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Giacomo Bove (23 aprile 1852 9 agosto 1887)
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Quando una domenica dell’agosto 1887 il suo corpo fu rin-
venuto ai piedi di un gelso che cresceva gagliardo sulle
sponde dell’Adige, poco fuori di Verona, Giacomo Bove era
un uomo celebre.
Il suo suicidio fece rumore.
Giusta l’epoca, vi fu chi sondò la vita dell’estinto per capire
le ragioni del gesto.
La dominante cultura positivistica decretò che la causa del-
la scelta fatale, frutto di un grave malessere psicologico, do-
veva ricercarsi in un morbo che Bove aveva contratto duran-
te l’esplorazione del Congo.
La sorte degli esploratori è bruciata dalla curiosità, una fre-
nesia di cui non si conosce radice, ma che trova la propria
felice realizzazione nella sventatezza sorprendente delle
imprese.
La passione per il viaggio di scoperta, di indagine, non ha
ragioni strettamante geografiche, né atmosferiche.
E’ un rapimento dell’essere con sommovimenti verso tutto
quanto si reputa sconosciuto. Si tratta, forse, soltanto di
una sfida. Donde venga tuttavia questa frenesia resta un
mistero connesso con un istinto ancestrale anche se la spin-
ta può venire dal luogo ove futuri esploratori si sono tro-
vati a nascere: specie per alcuni che vengono al mondo in
luoghi marinari.
Nel 1881 si annunciava la spedizione artica di Nils Adolf
Erik Nordenskjold, professore di mineralogia all’università
di Stoccolma, che voleva svelare uno dei grandi segreti geo-
grafici: il passaggio del nord-est.
Bove, affascinato dall’impresa si attivò affinché il Ministe-
ro della Marina lo facesse partecipare all’esplorazione.
Il viaggio si presentava eccezionale: si trattava di salpare
da Goteborg costeggiare tutte le regioni settentrionali dell’-
Europa, superare il capo Celjuskin, navigare lungo la Sibe-
ria, raggiungere la penisola di Ciukci, attraversare lo stretto
di Bering e poi discendere nei mari del Giappone, guadagna-
re l’Oceano Indiano, indi arrivare nel Mediterraneo.
L’impresa, cui Bove era stato assegnato si risolse brillante-
mente, ma del successo non si sentì appagato.
L’occasione arrivò nel 1884, quando vennero in Italia da
Buenos Aires, il Ministro Plenipotenziario e il capitano
Moyano, appositamente incaricati dalla marina argenti-
na per chiedere al governo italiano un congedo per Giaco-
mo Bove, affinché potesse organizzare e dirigere una spe-
dizione, per conto dell’Argentina, alla Terra del Fuoco,
in Patagonia e nelle regioni del polo antartico……
(Giacomo Bove, Viaggio alla Terra del Fuoco)