ERESIA E ORTODOSSIA (3)

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Dialoghi con Pietro Autier &

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Tutto questo trovavano sulla loro via, nei secoli XII e XIII quanti

erano agitati da un sentimento nuovo e fresco di religiosità e ac-

carezzavano il sogno di una vita evangelica e di una Chiesa pri-

mitiva da restaurare


(permettetemi l’amaro commento ironico: il passato è specchio del

presente, e bussola del futuro, perciò come precedentemente detto,

tutto questo troviamo sulla difficile via di ogni riformatore, e non

solo credente oserei dire; l’esigenza di principi diversi e più con-

soni hanno sempre imperversato in taluni animi e di rimando la

risposta di ogni società o civiltà detta civile è dettata secondo

ugual schemi comportamentali.

Da questo profilo, che non è solo religioso, e non appartiene solo

all’esigenza o necessità religiosa, possiamo dedurre altre ed illu-

minanti idee circa il carattere cosiddetto umano. Ciò che fa par-

te più propriamente della particolare natura umana. Ed anche

questo, ergo, è un alto principio di eresia.

Forse il principio di ogni eresia…).


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Che contrasto e che urto violento, fra questo mondo ideale ed

il mondo della realtà; che crisi interne, silenziose o violente,

negli uomini di vita interiore più profonda, o più primitivi ed

impulsivi, più malati d’ascesi o più doloranti fra le miserie di

tutti i giorni, più pessimisti ed ottimisti per il passato e l’avve-

nire!

E allora, la vaga intuizione ed aspirazione di quella Chiesa pri-

mitiva dalle linee semplici, vicina ai fedeli, viva in essi e per es-

si, diventava lo sforzo consapevole di tornare all’antico; all’a-

zione positiva di rinnovamento interno si aggiungeva la rea-

zione contro il presente e contro la tradizione più vicina della

Chiesa.


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Il punto di partenza di molte agitazioni che poi diventano eresie

è qui!

Eresie per la Chiesa romana, naturalmente; ché i loro seguaci si

ritengono cristiani e veri fedeli, i soli veri fedeli; anzi, sono tanto

persuasi di rappresentare la vera fede e la vera Chiesa, che gli

Inquisitori considerano questa presunzione come indice sicuro

di eresia.

L’essenziale di quanto essi chiedono si compendia in una ‘Chie-

sa secondo il Vangelo’; la loro negazione prima e maggiore è la

Chiesa come esiste.

Il moto valdese, il più ampio certamente e il più fecondo, dimo-

stra chiaramente l’efficacia di tutte queste forze positive e ne-

gative nel determinare il distacco dall’ortodossia cattolica.

Pietro Valdo, dapprima mercante, largisce poi tutto ai suoi

poveri. Appassionato della Bibbia – lettore o ascoltatore non

sappiamo – ne fa tradurre in volgare alcuni libri da due eccle-

siastici.

Esso e i suoi amici, ‘semplici laici infiammati di spirito…, si van-

tano di voler vivere secondo la dottrina evangelica ed osservar-

la alla lettera come gli Apostoli…, e si dicono veri e soli imitato-

ri di Cristo’.

Datisi a predicare, esaltano la povertà evangelica ed attaccano i

chierici ‘che nuotano nell’abbondanza e nelle delizie’ (ciò che av-

viene a tutt’oggi, basti guardare, con la sola scusa di guidare il popolo

inteso come ‘gregge di fedeli’, la politica adottata di volta in volta dal-

la riconosciuta ‘Chiesa cattolica romana’, la quale non disdegna e sem-

bra non disdegnata, eccetto quando fa notizia con i suoi innumerevoli

scandali bancari e non solo, dai cortigiani di corte e quelli che aspirano

alla ricca corte, offrendo il suo potere prestato alla privilegiata casta e 

causa politica.

I poveri, i diseredati, gli emarginati, gli umiliati, e molti altri, sono

esclusi dalle chiese quanto dai ‘loft degli imbecilli’, o dalle ricche case

di potenti feudatari…come la storia ci insegna…).


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Si potrebbe credere che ripetessero la dottrina solita che negava

valore ai sacramenti dei cattivi sacerdoti, ormai avverstata dalla

Chiesa, sebbene non ancora definitivamente condannata da Lucio

III e dal Concilio lateranense IV; ma non è sicuro, perché i Valdesi

di Francia non pare che poi la professassero, a differenza di altre

loro propaggini sviluppatesi in Italia, in Germania ed in Boemia.

Dunque, ortodossia piena, almeno nel senso antico della parola.

Ma si riscaldano troppo; e troppo liberamente, essi laici e per la

più parte ‘idioti o illeterati’, esercitano sulle piazze e nelle case

la predicazione e commentano la Bibbia e presumono ‘usurpare

l’ufficio degli Apostoli!’.

Son richiamati al dovere ed al silenzio dall’arcivescovo Giovan-

ni di Lione, ma essi pensano e dicono che i chierici li avversano

per invidia, perché il loro insegnamento ottiene più favore di

popolo, e rispondono come Pietro al Principe dei Sacerdoti:

doversi obbedire prima a Dio che agli uomini; a Dio che ordi-

nò agli Apostoli di annunziare il Vangelo tra le creature.

La storia degli Umiliati ci richiama a Valdo e i Valdesi.

(…..)



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ERESIA E ORTODOSSIA (3)ultima modifica: 2012-11-21T00:00:00+01:00da giuliano106
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