LA GNOSI (i delatori e i persecutori) (11)

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Dialoghi con Pietro Autier 2

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la storia?

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i miei libri 

 

 

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Abbiamo visto come sui delatori incomba una minaccia

escatologica: essi hanno peccato contro lo Spirito e la loro

sorte rimane affidata alla misericordia di Dio, sempreché

siano creature sue.

Non è da escludersi che essi appartengano, anima e corpo,

alla creazione diabolica, che siano dei diavoli, e non soltan-

to dei posseduti.

Ma è chiaro che certezze di tal natura non potevano sosti-

tuire, per i credenti, l’utile immediato che potevano aspet-

tarsi da una eliminazione preventiva o da una vendetta

appropriata.

Gli esempi non mancano nei confronti degli inquisitori o

dei delatori, in Linguadoca, in Germania e in Italia nel XIII

sec. L’unico problema sta nel sapere che atteggiamento te-

nesse, ufficialmente o ufficiosamente, la Chiesa catara in

presenza di comportamenti siffatti, considerando le rego-

le alle quali i perfetti dovevano sottostare. 

Si sono  avute, infatti, procedure sommarie di questo ge-

nere, delle quali i credenti non hanno potuto fare a meno

di mettere a parte la loro Chiesa, come quella che fu pro-

mossa da Montségur contro gli inquisitori che avevano

preso stanza ad Avignonet nel 1242, o la cattura di un

falso begardo, spia dell’Inquisizione, smascherato dal

nipote di Pietro Autier che era domenicano, poco dopo

il 1300.

 

Sibilla Peyre…sentì dire a Pietro e a Giacomo Autier che

avevano un grande amico al convento dei Predicatori di

Pamiers, chiamato Fratel Raimondo di Rodès, il quale fa-

ceva la spia per loro, di modo che se si tramava o si ap-

parecchiava qualcosa contro di loro a Pamiers o in pia-

nura glielo faceva sapere o inviava un messaggero affin-

ché prendessero delle precauzioni.

Un begardo di nome Gugliemo Dejean aveva tramato,

d’accordo con certi Frati Predicatori di Pamiers, che a-

vrebbe finto di essere amico degli eretici e di entrare a

far parte della loro setta, affinché la Chiesa potesse ar-

restarli. 

Il nominato Fratel Raimondo mandò un messaggero

allo stesso Pietro Autier, che in quel momento si tro-

vava vicino ad…. (Deposizione di Gugliemo di Rodès,

fratello del domenicano).

Il gentiluomo Filippo di Larnat Larnat e Pietro Delaire

mi hanno detto che una notte incontrarono il begardo

sul ponte d’Alat; lo presero e lo imbavagliarono in mo-

do che non potesse gridare e lo condussero sui monti

sopra Larnat.

Qui giunti, gli domandarono se era vero che voleva cat-

turare quei perfetti. Lui l’ammise. Allora Filippo e Pietro

lo precipitarono immediatamente da grande altezza in

fondo ad un baratro o un antro, cosìcché non lo si rivi-

de più.

 

All’inizio del XIV secolo, i perfetti sarebbero stati gli

istigatori, con parole velate, di tali misure estreme:

 

Se avete il sospetto che un credente sia un falso (fratello)

e vi denunci oppure se un cattolico vi perseguita, un cre-

dente lo riveli a monsignore (cioè il perfetto). Egli radu-

nerà quanti più è possibile di credenti dei quali si fida e

dice loro: ‘Ecco qua! fra di noi c’è un falso fratello, ve-

diamo che cosa sapete fare’.

 

Belibasta arriva al punto di fornire un’autorità scrit-

turistica a sostegno di tali assassini:

 

Il figlio di Dio ha detto che bisogna estirpare l’erba

cattiva dal campo, e che se i cattivi rovi arrivano al-

la porta di casa bisognavatagliarli e bruciarli.

L’erba cattiva e i rovi sono i cattivi e falsi credenti

che vogliono denunciare i ‘bonshommes’ e i buoni

credenti e distruggere la Chiesa di Dio.

Bisogna estirparli e tagliarli, il che significa che bi-

sogna eliminarli con ogni mezzo, col veleno, col pu-

gnale, oppure gettarli in un precipizio, o in qualche

altra maniera.

 

Non si può trarre una regola generale da notizie come

queste, poiché va tenuto conto della situazione e dell’-

epoca in cui si collocano, e la deposizione (di uno spio-

ne, in particolare) non va esente da sospetto.

Sembra da escludere che un perfetto possa aver dato

direttammente l’ordine o il consiglio di uccidere.

Ma non è neanche da escludere il ricorso ad espressio-

ni ambigue, che d’altronde corrispondono esattamente

alla formula della cessione al braccio secolare da parte

della Chiesa cattolica. 

 

 

 

 

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LA GNOSI (chi ha scritto la storia?) (10)

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la gnosi 9

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la gnosi 10

 

 

 

 

 

…Come si devono interpretare questi strani (libri) detti di

Tommaso?

Che cosa vogliono dire?

E da dove vengono?

Partiamo dalla loro provenienza. Poiché così tanti detti ….

(rime….e metafore…) sono simili a quelli dei Vangeli neo-

testamentari, ci sono sempre stati studiosi che hanno affer-

mato che ‘Tommaso’ usò i Vangeli del Nuovo Testamento

come fonte modificandone i detti a aggiungendo alcuni

suoi.

Per spiegare più a fondo questa posizione, devo fare una

piccola disgressione. I paralleli più stretti con i detti di Tom-

maso si trovano in Matteo, Marco e Luca, i tre Vangeli che

normalmente vengono chiamati ‘sinottici’ perché hanno in

comune tanti episodi e detti da poter essere messi su colon-

ne parallele e paragonati tra loro nel dettaglio.

 

la gnosi 10

 

Molto prima che venisse scoperto il ‘Vangelo di Tommaso’,

gli studiosi si chiesero perché i sinottici si somiglino tanto,

perché spesso narrino esattamente le stesse storie, nello stes-

so ordine, a volte uguali parola per parola, e perché invece

altre volte differiscono per gli episodi narrati, l’ordine e l’-

espressione.

La soluzione cui si giunse alla fine per la ‘questione sinotti-

ca’, tuttora condivisa dalla maggior parte dei ricercatori, è

che Matteo e Luca abbiano usato Marco come fonte per mol-

te loro storie.

 

la gnosi 10

 

Matteo e Luca hanno molti passi aggiuntivi quasi intera-

mente costituiti da detti che non si trovano in Marco, che

perciò non può essere stata la loro fonte per questi passi.

Ma allora Matteo e Luca da dove li hanno presi?

E’ nata così la teoria per cui Matteo e Luca presero questi

brani, fatti per lo più di detti (frammenti), da un’altra fon-

te a lungo perduta, e gli studiosi tedeschi che partorirono

questa idea decisero di chiamare quest’altra fonte ‘Quelle’

(in tedesco, per l’appunto, ‘fonte’), spesso abbreviata sem-

plicemente in Q.

Dunque, Q fornì il materiale che si trova in Matteo e Luca

ma non in Marco. Si ammette di solito che Q fosse un vero

documento scritto in greco che circolava nella chiesa delle

origini e che riportava almeno due episodi su Gesù, oltre

a molti insegnamenti, tra cui il Padrenostro, le beatitudi-

ni e altri detti celebri.

 

la gnosi 10

 

Nel XIX secolo una delle principali obiezioni all’esistenza

di questo ipotetico Vangelo Q era la difficoltà di immagi-

nare che un cristiano avesse scritto un Vangelo che conte-

nesse quasi esclusivamente detti di Gesù.

Si sottolineava soprattutto che in nessuno degli episodi

di Q (cioè in nessuno dei passi presenti in Matteo e Luca

ma non in Marco) ci sia la narrazione della morte e resur-

rezione di Gesù.

Come poté un cristiano antico – si chiedevano gli studiosi

scettici – scrivere un Vangelo incentrato sui detti di Gesù

senza enfatizzare la sua morte e resurrezione?

Perché questo interessa ai Vangeli: la morte di Gesù per

i peccati del mondo e la sua resurrezione, prova della di-

vinità della sua persona e della sua missione.

Questo rimase un argomento diffuso contro l’esistenza di

Q, finché non venne scoperto il ‘Vangelo di Tommaso’: ec-

co un Vangelo fatto di 121 detti di Gesù senza alcuna nar-

razione della sua morte e resurrezione.

 

la gnosi 10

 

E c’era di più: si trattava di un Vangelo sì interessato alla

salvezza, ma che per essa non stimava importanti la mor-

te e la resurrezione di Cristo perché la riteneva raggiungi-

bile con altri mezzi.

La salvezza con altri mezzi?

E quali?

La corretta interpretazione dei detti segreti di Gesù.

Nessuno pensa che Tommaso rappresenti la fonte Q per-

duta per tanti secoli: molti dei detti di Q non sono in Tom-

maso, e alcuni di quelli di Tommaso non sono in Q.

Ma potrebbero esserci stati testi simili con idee teologiche

analoghe, e forse anche l’autore di Q credeva che i detti di

Gesù fossero la chiave per stabilire il giusto rapporto con

Dio….

... Se così fosse, perdendo Q abbiamo perso un’importante

voce dissonante nel primissimo periodo del primissimo ….

Cristianesimo. Molti studiosi datano Q all’anno 50 dell’era

volgare, prima della stesura dei Vangeli sinottici (il Van-

gelo di Marco venne scritto 10-15 anni dopo e Matteo e Lu-

ca 10-15 anni dopo di questo) e contemporaneamente a

Paolo. Ovviamente Paolo indicava la morte e la resurrezio-

ne di Gesù come via di salvezza (…il sacrificio…).

E l’autore di Q?

 

la gnosi 10

 

Forse indicava come via di salvezza i detti di Gesù?

Molte persone ancora oggi hanno problemi ad accettare

una credenza letterale della resurrezione di Gesù o l’inter-

pretazione tradizionale della sua morte come espiazione

(..il mito…), eppure si definiscono cristiani perché cercano

di seguire gli insegnamenti di Gesù.

Forse alcuni dei primi cristiani sarebbero stati d’accordo

con loro, e forse l’autore di Q era uno di questi.

Se fosse così, le sue idee andarono perdute e il testo venne

sepolto; in parte venne sepolto nei successivi Vangeli di

Matteo e Luca, che trasformarono e quindi negarono il

messaggio di Q inglobandolo in una narrazione (ortodos-

sa secondo un mito ripetuto nella memoria….) sulla mor-

te e sulla resurrezione di Gesù.

Avremmo così un’altra forma di Cristianesimo che andò

perduta finché non venne riscoperto in età moderna….

 (B. Ehrman, I Cristianesimi perduti)

 

 

 

 

 

la gnosi 10

 

LA GNOSI (chi ha scritto la storia?) (9)

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la gnosi 8

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la gnosi 10

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la gnosi 9

 

 

 

 

 

La scoperta causale di questa raccolta di documenti cristiani

antichi, effettuata nel 1945 in una zona remota dell’Alto Egit-

to, è una storia affascinante di casualità, inettitudine, segretez-

za, ignoranza, acume filologico, omicidio e vendetta cruenta.

Anche ora, dopo che gli studiosi hanno passato anni interi a

cercare di ricostruirla per intero, dei dettagli del ritrovamento

rimangono frammenti.

Sappiamo che la scoperta avvenne nel 1945, circa un anno e

mezzo prima di quella dei Rotoli del Mar Morto, a centinaia

di chilometri di distanza dal deserto della Giudea.

Sette braccianti beduini stavano scavando per trovare il ‘sa-

bakh’, un fertilizzante ricco di nitrato, vicino a un dirupo

chiamato Jabal-al-Tarif, lungo il Nilo, nell’Alto Egitto.

Il fertilizzante era usato per le coltivazioni da loro tenute

vicino al loro piccolo villaggio di al-Qasr, sulla sponda op-

posta del fiume rispetto al paese più grande della zona, Nag-

Hammadi, circa 5 chilometri a sud del Cairo e 60 chilometri

a nord di Luxor e della Valle dei Re.

 

la gnosi 9

 

Che cos’è questa raccolta?

Per rispondere in breve, è la più importante raccolta di scrit-

ti cristiani perduti scoperta in epoca moderna.

Include diversi Vangeli su Gesù mai visti prima da alcuno stu-

dioso occidentale, libri noti nell’antichità ma perduti per qua-

si 1.500 anni.

Il tesoro conteneva 12 volumi rilegati in cuoio, con pagine di un

tredicesimo volume tolte dalla rilegatura originale (ora perduta)

e infilate nella copertina di un altro; le pagine sono di papiro.

I libri in sé sono antologie, collezioni di testi compilati e poi ri-

legati insieme.

 

la gnosi 9

 

Nel complesso questi volumi hanno conservato 52 trattati, ma

sei sono doppioni, cosicché abbiamo un totale di 46 documenti.

Tra questi ci sono Vangeli di personaggi come Filippo, il disce-

polo di Gesù, rivelazioni segrete comunicate al suo discepolo

Giovanni e un altra comunicata a Giacomo; ci sono poi specu-

lazioni mistiche sull’inizio del Regno di Dio e sulla creazione

del mondo, riflessioni metafisiche sul significato dell’esistenza

e sulle gioie della salvezza; ci sono esposizioni di importanti

dottrine e attacchi polemici ad altri cristiani per le loro idee

devianti ed eretiche, soprattutto a cristiani che chiameremmo

proto-ortodossi.

 

la gnosi 9

 

I documenti sono scritti in copto antico, ma ci sono validi mo-

tivi per pensare che vennero originariamente composti in gre-

co.

Per alcuni libri non c’è dubbio: tra i testi, per esempio, c’è un

piccolo estratto dalla ‘Repubblica’ di Platone; per altre opere,

tra cui il ‘Vangelo di Tommaso’, abbiamo frammenti greci che

risalgono a un periodo molto anteriore.

Per alcuni testi i linguisti sono in grado di stabilire che il cop-

to è un copto ‘da traduzione’ piuttosto che…. ‘da composizio-

ne originale’ (in pratica tradotti da qualche fonte….).

I libri rilegati in cuoio, vennero prodotti nella seconda metà

del IV secolo. Lo sappiamo perché i dorsi delle rilegature ven-

nero rinforzati con carta straccia, e alcuni dei fogli utilizzati

contenevano ricevute datate al 341, al 346 e al 348; perciò il

libro deve essere stato confezionato qualche anno dopo il

348.

 

la gnosi 9

 

Ovviamente la data dei libri non è la stessa delle opere in essi

contenute, proprio come la Bibbia che ho sulla scrivania, che

è stata stampata nel 1998 ma contiene opere scritte circa 1900

anni fa.

Lo stesso accade con i testi di Nag-Hammadi, che vennero

scritti molto prima della fine del IV secolo, quando vennero

prodotti i volumi.

I Frammenti greci del ‘Vangelo di Tommaso’ cui ho fatto cen-

no risalgono al II secolo.

Quando vennero composte queste opere?

Ovviamente le date e i luoghi di composizione variano; ma

la maggior parte dei testi sembra essere già esistita al più tar-

di nel II secolo d.C..

Gli studiosi si sono immersi in accesi dibattiti sulle date di al-

cuni di questi libri, discutendo soprattutto se fossero già stati

composti nel I secolo, prima dei libri nel Nuovo Testamento;

ma il più feroce di questi dibattiti è probabilmente quello sul

‘Vangelo di Tommaso’.

 

la gnosi 9

 

Non sappiamo esattamente chi scrisse questi libri o perché

finirono nascosti sotto il dirupo di Jabar-al-Tarif, appena so-

pra l’ansa del Nilo, a nord di Luxor.

Probabilmente non è un caso che a neanche cinque chilome-

tri di distanza sorga un monastero cristiano fondato dal ce-

lebre monaco san Pacomio nel IV secolo: gli studiosi sono in-

clini a pensare che questi libri possano provenire dalla biblio-

teca del monastero, opinione corroborata dal contenuto del-

la carta riutilizzata per rinforzare le rilegature.

…….. Ma perché i monaci possedevano questi libri?

Nell’anno 367 il potente vescovo di Alessandria, Atanasio,

scrisse una lettera a tutte le chiese dell’Egitto sottoposte alla

sua giurisdizione in cui delineava con precisione i confini

delle Sacre Scritture.

Questa fu la prima occasione in cui qualcuno a noi noto ab-

bia indicato che i 27 libri che oggi formano il nostro canone

del Nuovo Testamento, e solo quelli, dovevano essere ritenu-

ti Sacre Scritture. Inoltre Atanasio sottolineò che gli altri libri

‘eretici’ non dovevano essere letti.

 

la gnosi 9

 

E’ possibile che alcuni monaci del monastero di Pacomio vi-

cino a Nag-Hammadi abbiano sentito una certa pressione

dall’alto e abbiano ripulito la loro biblioteca per conformarsi

ai dettami del potente vescovo di Alessandria; ma se è così,

perché scelsero di nascondere i libri invece di bruciarli?

Forse quelli che nascosero i libri nell’orcio di terracotta nel

deserto erano molto affezionati a questi testi e decisero di ce-

larli in un posto sicuro fino al momento in cui sarebbe cam-

biata l’ondata delle preferenze scritturali e quei testi avreb-

bero potuto essere recuperati per la loro biblioteca di testi…

sacri……

(certamente questa fu la prassi adottata prima durante e …

dopo questi importanti documenti storici….)

(prosegue)

 

 

 

 

la gnosi 9

 

LA GNOSI (quali e donde i mali) (8)

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la gnosi 7

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la gnosi (9) &

gli occhi di Atget &

Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

Da:

i miei libri &

 

 

 

 

Il Primo Dio, che è incorporeo immobile

e indivisibile e che non è in alcuna cosa

legato non ha bisogno – come è stato det-

to – di nessuna delle cose esterne. 

Non ne ha bisogno neppure l’Anima del

mondo, che ha per natura triplice dimen-

sione e la facoltà di muoversi da se stessa

e che naturalmente si propone di muover-

si con bellezza e con ordine e di muovere

il corpo del mondo……

…..Ad ogni modo, coloro cui la vita si roto-

la nel mondo esteriore noi li lasciamo, una

volta che hanno commesso empietà contro

se stessi, andare là dove sono trascinati…..

(Plotino)

 

 

 

 

Con ciò – dunque solo nel contesto di questa specu-

lazione sistematica e nell’inversione del suo orienta-

mento di pensiero rispetto a quella platonica – il so-

fisma scompare nell’argomento della somoglianza:

l’inferiore non ha falsificato il superiore, proclama

Plotino contro i suoi avversari, solo indebolito; in

esso è custodito e rappresentato il superiore in mi-

sura maggiore di quanto voi affermiate; il fatto che

la distanza tra i due ambiti sia ampia è evidente, 

ma proprio per questo non dovete pretendere trop-

po da esso e se abbandonate il vostro punto di vista

intransigente, dovete, per lo stesso principio di gra-

dazione, concedere anche all’inferiore la sua relati-

va positività accanto alla negatività.

Si presuppone qui soltanto che la gradazione av-

venga nel senso della riduzione e non del perver-

timento della prosecuzione e non dell’opposizio-

ne: questa è, in effetti, una differenza fondamen-

tale rispetto alla gnosi classica.

Se leggiamo ancora una volta quelle parole prima

citate – ‘Quale immagine del mondo superiore sa-

rebbe più bella se non il nostro cosmo…’ – allora

concederemo certo a Plotino che la sua lode del

cosmo non è inferiore per risolutezza ad alcun mo-

dello greco; ma il suo sfondo metafisico è tutt’al-

tro e ciò che sostiene il cosmo così fondato, con-

ducendo oltre l’intelligibile nell’amorfo è la meta-

fisica graduata gnostica.

(H. Jonas)

 

 

 

 

 

la gnosi 8

 

LA GNOSI (quali e donde i mali) (7)

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la gnosi 6

Prosegue in:

la gnosi (8)

 

 

 

.…Quei che van ricercando donde siano venuti i mali,

sia negli esseri sia in una specie particolare di esseri,

darebbero un conveniente punto di partenza alla loro

ricerca, se ponessero precedentemente come base la

questione: ‘Che cosa è il male?’ ‘Quale è la (vera) ….

natura del male?’. (Plotino)

 

 

 

 

“Quale altro fuoco più del nostro potrebbe essere

migliore immagine del fuoco intelligibile?

E c’è un’altra terra superiore alla nostra, dopo

quella intelligibile?

C’è una sfera più perfetta e un movimento più re-

golare, dopo l’intima organicità del mondo intel-

ligibile?

C’è un altro sole superiore al sole visibile, al di là

del Sole intelligibile?”. (Plotino)

 

Si gusti il contenuto di quest’argomento.

Da un punto di vista, in una certa misura autenti-

camente platonico, ciò sarebbe un semplice sofi-

sma, poco degno di Plotino:

dopo aver, in un primo momento, posto in sé, nel

pensiero, un estratto del fenomeno mondano stesso,

ossia ciò che in esso è articolabile concettualmente,

si elabora un argomento che parte dal grado di so-

miglianza del mondo con un ‘eidos’ da ‘esso stesso’

ricavato.

Invece di essere il mondo a mostrare l’idea, median-

te il suo contenuto contemplato di per sé, è il confron-

to con un’idea già posta a dover segnalare la fedeltà

rappresentativa del mondo.

Ma la situazione è proprio quella per cui, in questo

contesto, non è più l’elemento intelligibile a necessi-

tare di dimostrazione – esso si fonda in un altro mo-

do, a partire dall’altro -, bensì il diritto dell’ente im-

mediatamente presente il cui valore può essere an-

cora concesso grazie a una dinamica devolutiva.

Non è più l’analisi del mondo a liberare l’idea e a

consentirne la distinzione dal sostrato in cui appa-

re, ma il mondo intelligibile posto in se stesso può,

nel caso, riconoscere come legittimo il suo riflesso

in quello sensibile (mentre gli gnostici, dal medesi-

mo presupposto, affermano l’illegittimità di tale

passaggio), concedendo così a quest’ultimo, a par-

tire da sé, un diritto (che gli gnostici, dal medesimo

presupposto, gli contestano).

Ciò può, però, essere ricavato solo proseguendo la

deduzione secondo la sua stessa successione inter-

na, diretta verso il basso e ottenendo ciò che da que-

st’ultimo epifenomeno dell’essere è ovvio da atten-

dersi, ma che sarebbe di per sé una pretesa eccessi-

va.

Se solo nella conformità a certi criteri si accetta la

sua collocazione  all’interno dell’ordinamento gra-

duato, allora anche la ‘somiglianza’ dell’immagine

– toutes proportion gardées – diventa appellabile

contro l’intolleranza dell’estremismo, ma a partire

dal presupposto comune dello schema ontologico

graduato, ossia proprio dalla dissomiglianza.

(prosegue…)

(H. Jonas)

 

 

 

 

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LA GNOSI (6)

Precedente capitolo:

la gnosi 5

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la gnosi (7) &

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Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

Da:

i miei libri

 

 

la gnosi 6

 

 

 

 

 

E’ precisamente la natura genuina, ossia inderivata,

di tale sostanza che sfida ogni tentativo di derivazio-

ne che voglia andare al di là della scorza esterna di

espressione.

Quanto all’idea di ‘conoscenza’, questa grande paro-

la d’ordine del movimento, bisogna sottolineare che

la sua oggettivazione in sistemi articolati di pensiero

riguardo a Dio e all’universo fu una produzione auto-

noma di quella sostanza, piuttosto che la sua subor-

dinazione ad uno schema di ‘theoria’ preso a prestito.

La combinazione del concetto pratico, salvifico di

conoscenza con la sua rappresentazione teoretica in

sistemi di pensiero quasi razionali – la razionalizza-

zione del soprannaturale – fu tipica della forma più

alta di gnosticismo e fece nascere un genere di specu-

lazione precedentemente sconosciuto, ma che non

sarebbe mai più scomparso dal pensiero religioso.

Tuttavia la mezza verità di Harnack riflette un fat-

to integrante del destino della nuova sapienza orien-

tale quasi quanto lo fu la sostanza originale: il fatto

chiamato da Spengler ‘pseudomorfismo’.

Questo avviene quando una sostanza cristallina di-

versa occupi la cavità lasciata in uno strato geologi-

co da cristalli che si sono disintegrati, essa è costret-

ta dallo stampo a prendere una forma cristallina

che non le è propria e senza analisi chimica l’osser-

vatore sarebbe portato a considerarla come un cri-

stallo del tipo originale.

Tale formazione è chiamata in mineralogia una …..

‘pseudomorfosi’.

Con l’intuizione ispirata che lo distinse e appassio-

nato come fu in questo campo, Spengler vide una

situazione analoga nel periodo che stiamo conside-

rando e ne dedusse che il riconoscimento di essa

doveva guidare nella comprensione di tutte le sue

affermazioni.

Secondo lui, il pensiero greco che si disintegrava è

il vecchio cristallo dell’esempio, il pensiero orienta-

le la nuova sostanza costretta nel suo stampo.

Lasciando da parte la più (e doverosa se non altro

corretta interpretazione-cronologica) nella quale

Spengler situa la sua osservazione, egli ha dato un

brillante contributo alla diagnosi di una situazio-

ne storica, che se adoperato con discernimento, può

essere grandemente di aiuto per la nostra compren-

sione.

(H. Jonas)

 

 

 

 

la gnosi 6

 

LA GNOSI (5)

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la gnosi 4

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la gnosi (6) &

gli occhi di Atget &

Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

Da:

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la gnosi 5

 

 

 

 

 

Le reali aspirazioni teoretiche che traspiravano nella

forma più elevata di speculazione gnostica e che con-

fermavano, a quel che sembrava, la testimonianza dei

Padri della Chiesa primitiva, portarono Adolf von Har-

nack alla sua famosa definizione che lo gnosticismo

in questa (e nella sua) forma superiore era ‘l’acuta el-

lenizzazione del cristianesimo’, mentre la minore e più

misurata evoluzione della teologia ortodossa era con-

siderata come la sua ‘ellenizzazione cronica’.

L’analogia presa dalla medicina non voleva definire

come una malattia l’ellenizzazione delle forze sane

in quanto tale; ma la fase ‘acuta’ che aveva provocato

la  reazione delle forze sane nell’organismo della Chie-

sa venne intesa come l’anticipazione affrettata e per-

ciò dirompente dello stesso processo che nella sua for-

ma più prudente e meno spettacolare aveva condotto

all’incorporazione di quegli aspetti dell’eredità greca

che potevano essere di grande beneficio per il pensie-

ro cristiano.

Per quanto persipicace possa essere questa diagnosi,

come definizione dello gnosticismo non è precisa in

entrambi i termini che costituiscono la formula, ‘elle-

nizzazione’ e ‘cristianesimo’.

Essa considera lo gnosticismo come un fenomeno e-

sclusivamente ‘cristiano’, mentre le ricerche posterio-

ri hanno stabilito una sua maggiore ampiezza; inol-

tre apre la via all’apparenza ellenica della concettu-

azione gnostica e del concetto di ‘gnosis’ stessa, che

in realtà maschera solo superficialmente una sostan-

za spirituale eterogenea.

(H. Jonas)

 

 

 

 

 

la gnosi 5

 

LA GNOSI (4)

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la gnosi 3

Prosegue in:

la gnosi (5) &

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Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

Da:

i miei libri  

 

 

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La gnosi adattando il cristianesimo alla propria mentali-

tà e ai propri schemi, lo elabora al di fuori di qualsiasi

prospettiva cosmologica e storica o, più esattamente, in

contrasto con simili prospettive.

In rivolta contro il mondo che essa reputa l’opera aborti-

ta o malvagia di un Demiurgo inferiore o di un Dio Mal-

vagio, in rivolta contro il tempo in cui si svolge la storia

di questo mondo e si manifesta l’azione difettosa o male-

fica di questo Creatore e che per l’uomo è decadimento,

asservimento al male e alla sofferenza, la Gnosi concepi-

sce il tempo come uno ‘pseudos’ una menzogna e un luo-

go di menzogna, e la Salvezza come una liberazione fuo-

ri dal mondo e del tempo procurata dalla rivelazione di

un Dio assolutamente Buono e Ignoto, estraneo al mondo

e alla storia dei quali è irresponsabile, un Dio che sfugge

a qualsiasi conoscenza derivata dallo spettacolo del mon-

do o dal corso naturale delle cose e della storia.

 

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La rivelazione, gli interventi di questo Dio trascendente

avvengono controcorrente rispetto alla storia: essi non

sono né preparati né annunciati prima; sono colpi di sce-

na istantanei, improvvisi, che ne spezzano il corso; lun-

gi dal portare a compimento il passato, lo negano denun-

ciandone la falsità.

Il Nuovo Testamento, messaggio del Dio Buono e novità

assoluta, contraddice radicalmente il Vecchio, espressio-

ne del Creatore malvagio e tirannico; Gesù, indipenden-

temente da ogni profezia, appare bruscamente nell’anno

quindicesimo del regno di Tiberio.

E tale apparizione non è inserimento dell’eterno nel tem-

porale per il docetismo gnostico.

L’eone Cristo o il Salvatore non assume realmente una

carne umana; il suo corpo, i suoi atti, la sua Passione non

sono che apparenze o simboli.

Il tempo rimane un tempo spezzato, inorganico, e per-

tanto di carattere mitico, e la storia, anche quella di Gesù,

non ha in sé alcun significato divino.

Si potrebbe inoltre mostrare come per lo gnostico la sal-

vezza consista nel recupero di uno stato atemporale, sul

quale il tempo non ha presa, affrancato da ogni condizio-

namento tanto nel passato quanto nel futuro: è un atto di

conoscenza di ‘gnosi’, una illuminazione interiore che ri-

vela e fa riconoscere e ritrovare ….lo ‘spirito’, il suo vero

io, il suo essere eterno, la sua condizione ontologica, dei

quali il suo decadimento nel tempo può avergli fatto

smarrire provvisoriamente il ricordo e la coscienza, ma

che esso è incapace di annullare e che una volta riacqui-

sita non può essere perduta, qualunque cosa faccia …..

il Perfetto.

 

 

 

 

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LA GNOSI (3)

Precedente capitolo:

la gnosi 2

Prosegue in:

la gnosi (4) &

gli occhi di Atget &

Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

 

 

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La tesi fondamentale della Nuova Gnosi è quella di tutte le

Gnosi.

Il mondo è dominato dallo Spirito, fatto dallo Spirito, o da

Spiriti delegati.

Lo Spirito trova una resistenza, una opposizione: la Materia.

L’uomo, per mezzo della scienza superiore, traslata o spiri-

tualizzata, può accedere allo Spirito cosmico e, se è saggio

e nello stesso tempo intelligente, trovarvi la Salvezza.

Cos’è lo spirito?

E’ una coscienza.

Cos’è lo spirito?

E’ la Coscienza cosmica.

Che cos’è una coscienza?

E’ ogni dominio che si conosce, si ‘vede’ esso stesso nella sua

unità e nei suoi dettagli subordinati e che può dire virtual-

mente ‘io’ perché è presente a se stesso.

La Nuova Gnosi radicalizza la tesi gnostica.

Lo Spirito non trova la materia come opponente, esso la costi-

tuisce, ne è la stoffa, la sola essenza. La Materia, i corpi mate-

riali ne sono l’apparenza o il sottoprodotto per effetto di mol-

teplicità disordinata.

L’universo è fatto solo di forme coscienti di sé e di interazioni

di queste forme per informazione mutua. Perché la coscienza

è la forma e l’informazione, non a dritto ma a rovescio, come

struttura-oggetto in un’altra coscienza.

Nel suo insieme e nella sua unità, l’universo è cosciente di se

stesso. Esso è fatto di ‘cose’, di ‘corpi materiali’ e le sue ener-

gie sono ‘fisiche’.

Le sue informazioni non sono cieche, o lo sono solo nel loro

viaggio fra due ‘informati’. La coscienza per mezzo dell’os-

servazione degli esseri non attua un semplice ‘filtraggio’ con

perdita di informazioni oggettive – come un apparecchio te-

levisivo in bianco e nero che riceve una trasmissione a colo-

ri perde l’informazione sul colore.

La questione è molto più complessa.

Per definizione un ‘osservatore’ può osservare solo un ‘og-

getto’, laddove c’è in realtà una coscienza soggettiva.

Non si può, per definizione, osservare una coscienza.

La si può solo indovinare o parteciparvi (e molto spesso con

scarsissimi risultati anche e soprattutto quando convinti del

contrario).

Un fanciullo chiede:

– Dov’è Piero? Dimmi dov’è Piero?

Risponde spontaneamente aprendo tutta la bocca per mostra-

re il suo interiore e comunicare la calda impressione che egli

ha di un inesprimibile ‘di dentro’.

Ogni essere sente il suo interiore, il suo ‘dritto’ (che è il suo ‘ro-

vescio’ per altri esseri). Ma egli può osservare soltanto l’esterio-

re, la pelle, il rovescio degli altri.

Anch’egli osserva il suo rovescio si vede una parte del suo cor-

po con gli occhi sufficientemente mobili, o se si guarda in uno

specchio.

La conoscenza scientifica (e non) va al di là della ‘pelle’, essa

fa aprire largamente la bocca all’universo, come un dentista

al suo cliente, ma essa non trova mai il suo interiore, le sue

viscere se non sul modello dell’esteriore percepito.

Una sezione microscopica o macroscopica, è sempre un este-

riore, un rovescio.

Noi crediamo che le cose e gli esseri siano come noi li vedia-

mo, tutti rinchiusi nella loro epidermide, superficie esterio-

re o falsamente interiore che riflette la luce.

Di un uomo che conosciamo, noi sappiamo che ha un cor-

po con un rovescio, o meglio un dritto: la sua propria vita 

e la sua coscienza, poiché egli ce ne parla.

Anche un cane afferma l’esistenza del suo dritto, protestan-

do quando gli si pesta una zampa. Un albero mentre lo si

pota, l’erba che si falcia o un cristallo che si comprime non

protestano mai.

Così noi li consideriamo senza ‘dritto’ come se fossero ‘tut-

to corpo’. Milda, se anche il suo occhio e non solo la sua ma-

no, avesse trasformato in oro tutto ciò che percepiva, avreb-

be detto:

– Tutto è oro.

Il materialismo consiste nel credere che ‘tutto è oggetto’, ‘tutto

è esteriore’, ‘tutto è cosa’. Esso prende per oro colato il carat-

tere ‘superficiale’ della percezione visiva e della conoscenza

scientifica.

Prende per ‘dritto’ il ‘rovescio’ degli esseri.

Ciò che rende verosimile il materialismo è che la maggior

parte degli oggetti percepiti e conosciuti sono in effetti dei

falsi esseri, dei composti, delle combinazioni artificiali o

fortuite.

Una nuvola, un fiume, una casa, una macchina non hanno

evidentemente come tali, un ‘dritto’ cosciente. Le molecole

che li compongono, invece, poiché sussistono di per sé, con-

servano la loro forma e eventualmente la ricostituiscono.

Certamente esse hanno un ‘dritto’ che ne fa una realtà in-

dipendente dalla nostra visione e dai nostri sensi.

Gli enormi ammassi di materia delle stelle e delle nebulose

sono coscienza allo stato polverulento, una specie di neve

di coscienza fatta di miliardi di cristalli e resa visibile men-

tre i singoli cristalli (la coscienza) sono trasparenti.

 

 

 

 

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LA GNOSI

Prosegue in:

la gnosi (2) &

gli occhi di Atget &

Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

 

 

 

 

 

Lo gnosticismo è quella tradizione di pensiero soteriologico,

formatosi nei primi secoli dell’era cristiana, che ha attraver-

sato, riemergendo periodicamente simile a un fiume carsico,

il sottosuolo della civiltà occidentale.

Esso ha avuto un carattere così proteiforme da indurre un suo

critico a scrivere che lo gnosticismo, seguendo una semplice

‘regola di riproduzione’, ha sviluppato ‘tutte le possibilità lo-

giche contenute nelle sue sequenze, combinandole quasi sem-

pre in maniera originale’.

Il che gli ha permesso di essere al tempo stesso uno e moltepli-

ce, cioè sempre identico a se stesso pur nella varietà delle sue

manifestazioni dottrinarie.

In effetti, esiste un complesso di elementi tipici e fortemente

caratterizzanti che, correlati, formano la specifica e inconfon-

dibile ‘sindrome gnostica’.

 

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Lo gnosticismo, prima di essere una dottrina, è una disposizio-

ne d’animo esistenziale, coinvolgente tutta la vita, la condotta,

il destino, l’essere stesso dell’uomo nella sua integrità.

Lo gnosticismo è dominato da un vero e proprio ‘orrore dell’-

esistente’ che lo riempe di inquietudine, nausea ed angoscia.

Il mondo gli appare assurdo, insensato, mostruoso e radical-

mente estraneo alle sue più profonde esigenze psicologiche e

morali.

Egli perciò è nel mondo, ma non fa parte del mondo, nel qua-

le si sente abbandonato, perduto, impotente; in una parola:

alienato.

Il mondo è da lui vissuto come ‘radicalmente malvagio’, do-

minato da forze estranee e perverse. Di qui l’atteggiamento

di sospetto con il quale lo gnostico guarda a tutte le istitu-

zioni della società e a tutti i valori dominanti che la carat-

terizzano.

La dolorosa sensazione di essere in un mondo assurdo e

minaccioso porta lo gnostico a porsi insistentemente le do-

mande metafisiche fondamentali: Chi siamo?

Da dove veniamo?

Dove andiamo?

Egli si chiede con angoscia:

Qual’è la radice del male fisico, metafisico, e morale?

 

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Da dove scaturiscono gli orrori che infestano il mondo – l’in-

giustizia, la violenza, la morte, la solitudine, la sofferenza ecc.

– e che rendono avvilente la condizione umana?

Qual’è la matrice dell’alienazione che trasforma gli uomini in

allogeni all’impotenza e all’infelicità?

La condizione umana per lo gnostico non è solo intollerabile;

è anche anormale.

Egli è convinto che un accidente ha prodotto il rovesciamento

dell’ordine naturale delle cose dal quale è scaturito uno stato

di generale confusione, alterazione e corruzione.

Ciò lo induce a pensare che egli è la vittima provvisoria di una

catastrofe cosmico-storica:

la caduta che ha degradato il mondo e pervertito ogni cosa.

Si sente disperatamente infelice, ma sente altresì che il suo de-

stino è la felicità, la piena realizzazione della sua vocazione.

Per questo egli è dominato da una struggente nostalgia per un

mondo totalmente altro in cui non ha mai vissuto, ma dal qua-

le tuttavia si sente ingiustamente esiliato.

Per quanto grave sia la miseria materiale e morale dell’uomo 

– finitudine, impotenza, contingenza ecc. – lo gnostico crede

che il suo statuto ontologico sia modificabile ab imis; crede,

in altre parole, che esiste la possibilità di espungere tutte le

negatività che hanno pervertito il mondo e quindi di restau-

rare lo stato di perfezione e felicità che la caduta ha distrutto.

Il che lo porta a concepire la vita come una attesa permanen-

te di un rinnovamento radicale che è al tempo stesso una re-

surrezione e una restaurazione.

Il suo originario statuto ontologico, degradato dalla caduta,

può essere ristabilito, l’alienazione soppressa, la felicità pie-

namente conseguita. 

 

 

 

 

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