UNA PULIZIA ETNICA RAGIONATA (2)

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una pulizia etnica ragionata (1)

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Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2 &

gli occhi di Atget

Da:

i miei libri


 

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Per slavizzare al massimo la regione si procedette anche all’-

emigrazione forzata di masse di contadini che furono trasfe-

riti nel Banato per essere sostituiti con altri, bosniaci e mace-

doni, ‘non inquinati dalla lunga contiguità con gli italiani’.

Angherie e persecuzioni subirono molto esponenti del clero

cattolico e laico.

Il vescovo di Trieste, monsignor Antonio Santin, fu più volte

aggredito e oltraggiato quando, noncurante delle minacce, si

recò in visita nelle parrocchie della sua diocesi situate nella

zona B.

 

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Le pressioni di ogni tipo, di cui parlava Milovan Gilas, ave-

vano, come si è detto, lo scopo di terrorizzare gli italiani e di

indurli a lasciare l’Istria.

Da tempo, infatti, colonne di disperati del tutto simili a quel-

le che in tempi più recenti la televisione ci ha abituato a vede-

re nelle corrispondenze dalla Bosnia e dal Kosovo, si presen-

tavano al confine con la zona A per cercare asilo a Trieste e

in altre città italiane.

 

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Alla vigilia della firma del Trattato di pace, quando l’esodo

degli italiani si trasformerà in una fiumana irresistibile, già

oltre 30.000 profughi avevano trovato asilo in centri di rac-

colta, peraltro niente affatto accoglienti.

Questa povera gente, che in realtà stava pagando per conto

di tutti gli italiani la cambiale della guerra fascista, non era

infatti accolta in madrepatria da slanci di solidarietà.

Dalla ‘sinistra’ per esempio, i profughi erano osservati con

sospetto e accolti come ospiti indesiderati.

D’altra parte la loro fuga dalla Jugoslavia ‘democratica’ suo-

nava come una chiara denuncia del regime comunista che

vi era stato instaurato.

 

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Di conseguenza, i loro drammatici racconti venivano definiti

volgari menzogne, tanto è vero che, come era accaduto con

gli italiani della Venezia Giulia che gli slavi definivano gene-

ricamente ‘fascisti’, anche i profughi istriani in Italia furono

sbrigativamente definiti …tali.

(A. Petacco)

(Noi …della storia ne conserviamo memoria…..)

…Da

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Pietro Autier: Storia di un Eretico






 

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UNA PULIZIA ETNICA RAGIONATA (qualcuno dice anche…’intelligente’…)

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(una pulizia etnica….ragionata 2) &

Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2 &

gli occhi di Atget


 

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Durante tutto il 1946 e gran parte del 47, il fenomeno della

‘pulizia etnica’ nell’Istria occupata dagli slavi, oltre a inten-

sificarsi, assunse anche un aspetto, per così dire, più ‘ragio-

nato’ (qualcuno pensa anche ..intelligente…).

Nel senso cioè che ora le stragi erano chiaramante mirate

contro gli italiani di qualunque estrazione sociale e di qua-

lunque fede politica.

Se, infatti, i sanguinosi episodi verificatisi dopo l’8 settembre

del 1943 offrivano in qualche modo la possibilità di masche-

rare la ‘pulizia etnica’ con la rabbia popolare e la rappresa-

glia politica, adesso non c’erano scuse e l’intento appariva

chiaro agli occhi degli osservatori meno accorti.

 

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Si voleva eliminare o allontanare dall’Istria più italiani pos-

sibile per sconvolgere il tessuto etnico della regione nell’even-

tualità che la Conferenza della pace richiedesse un censimen-

to o un plebiscito popolare.

Dall’altra parte, che la ‘pulizia etnica’ sia una tragica consue-

tudine delle lotte razziali che periodicamente hanno insangui-

nato i Balcani, lo confermano i fatti recenti accaduti in Bosnia

 

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e nel Kosovo. Dove si è ripetuto esattamente ciò che è stato fat-

to in Istria cinquant’anni prima, con la sola differenza che, non

offrendo il terreno la ‘comodità’ delle foibe per nascondere i ca-

daveri, gli aguzzini sono stati costretti a ricorrere alle fosse co-

muni facilmente individuabili dall’osservazione aerea.

La favola delle foibe come ‘tombe di fascisti’, alla quale per an-

ni hanno finto di credere anche molti storici italiani, è stata per-

altro smentita da auterevoli fonti jugoslave.

 

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Per esempio, da Milovan Gilas, l’intellettuale serbo che durante

la guerra partigiana fu il braccio destro di Tito e che in seguito

diventò il più acerrimo avversario del Maresciallo.

In una intervista rilasciata a ‘Panorama’ nel 1991, Gilas raccon-

tò che nel 1946 egli si recò personalmente in Istria con Edward

Kardelj, allora ministro degli Esteri jugoslavo, per organizzare

la propaganda anti-italiana allo scopo di dimostrare l’apparte-

nenza alla Jugoslavia di quella regione.

 

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‘era nostro compito’ spiegò Gilas al giornalista ‘indurre tutti

gli italiani ad andar via con pressioni di ogni tipo.

E così fu fatto.

Cosa fecero lo sappiamo….

 

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Nel marzo del 1946, quando una Commissione quadripartita vi-

sitò la zona B, le autorità titine impedirono con la forza agli itali-

ani di farsi vivi mentre, nel contempo, facevano affluire nei centri

visitati dalla Commissione torme di contadini sloveni e croati tra-

sferiti dalle campagne con torpedoni e autocarri.

A nulla servirono le proteste del governo italiano e del CLN dell’-

Istria per garantire agli italiani la libertà d’espressione. A Pirano,

per sfuggire al controllo della polizia, le donne che si accalcavano

attorno alle auto della Commissione aprivano furtivamente davan-

ti ai delegati il palmo della mano sul quale avevano dipinto il tri-

colore.

 

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A Pisino, durante una riunione, i delegati trovarono sul tavolo un

misterioso biglietto. C’era scritto:

‘Non potendo interrogare i vivi, interrogate i morti’.

Qualcuno afferrò il senso dell’oscuro messaggio e la Commissione

chiese di poter visitare il cimitero. Risultato: il 90% delle lapidi por-

tava scolpiti nomi italiani…..

(Noi ne conserviamo memoria….)

(prosegue)




 

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