TERZO SOGNO: … e la portarono via…

Precedenti capitoli:

Gli impiegati

Della compagnia

Rubarono tutta la frutta dagli alberi.. ..

E la portarono via….

Prosegue in:

Quarto Sogno….

Da:

i miei libri

 

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Vivevano come ciechi in una vasta stanza, consci soltanto di quel

che veniva in contatto con loro, ma incapaci di una visione d’insie-

eme delle cose.

Il fiume, la foresta, tutta la grande terra palpitante di vita, erano co-

me un enorme vuoto.

Perfino la brillante luce del sole non svelava nulla d’intelligibile.

Le cose apparivano e sparivano davanti ai loro occhi in modo scon-

nesso e senza scopo.

Il fiume pareva venire dal nulla e fluire verso il nulla….

Scorreva attraverso un vuoto…..

Da quel vuoto, a volte, uscivano canoe, e uomini con lance in ma-

no gremivano improvvisamente il piazzale della stazione…..

Erano nudi, d’un nero lucido, adorni di conchiglie candide e di fi-

lo di ottone splendente, le membra perfette…

Quando parlavano emettevano uno sgraziato balbettio, si muove-

vano con fare sostenuto e mandavano occhiate rapide e selvagge

dagli occhi irrequieti e stupiti…..

Quei guerrieri si accovacciavano in lunghe file, quattro o più, da-

vanti alla veranda, mentre i loro capi stavano delle ore a contrat-

tare con Makola una zanna d’elefante…..

Kayerts dalla sua sedia osservava le trattative senza capir nulla…

Li fissava con i suoi rotondi occhi azzurri e gridava a Carlier:

– Ehi, guardi, guardi quel tale laggiù e quell’altro a sinistra!

Ha mai visto una faccia simile? Oh, che bestione ridicolo!

Carlier, fumando tabacco locale in una corta pipa di legno, si da-

va delle arie arricciandosi i baffi, e, esaminando i guerrieri con in-

dulgenza altezzosa, diceva:

– Belle bestie! Hanno portato qualche osso?

… Ma, forse potrei mandargli la mia Sara…, lei saprebbe come

ragionarci e prenderli questi energumeni……

(J. Conrad, Un avamposto del progresso)  

 

 

 

 

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Commenti…. senza commenti

 

 

… Negli ultimi anni, i mercati del carbonio si sono spostati dal regno

della teoria a quello della realtà, grazie in particolare al Protocollo

di Kyoto, che ha fatto seguito alla Convenzione quadro sul cambia-

mento climatico dell’ONU.

Secondo questo patto, 38 paesi industrializzati dovranno, tra il 2008 e

il 2012, ridurre le proprie emissioni di gas serra media mente del 5,2%

rispetto al livello del 1990. L’impegno è diventato vincolante all’inizio del

2005, dopo che è stato ratificato dal necessario numero di nazioni; a

ottobre 2007, oltre l’Unione europea, avevano aderito al Protocollo 174

paesi.

Le riduzioni di emissioni previste dagli accordi internazionali di Kyoto

sono solo una piccola parte di quanto gli scienziati ritengono neces-

sario per limitare l’aumento della temperatura media mondiale entro i

2° C e per evitare che il sistema climatico Terra si modifichi in modo

potenzialmente catastrofico.

Lo spunto per un mercato del carbonio deriva da un esperimento ri-

volto alla commercializzazione di crediti di biossido di zolfo e di pro-

tossido di azoto e mirato ad affrontare il problema delle piogge aci-

de.

Il Clean Development Mechanism (Cdm): consente ai paesi vinco-

lati di far fronte al proprio impegno realizzando progetti per la ridu-

zione delle emissioni nelle nazioni in via di sviluppo che aderisco-

no al Protocollo ma non sono attualmente tenute a ri spettare limi-

ti di emissione; la Joint Implementation (Ji): consente ai paesi vin-

colati di raggiungere i loro obiettivi investendo in progetti che ab-

battono le emissioni di altre nazioni partecipanti; l’Emissions

Trading (Et): autorizza lo scambio tra paesi membri di quote dei

propri obiettivi nazionali….

 

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….. Guardiamo alla realtà specifica di uno di questi progetti:

 

Sebbene il 94% della popolazione congolese non sia raggiunta dalla

rete elettrica, come al solito gli interessi economici delle lobby politi-

che locali si combinano con quelle degli investitori internazionali, del

bisogno di energia del c.d. mondo sviluppato, del bisogno di acquisi-

re certificati di sviluppo pulito (secondo quanto previsto da CDM, os-

sia il Clean Development Mechanism previsto dal Protocollo di kyoto)

per compensare l’eccesso di produzione di anidride carbonica da par-

te degli stati che aderiscono a Kyoto.

Il meccanismo previsto dal Protocollo consente infatti agli stati virtuo-

si che rispettano i loro limiti di emissioni di CO2 di vendere tali crediti

agli stati che invece non rispettano i loro. Così, gli stati maggiormente

inquinanti, guarda caso quelli più ricchi, hanno gioco facile: acquista-

no crediti, e virtualmente rispettano Kyoto. Nel caso di Grand Inga, tut-

tavia, non solo il progetto idroelettrico si presta all’innesto di questo ge-

nere di commercio, ma fa pensare che l’energia prodotta verrà inca-

nalata in reti che la porteranno dritto dritto in Europa.

Un po’ beffardamente per le popolazioni locali. Una rete di 3.500 Km

porterà l’energia elettrica in Sudafrica, una verso la Nigeria. Un’altra,

con i suoi 5.600 Km giungerà fino all’Egitto. Da qui ai paesi del Medi-

terraneo

il passo è breve.

 

IMPATTI:

 

Nel febbraio 2008 è stato portato a termine lo

studio di prefattibilità di Inga 3, la diga che dovrebbe entrare in moto en-

tro il 2018 e destinata a diventare la pietra miliare di Grand Inga. Ad in-

crociare le dita e pregare perché si verifichi un improbabile ripensamen-

to non ci sono solamente le centinaia di tribù e popolazioni che si ve-

drebbero strappare ettari ed ettari di foresta (non solo quella che ospite-

rà le centrali idroelettriche ma anche quella che lascerà il posto alle nume-

rose linee di trasmissione che distribuiranno l’energia), ma anche una flo-

ra ed una fauna unica. Non serve decantare il pregio ambientale di una

delle foreste più incontaminate del Pianeta (non esattamente così negli

ultimi anni) e patrimonio mondiale di biodiversità, nessuno fatica ad im-

maginarsi quanto possa valere la foresta del Congo.

E come questa le altre foreste africane. Secondo le stesse linee guida

della Banca Mondiale il progetto di Grand Inga, come ogni altro, dovreb-

be prevedere l’informazione delle popolazioni locali sulle implicazioni

connesse alle costruzioni.

Sono perfino previste compensazioni pecuniarie per le tribù che vivono

del sostentamento che traggono dalla foresta. Il consenso informato è

addirittura un obbligo previsto dal diritto internazionale quando a repen-

taglio viene messa la sopravvivenza di tribù come quelle dei Pigmei.

Oltre a loro, indifesi quanto e più di loro ci sono gli animali. Tanto più che

in diverse foreste del Congo vivono specie rare come l’elefante della fo-

resta, il pavone congolese, l’antilope bongo, l’okapi, il bufalo della fore-

sta.

Difficile che non vengano spaventati dai lavori di costruzione e dalle for-

ze della sicurezza privata che vigileranno sui progetti. Grand Inga, pro-

babilmente si farà. E’ gia stata pensata, e la macchina dell’interesse

(non certo pubblico) è sempre difficile da fermare.

 

 

 

 

 

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TERZO SOGNO: … e la portarono via…ultima modifica: 2014-09-10T00:00:33+02:00da giuliano106
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