PERCHE’ RIDE

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Il progresso filosofico e teologico del XIII secolo ha fatto seguito

all’invasione dell’Occidente latino da parte delle filosofie arabe

ed abraiche e, quasi contemporaneamente, delle opere scientifiche,

metafisiche e morali di Aristotele.

L’opera dei traduttori ha dunque preceduto e condizionato quella

dei filosofi e dei teologi.

 

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Fin dalla metà del XII secolo, il francese Raimondo di Sauvetat,

arcivescovo di Toledo verso il 1126-1151, fa tradurre o incoraggia

la traduzione in latino di opere di Aristotele, di al-Farabi, di Avicenna,

di al-Ghazali e di Avicebron.

Tra i primi traduttori dominano due nomi, Domenico Gundissalino

traduttore e autore di trattati originali, chiamato spesso Gundisalvi,

e Ibn-Dahut. S’incontra anche il nome di un certo Giovanni Ispano

che non si sa se sia o no lo stesso Giovanni di Toledo e Giovanni di

Siviglia, e nemmeno se questi diversi nomi non indichino semplicemente

Avendeath (Ibn-Dahut).

 

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Il loro lavoro si svolgeva in condizioni difficili.

Quando si trattava di scritti di Aristotele, le traduzioni arabe di cui

disponevano erano state a loro volta tradotte da una traduzione

siriaca del testo greco; per  tradurle in latino bisognava spesso

trovare un ebreo o un arabo, che le traducesse parola per parola

in lingua volgare e ritradurle un’ultima volta, parola per parola,

in latino.

Per quanto esse talvolta siano oscure, le traduzioni di Aristotele

incominciate in Italia un po’ più tardi non potevano non risultare

più utilizzabili.

 

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Queste prime traduzioni hanno avuto nondimeno un ruolo importante.

Gerardo da Cremona (morto nel 1187) traduce così dall’arabo i

‘Secondi analitici’, con il commento di Temistio, il ‘De naturali

auditu’ (fisica), il ‘De coelo et mundo’, ‘De generatione et corruptione’,

e le ‘Meteore’.

Gli si deve inoltre, la traduzione latina del ‘Liber causis’, composizione

neoplatonica dell’ ‘Elementatio theologica’ di Proclo, ma che è stata

considerata a lungo opera di Aristotele. 

 

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 ….Ma le traduzioni toledane, di cui più profonda fu l’influenza

immediata, furono quelle delle opere originali degli stessi filosofi

arabi ed ebrei. 

La ‘Logica’ di Avicenna, tradotta da Giovanni Ispano, poi la fisica

(Sufficentia), il ‘De coelo et mundo’, il trattato dell’anima e la

‘Metafisica’ tradotte da Domenico Gundissalino, aiutato da Giovanni

Ispano e dall’ebreo Salomone; agli stessi traduttori si deve la 

‘Logica’, la ‘Fisica’ e la ‘Metafisica’ di al-Ghazzali e il ‘Fons vitae’

d’Ibn Gabirol; Giovanni Ispano traduce il ‘De differentia spiritus

et animae’, attribuito dai suoi lettori medievali al medico siriano

Costa ben Luca, ma la cui autenticità non è affatto del tutto

sicura: Gerardo da Cremona traduce diversi trattati di al-Kindi

e forse il ‘De intellectu’ di al-Farabi.

Questo insieme di traduzioni ha esercitato sul pensiero del secolo

successivo un’influenza profonda, durevole e relativamente

omogenea……

(Gilson, La filofia nel Medioevo)


 

 

 
 

 

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PERCHE’ RIDEultima modifica: 2012-10-08T14:00:00+02:00da giuliano106
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