella sua mente

aveva preso forma un altro progetto, un altro piano di

battaglia.

Sollevando la punta dell’assicella, la spinse con cautela

tra le macerie a fianco del fucile e la premette contro il

ponticello. Poi, lentamente, la fece ruotare finché non

sentì di averlo superato, chiuse gli occhi, e la spinse con-

tro il grilletto con tutta la sua forza!

Non vi fu esplosione; il fucile si era scaricato cadendo-

gli di mano nel momento del crollo. Ma aveva fatto il

suo dovere.

…..Il tenente Adrian Searing, comandante dell’avampo-

sto da quella parte della linea che il fratello Jerome ave-

va attraversato in missione, sedeva in ascolto dietro il

terrapieno.

Neppure il più debole dei suoni gli sfuggì; il grido di

un uccello, lo squittio di uno scoiattolo, il fruscio del

vento tra i pini, tutto veniva registrato con ansia dai

suoi sensi tesi.

D’improvviso, proprio davanti alla linea, udì un rom-

bo debole e confuso, simile al frastuono, attutito dalla

distanza di un edificio che crolla.

Il tenente guardò meccanicamente l’orologio.

Le sei e diciotto.

In quel momento gli si avvicinò a piedi un ufficiale

proveniente dalle retrovie, che salutò.

– Tenente,

disse l’ufficiale,

– il colonnello vi ordina di far avanzare la linea e di

saggiare il nemico, se lo trovate. In caso contrario,

continuare ad avanzare fino a che non verrà ordina-

to di fermarvi. C’è motivo di credere che il nemico si

sia ritirato.

Il tenente fece un cenno col capo e non parlò; l’altro

ufficiale si congedò.

Un attimo dopo, gli uomini, informati a bassa voce

dai sottufficiali del loro dovere, avevano lasciato le

postazioni di trincea e stavano avanzando in forma-

zione di pattuglia, coi denti serrati e il cuore in tu-

multo.

La linea di pattuglia attraversava rapida la pianta-

gione e punta verso la montagna. Passano ai lati del-

l’edificio in rovina senza degnarlo di uno sguardo.

A breve distanza, in retrovia, giunge il comandante.

Getta uno sguardo curioso al rudere e vede il corpo

di un morto mezzo sepolto da travi e assi.

E’ talmente coperto di polvere che l’uniforme grigia

sembra quella di un confederato. Ha il volto bianco

e giallastro, le guance incavate, e le tempie, infossate

anch’esse e profondamente segnate dalle rughe, ren-

dono la fronte orribilmente stretta; il labbro superio-

re, leggermente alzato, mostra i denti bianchi serrati.

Ha i capelli fradici, il viso mandido come l’erba co-

perta di rugiada che si trova tutt’intorno.

Dal suo punto d’osservazione, l’ufficiale non scorge

il fucile; apparentemente l’uomo è rimasto ucciso

dal crollo dell’edificio.

– Morto da una settimana,

tagliò corto l’ufficiale e proseguì, tirando fuori distrat-

tamente l’orologio, come per verificare la propria va-

lutazione del tempo.

Le……

(A. G. Bierce)

(Prosegue…)

 


 

 

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DUE OROLOGI (3)ultima modifica: 2014-09-17T00:02:00+02:00da giuliano106
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