ERESIA E ORTODOSSIA (6)

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Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2




 



Nato attorno al 1100, Arnaldo aveva compiuto gli studi

probabilmente a Milano e a Bologna, e ricevuto gli ordini

minori nella città natale.

Si sa che si recò in Francia dove seguì le lezioni di Abelardo.

Questo grande filosofo e maestro esercitò una notevole in-

fluenza sull’allievo, ma non fu lui certamente a farne un

fautore della povertà volontaria.

Sembra invece che abbia operato in tal senso l’influenza

della pataria che contava fautori anche in Brescia. Ritor-

nato nella sua città nel 1129, Arnaldo ricevette gli ordini

maggiori e divenne superiore dei canonici regolari.

Si fece allora notare per la vita ascetica e si rese famoso co-

me predicatore: chiamava alla rinascita della vita apostoli-

ca e maturò ben presto la convinzione che la riforma della

chiesa doveva cominciare da quella del clero.


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Di qui le sue condanne della proprietà dei preti, della vita mon-

dana dei monaci e della conservazione, da parte dell’episcopato,

di diritti di regalia.

Di qui ancora concludeva che i benefici dovevano tornare ai lai-

ci che li avevano un tempo offerti al clero. Ma simili opinioni,

che riscuotevano il plauso del pubblico laico, non potevano tro-

vare un’accoglienza favorevole tra il clero. 

Inevitabilmente diveniva allora lo scontro con il vescovo della

città, che ebbe un epilogo a Roma. Nelle mani di papa Innocen-

zo II fu deposta un’accusa formale contro Arnaldo: vi si sotto-

lineava in particolare che le opinioni dell’accusato sull’ordine

e sul battesimo dei neonati potevano sollevare serie riserve.

Era senza dubbio un tentativo di ricollegare le posizioni di Ar-

naldo alla dottrina condannata da Pietro di Bruys e degli enri-

ciani, e di pregiudicarne quindi l’esito di fronte al tribunale

pontificio.

Ma queste accuse non dovevano avere alcun fondamento, per-

ché non abbiamo la minima prova che a Roma siano state pre-

se in considerazione.

Reali furono invece gli attacchi di Arnaldo alla ricchezza del

clero. Osservando il fasto che regnava nei palazzi dei cardinali,

non esitò a condannarlo in presenza del papa: fu perciò subito

accusato di eresia al concilio laterano del 1139.

Malgrado l’assenza di prove a suo carico, il papa vietò ad


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Arnaldo di proseguire nell’attivita di predicatore e lo bandì

dall’Italia. Costretto a lasciare la patria, Arnaldo si recò in

Francia, dal maestro Abelardo, proprio nel momento in qui

quest’ultimo, già violentemente attaccato da Bernardo di

Clairvaux, riceveva il biasimo dell’episcopato francese per

le sue dichiarazioni pubbliche. Istigato da Bernardo, il papa

Innocenzo II intervenne nella disputa e condannò la dottri-

na di Abelardo, ordinando che il maestro e il fedele discepo-

lo Arnaldo fossero rinchiusi in convento.

Abelardo pensava di appellarsi a Roma, ma durante il viag-

gio si lasciò rinchiudere a Cluny mentre Arnaldo, contro il

quale si erano appuntati gli attacchi di Bernardo, continua a

insegnare a Parigi. Ma alla fine dovette rifugiarsi nell’impero,

dove trovò protezione dal vescovo di Costanza, ben disposto

nei suoi confronti.

Ma anche lì lo raggiunse l’accanimento di Bernardo.

In una lettera al vescovo di Costanza, l’abate di Clairvaux

scriveva: ‘Parlo di Arnaldo da Brescia. Si distinguesse per la

purezza della sua dottrina come per la severità della vita….!

Infine, ha spinto con tutti i mezzi la popolazione del suo pae-

se natale a una tremenda rivolta…

Maledetto dal papa, si è legato ad Abelardo e e ancor più ar-

dentemente dello stesso maestro, difensore accanito di tutta

la sua dottrina, errata e condannata…., fidando nella forza

delle armi, si leva apertamente contro il clero, contro i vesco-

vi stessi, e infrange con furore tutto l’ordine della chiesa’.




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