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– “Allora,
disse la signora Glossop,
– cosa dovremmo fare secondo voi: far portare le Vecchie
una alla volta a casa di Nancy Taylor dal signor Brown,
o farle salire entrambe sul carretto, e lasciare che sia lui
a condurre il cavallo?”.
Brown era senza fiato.
-“Ecco, questa sì che è una domanda,
disse la signora Enderby
– Vedi bene che siamo tutte stanche, e qualunque cosa de-
cideremo sarà un problema. Perché, se il signor Brown le
porta entrambe, almeno una di loro dovrà tornare indie-
tro per aiutarlo, perché non può caricarle da solo sul car-
retto, e loro sono così deboli”.
– “Giusto,
disse la signora Taylor.
– Non sembra che…..oh, e come potrebbe? Una di noi va-
da là con il signor Brown, e le altre si avviino verso casa
mia a preparare tutto. Io andrò con lui. Insieme possiamo
caricare una delle Vecchie sul carretto, portarla fino a ca-
sa mia e…..”.
– “Ma chi si occuperà dell’altra?
disse la signora Enderby.
– Non possiamo certo lasciarla sola nel bosco, soprattutto
la matta. Andare e tornare sono otto miglia, non so se mi
spiego”.
Nel frattempo si erano sedute sull’erba accanto al carret-
to, nel tentativo di dare riposo alle loro stanche membra.
Rimasero in silenzio per qualche istante, rimuginando
sulla complicata situazione; poi la signora Enderby s’illu-
minò e disse:
– “Credo di avere avuto l’idea giusta. E’ chiaro che non
possiamo più camminare. Pensate a cosa abbiamo fatto:
quattro miglia fin qui, due fino a casa di Mosley e sono
sei, poi di nuovo qui: nove miglia da mezzogiorno, e tut-
to senza aver messo nulla sotto i denti. Confesso di non
sapere come abbiamo fatto; per quanto mi riguarda, sto
morendo di fame. Ora, qualcuno deve tornare indietro
ad aiutare il signor Brown, inutile girarci intorno; ma,
chiunque vada, dovrà andarci a cavallo, non a piedi.
Pertanto la mia idea è questa: una di noi torna indietro
con il signor Brown, quindi cavalca fino a casa di Nan-
cy Taylor con una delle Vecchie, lasciando il signor
Brown a tenere compagnia all’altra, voi ora andate da
Nancy a riposarvi e aspettate; poi una di voi tornerà
a prendere l’altra e la porterà da Nancy, mentre il si-
gnor Brown verrà a piedi”.
– “Splendido!
esclamarono all’unisono
– Oh, è quello che ci vuole…è la soluzione perfetta”.
E tutte dissero che la signora Enderby era la migliore
mente organizzativa dell’accolita; e si dissero meravi-
gliate di non essere arrivate da sole a quella semplice
soluzione. Non intendevano rimangiarsi il complimen-
to, anime semplici, e non si rendevano conto di averlo
fatto. Dopo un consulto fu deciso che la signora Ender-
by sarebbe tornata indietro con Brown; l’onore le aspet-
tava di diritto, essendo lei l’autrice del piano. Una vol-
ta che tutto fu così brillantemente risolto e organizza-
to, le signore si alzarono, sollevate e felici, e si scrolla-
rono i vestiti, e tre di loro si avviarono verso casa; la
signora Enderby mise piede sulla pedana del carretto,
e stava per salire a bordo, quando Brown trovò un re-
siduo di voce e farfugliò:
– “La prego signora Enderby, le richiami…..Mi sento
debole; non posso camminare, davvero non posso”.
– “Diamine, mio caro signor Brown! In effetti lei è pal-
lido; sono mortificata di non essermene accorta prima.
Tornate indietro tutte!! Il signor Brown non si sente be-
ne. Posso fare qualcosa per lei, signor Brown? Sono….
davvero dispiaciuta. Si sente male?”.
– “No signora, soltanto debole; non sono malato, sono
soltanto debole….all’improvviso; non da molto, mi è
successo all’improvviso…..”.
Le altre tornarono indietro ed espressero la loro vici-
nanza e la loro comprensione, piene di rimorso per
non essersi accorte di quanto egli fosse pallido. Mise-
ro a punto un nuovo piano, e concordarono sul fatto
che fosse il migliore in assoluto. Sarebbero andati a
casa di Nancy Taylor per occuparsi innanzi tutto di
Brown. Questi avrebbe potuto stendersi sul divano
del salotto, e mentre la signora Taylor e Mary lo ac-
cudivano, le altre due donne avrebbero preso il car-
retto e sarebbero andare a raccogliere una delle Vec-
chie, e una di loro sarebbe rimasta con l’altra….
A quel punto, senza che nessuno lo avesse chiesto, a-
vevano preso il cavallo per il capo e si apprestavano
a farlo girare. Il pericolo incombeva, ma Brown trovò
nuovamente la voce e si salvò.
Disse:
– “Ma signore, state trascurando qualcosa che rende
il vostro piano inattuabile. Vedete, se accompagnate
a casa una di loro, e l’altra rimane lì insieme a una di
voi, ci saranno tre persone quando tornerete a pren-
derla, perché il carretto deve essere condotto da qual-
cuno, e non può portare tre persone…..”.
Tutte esclamarono:
– “Diamine, ma è evi-den-te, è così!!”.
e sprofondarono nuovamente nell’incertezza.
– “Mie care, mie care, che possiamo fare?
disse la signora Glossop.
– E’ la cosa più intricata del mondo. L’indovinello del-
la volpe, della rana e del sacco di grano eccetera….è
niente a confronto….”.
Sedettero ancora una volta esauste, a torturare nuo-
vamente le loro tormentate teste nella speranza di e-
scogitare un piano che funzionasse.
Di lì a poco Mary propose un piano; era il suo primo
sforzo.
Disse:
– “Io sono giovane e forte, e ora mi sono riposata.
Portate il signor Brown a casa nostra, e dategli assisten-
za – vedete bene quanto ne abbia bisogno. Io tornerò in-
dietro e mi prenderò cura delle Vecchie; posso essere lì
in venti minuti. Voi potete continuare a fare ciò che ini-
zialmente stavate facendo: aspettare sulla strada mae-
stra davanti a casa nostra che giunga qualcuno con una
carrozza; quindi mandarlo a prenderci tutt’e e tre.
Non dovrete attendere a lungo; presto i contadini saran-
no di ritorno dalla città. Terrò calma Polly e la tirerò su
di morale…..la matta non ne ha bisogno……”.
(M. Twain, Seguendo l’Equatore)