PIONIERI DELL’ALPINISMO (lupi di montagna) (2)

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verità senza tempo

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Lupi di montagna (2) &

Verità senza tempo (1) &

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 pionieri dell'alpinismo

 

 

 

 

 

 

(Da la trappola maledetta) Intanto mille diavoletti calavano

strillando e frullando, quelli di mezza taglia ululando.

E incessantemente si ripeteva l’atroce sibilo viperino, quan-

do i bianchi serpenti di neve filavano giù per il gran cana-

lone.

Uno di noi spiava di continuo verso l’alto, mentre il compa-

gno arrampicava, e al grido d’allarme comprimevano alla

roccia i nostri corpi tremanti, ma su questi lastroni la prote-

zione che essa offriva era molto incerta.

Dopo le sedici eravamo di nuovo presso il pauroso colatoio

principale. M’infilai le scarpe. Ogni cinque minuti e anche

più spesso transitava frenando quell’orda micidiale, perché

ogni sasso che cadeva, ogni motta di neve che scivolava nel

grembo dell’imbuto enorme, doveva infallibilmente inabis-

sarsi in quest’unico corridoio.

 

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‘Bivacchiamo sulla parete!’ disse il compagno pallido, ‘anche

se avremo senz’altro una notte di orrori’. In nessun punto v’-

erano cenge per sdraiarsi, avremmo dovuto rimanere legati

in cordata dalle sedici fino alle quattro protetti a stento dal-

le scariche di sassi.

Una selvaggia spavalderia mi dominava:

‘Per conto mio dopo un’ascensione riuscita sì, ma dopo un in-

successo mai!’.

Egli portò motivi ragionevoli, ma io ero più forte, io ero la pas-

sione, io ero lo scherno rabbioso, io ero il verbo della potenza,

io ero il demone.

 

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Io?

No: quell’essere che mi comanda.

L’amico per sua rovina si adattò.

Prima ci abbassammo verso sud su neve molto tenera, a sini-

stra in vicinanza del colatoio; e per poter avanzare entrambi

rapidamente, egli era costretto a correre senza precauzione,

mentre io con la gamba destra mi radicavo profondo nella

neve e sulla coscia sinistra, tenuta obliquamente, lasciavo 

scorrere la corda che dominavo con forza.

Quindi mi lasciavo andare scivolando nella neve aggruma-

ta con la massima rapidità: mi sentivo signore nell’arte de-

gli scivoloni.

Le pietre grandinavano ancora sopra le nostre teste, ma un

po’ più di rado e non così grosse come lassù più a sud sul-

la parete di Penhall.

 

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Oh, se fossimo là sopra, al di là del canalone!

Solo pochi metri in linea d’aria ci seperavano dalla riva della

salvezza. Ogni volta che volevamo tentare questo brutto pas-

saggio nel solco delle valanghe crepitava una nuova salva

bianconera di neve e di sassi giù per la voragine della morte.

Guardai al di là verso sud-ovest e osservai: ‘Adesso abbiamo

ancora mezza altezza del Col du Lion’.

Farneticando speravo in segreto che potessimo arrivare sem-

pre verso sud lungo il solco delle valanghe fino al ghiacciaio

di Tiefenmatten; non vedevo che là nell’imbuto inferiore a-

vremmo dovuto attraversare molte centinaia di piccoli sol-

chi prodotti dai sassi, di uno dei quali noi saremmo certa-

mente vittime.

 

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La catastrofe giunse poco appariscente, punto drammatica.

Stavamo in un solco laterale poco profondo. Avevamo cessa-

to da un pezzo di guardarci all’intorno per scansare le sassa-

te, ritenendole una perdita di tempo e ci eravamo semplice-

mente affidati alla benignità del fato.

D’un tratto tuttavia guardai in alto: una piccola valanga scen-

deva verso di me, forse una di quelle onde di neve che m’ero

trascinato io stesso nello scivolare e che per riguardo a Lorria,

avevo subito arrestato. Un momento prima, avrei piantato il

bastone della piccozza profondo nella neve e col mio petto

avrei fermato tutto.

Ma la nemica insidiosa fece passare facilmente sotto i miei

piedi tutta la neve bagnata stillante; già nell’atto di cadere

la paletta della piccozza, che tagliò la neve come il burro sen-

za far presa, e la valanga ingrossata sulla quale giacevo s’av-

viò verso Lorria, il quale volò d’un balzo nella voragine temu-

ta.

Il cartografo Imfeld calcolò più tardi l’altezza della caduta a

duecento metri.

Io ho fatto il terribile volo in piena coscienza e vi posso annun-

ziare, amici, che è una bella morte…..

(E. G. Lammer, Fontana di giovinezza)

 

 

 

 

 

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PIONIERI DELL’ALPINISMO (lupi di montagna) (2)ultima modifica: 2014-01-08T00:00:00+01:00da giuliano106
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